Armi - Yuki no Senshi Dōjō

Le armi Giapponesi e Cinesi utilizzate nella nostra scuola

Sottolineamo che queste, non sono "le armi usate dai ninja", ma armi orientali utilizzate dai giapponesi e dai cinesi, praticate e studiate nella scuola di arti marziali Yuki no Senshi.

 

Shikoro しころ (Attrezzo Feudale Tradizionale)

Lo shikoro è una sega a doppio taglio di dimensioni grandi, medie e piccole. Quello grande veniva usato per tagliare siepi o aprire porte sprangate. Quello piccolo, nascosto nel bavero, serviva per liberarsi dalle corde una volta presi, o come attrezzo per evadere.
Nello spionaggio, si utilizzava per segare la parete o il soffitto in cui ci si nascondeva, per spiare.
Nel ninjutsu non si fa distinsione tra attrezzo o arma, e infatti, questo oggetto, divenne presto utilizzato anche come arma.

Kunai 苦無 (Pugnale a Diamante - Arma Leggendaria)

Il kunai dalla forma diamantata, non esisteva nel periodo feudale giapponese. Tale arma viene generata dalla fama della figura del ninja, che utilizzava armi da lancio di simile forma.

 

Shuriken手裏剣 ,手離剱 (Dardi da Lancio)

Lo Shuriken-jutsu 手裏剣術, è associato alla figura dei "ninja". Ma in realtà, molte koryū hanno in programma la pratica del lancio dei dardi metallici.

Essi sono suddivisibili in due categorie principali: i Bo Shuriken e gli Hira Shuriken. La prima è la più diffusa ed è costituita da proiettili di sezione quadrata, lunghi dai 12 ai 21 centimetri, pesanti dai 35 ai 150 grammi e somiglianti a grossi chiodi. L'altra comprende vari dardi a forma di croce jūjiken, 十字劔, o di stella con svariati numeri di punte, a volte più precisamente denominati shaken 車劔 (lame rotanti), scagliati manualmente imprimendo al proiettile un moto rotatorio.

L’ideogramma giapponese del termine shuriken include shu (mano) ri (lancio) e ken (lama), che compongono la parola che letteralmente significa (lama da lancio con mano). In principio i primi shuriken piatti erano di forma quadrata con gli angoli appuntiti, man mano nel tempo furono ideate forme e punte adatte al suo uso.

Considerato il fatto che non vi è stata una formalizzazione o una standardizzazione dello shuriken nelle varie scuole di arti marziali, come fu per la Katana, si assiste ad uno sviluppo dell’arma abbastanza frammentato con molteplici tipi di modelli di lame e scuole in tutto il Giappone. Un particolare tipo di Bo Shuriken è il cosiddetto Kogai 笄, il tradizionale bastoncino sottile appuntito, lavorato o non, lungo circa 20 cm con manico largo circa 1,5 cm. Queste piccole armi sono portate dai bushi uno su ciascun lato del fodero del tantō o wakizashi, attraverso due buchi nella tsuba. Il kogai era originariamente fatto in avorio o in argento decorati con disegni e incisioni; in genere servivano a uomini e donne come forcine ornamentali per fermare la tradizionale acconciatura dei capelli. Nella cultura storica giapponese vi sono particolari episodi che evidenziano una particolare maestria di eminenti personaggi di varie epoche nel lanciare oggetti acuminati o taglienti e grazie ai quali riuscivano in imprese degne di nota. Alcune ricerche porterebbero a vedere le armature dei soldati giapponesi come formate da alcune parti all’occorrenza trasformabili in shuriken e lanciate contro il nemico in battaglia qualora la situazione lo richiedesse.

La tecnica di lancio degli shuriken, si può dire che si distingue fondamentalmente in due metodi a seconda della forma Bo Shuriken o Hari Shuriken. Infatti per i primi a bastoncino diciamo, o a coltello, la tecnica usata è in genere dall’alto verso il basso: lo shuriken viene tenuto tra il polpastrello del pollice e la parte laterale della nocca dell’indice e viene lanciato con un movimento del braccio a catapulta (come nel lancio del coltello). La stessa tecnica si può usare effettuando il lancio dal basso verso l’alto: lo Shuriken si tiene tra il polpastrello del pollice e la nocca dell’indice, oppure tra la parte laterale del polpastrello del pollice ed il palmo della mano; il lancio scaturisce da un movimento tipo frusta che si completa con un movimento di polso simile.

L’altra tecnica di lancio degli Hari Shuriken prende spunto dal lancio di grosse monete che nel tempo furono rese affilate per una maggiore efficacia. La tecnica di lancio è simile ma la posizione differisce nel fatto che il tiro avviene su di un piano orizzontale, con il palmo rivolto all’addome del lanciatore. Alla fine del lancio il polso effettua un movimento a frusta imprimendo alla lama un momento di rotazione mentre è in volo verso il bersaglio. Un abile lanciatore riesce a far penetrare lo shuriken lanciato in un muro di argilla.

Tipi di Shuriken Tradizionali creati dai clan Iga e Koga:

Togakure Ryu Senban Togakure Ryu Senban
Araki Ryu Araki Ryu Gunyo Kogusoku
Chishin Ryu Boshuriken Enmei Ryu Tanto Gata
Hangetsu Shuriken Iga Ryu Daimatsuba
Iga Ryu Happo Shuriken 1 Iga Ryu Happo Shuriken 2
Iga Ryu Happo Shuriken 3 Iga Ryu Happo Shuriken 4
Iga Ryu Happo Shuriken 5 Iga Ryu Happo Shuriken Set
Iga Ryu Komatsuba Ikeda Ryu Yayuji
Ikkaku Ryu Boshuriken Juji Ken
Kobori Ryu Goho Gata Kobori Ryu Happo
Kobori Ryu Horin Gata Kobori Ryu Manji
Koga Ryu / Iga Ryu Shuriken Kobori Ryu Roppo Gata
Koga Ryu Tanto Gata Meifu Shinkage Ryu Bo Shuriken
Mitsubishi Shuriken Nagare Manji Shuriken
Nagare Manji Shuriken - Broad Roppo Gata Shuriken
Roppo Ken Sankou Shuriken
Shiho Shuriken Shirai Ryu Bo Shuriken H
Shirai Ryu Bo Shuriken R Takenouchi Ryu Bo Shuriken
Taisha Ryu Hakudo Kyu Shuriken Teppan
Tanba Ryu Boshuriken Tanto Gata
Tetsumari Yagyu Shinkage Ryu Juji
Togakure Ryu Bo Shuriken (Uchi Bari) Togakure Ryu Ita Ken
Tsutsumi Hozan Ryu Yagyu Shinkage Ryu Sankou
Yagyu Shinkage Ryu Sankou 2 Yagyu Shinkage Ryu Yayuji

 

Negishi 棒手裡劔 (Tipo di Shuriken - Arma da Lancio)

Il negishi fa parte della famiglia dei Bo Shuriken. Il loro spessore e peso li rende peculiari, e più efficaci all’impatto, ma meno veloci al lancio, infatti richiedono una forza maggiore. Il metodo di lancio è lo stesso di quello utilizzato per i Bo Shuriken.

Bō 棒 (Bastone Lungo - Arma di Legno)

Il bō è una delle armi più antiche e usate, poiché ideata proprio dal bastone, e usata sin dalle prime battaglie. In media è lungo circa 1,80 cm, è di forma rotonda con sezione biconica o anche cilindrica. Il materiale che viene usato per la loro creazione di solito è il legno di quercia rossa o bianca, ma vista la sua scarsa reperibilità, viene sostituito spesso con il faggio o con altri tipi di legno molto duri e flessibili. In principio veniva utilizzato anche il Bambù. Nonostante la sua semplice forma, il bō costituisce una delle armi più efficaci in battaglia, proprio per la sua versatilità.

Il bō standard è talvolta chiamato rokushakubo 六尺棒. Il nome è composto dalle parole giapponesi roku (ossia "sei"), shaku (un'unità di misura giapponese) e bō (cioè "bastone"). Quindi rokushakubō indica un'asta di legno lunga sei shaku (181.8 cm). Altri tipi di bō sono di diversi materiali, leggeri, pesanti, rigidi o flessibili, da un semplice pezzo di legno raccolto per strada ad armi ornamentali decorate artisticamente.

Hanbō 半棒 - 鞘 (Bastone Corto  - Arma di Legno)

L' Hanbō letteralmente "mezzo bastone", è un bastone da combattimento usato nelle arti marziali, che misura 90 centimetri di lunghezza, l'esatta metà del bō, come il nome suggerisce. L'arte marziale che si focalizza sull'utilizzo dell'hanbō è chiamata Hanbōjutsu 半棒術.

L’arte del bastone da combattimento, così viene chiamata anche, poiché il suo utilizzo venne ideato proprio dai guerrieri anziani che passeggiavano con un bastone da passeggio di 90 cm. Quando venivano aggrediti quel bastone era l’unica loro difesa e venne ideata proprio un’arte al fine di rendere la difesa con tale arma efficace. I guerrieri nascondevano anche una lama lunga sull’estremità del manico, passeggiando apparentemente innocui con un bastone in mano, se venivano aggrediti diventavano l’incubo dell’aggressore. Tale disciplina venne poi unita all’uso del Saya, il fodero della Katana e così l’ Hanbōjustu diventa un’arte marziale da difesa versatile e in grado di essere utilizzata con altri attrezzi di simile lunghezza.

Tanbō 短棒 (Bastone Piccolo - Arma di Legno)

Il tanbō è un bastone da combattimento che misura in media 60 centimetri, circa un terzo di un bō; generalmente però, un combattente taglia il tambō secondo le misure più appropriate al proprio corpo, ovvero la distanza tra l'anca e la caviglia. Questa distanza assicura che il tambō possa essere maneggiato liberamente senza che colpisca inavvertitamente il terreno.

Jō 杖 (Bastone Medio - Arma di Legno)

Il jō è un bastone di legno dalla lunghezza compresa fra 1 metro e 20 e 1 metro e 50 con la misura media che si attesta sui 1,28 m. È usato in diverse arti marziali giapponesi, in cui solitamente viene nominato jōdō nell’arte del jōjutsu. Il bastone jō è quindi più corto del bō e oggi viene ancora usato dalle forze dell'ordine giapponesi.

Tonfaトンファー (Manganello)

Il tonfa è un'arma tradizionale delle arti marziali, specialmente cinesi e giapponesi. È composto da una impugnatura (tsuka), lunga 12 cm, e da un corpo (yoka), di lunghezza variabile dai 50 ai 60 cm circa. La misura ottimale varia da persona a persona ma in generale, una volta impugnato, deve sporgere all'incirca di 3 cm dal gomito. Il tonfa è da ritenersi un'arma a tutti gli effetti in quanto, se utilizzato senza l'adeguato addestramento e l'utilizzo di tecniche ad hoc, può inferire gravissime lesioni, quali traumi o ossa fratturate. Grazie alla sua versatilità il tonfa è oggi entrato a far parte della dotazione di alcune forze di polizia: Stati Uniti d'America, Canada, Germania e Svizzera.
La tonfa è uno strumento anche d’attacco, ma soprattutto di difesa, infatti che viene chiamato anche “para avambraccio” perché in grado di parare anche gli attacchi di spada. Questo strumento viene utilizzato in coppia, uno per mano, e la sua forma è ispirata a quella del manico di un particolare mortaio per cereali, alla manovella per tirare l'acqua dai mulini e a uno strumento agricolo per piantare le patate.

Bokken 木剣 (Spada di Legno)

Il bokken è una riproduzione essenziale della spada giapponese di legno utilizzata nell'allenamento per la spada giapponese. Per addestrare un guerriero all’uso della spada, il bokken è fondamentale, il suo peso, la sua forma, nell’uso continuo di questo attrezzo il guerriero impugnerà la katana con familiarità e la giusta conoscenza. Nelle invasioni capitava però, che persino il bokken riusciva a diventare un’arma utile per scampare alla morte.

Kama 鎌 (Falce - Arma Feudale Tradizionale Contadina)

Il Kama è un attrezzo agricolo tradizionale tipico del Giappone e di Okinawa, simile ad una piccola falce usata per mietere il grano, e utilizzata anche come arma. Prima di essere usata nelle arti marziali, il kama fu usato estesamente in Asia per tagliare i raccolti, soprattutto il riso. Si usa anche nelle arti marziali provenienti da Malesia, Indonesia e dalle Filippine dove è reperibile in varie forme. Il Kama è usato inoltre nelle arti marziali cinesi, anche se non frequentemente. Da entrambe queste aree il Kama fu portato a Okinawa, e lì integrato nelle pratiche del te (letteralmente "mano", un'antica pratica marziale dell'isola).

L'utilizzo del ferro per gli strumenti agricoli risale a circa 700 anni fa. Nella stessa epoca vennero importate le prime armi dal Giappone e dalla Cina. Il kama è stato usato come arma per la prima volta durante una rivolta contadina nel 1314, all'epoca del tre regni, contro un signore di Gyokujo. In seguito venendo a contatto con le tecniche cinesi di arti marziali, il Kama-jutsu si è evoluto sino ai giorni nostri. La tecnica consiste nell'utilizzo simultaneo di due falcetti. Una variante del Kama-jutsu adopera i due falcetti legandoli ai polsi con una funicella (himo tuki nichogama). Il Kama era l'arma preferita di Shinko Matayoshi il quale, per la grande maestria in quest'arte, veniva soprannominato "Kama no ti Mateshi" (Matayoshi mani di falce).

Sai 鎌 (Tridente - Arma Cinese)

I sai, chiamati anche Ryukyu per un'arma tradizionale di Okinawa anche usata in India, Cina, Indonesia, Malesia e Thailandia. La sua forma è essenzialmente composta da una sorta di bastone arrotondato e appuntito, con due lunghe proiezioni non affilate (tsuba) attaccate al manico. La parte finale del manico viene denominata tirapugni. I Sai vengono costruiti in varie forme: quelli Tradizionali sono arrotondati, mentre alcune riproduzioni hanno adottato un ottagono nel rostro centrale. Gli tsuba sono tradizionalmente simmetrici, tuttavia, il Sai chiamato Manji, sviluppato da Taira Shinken impiega due tsuba uno opposto all'altro. Si crede che il sai sia sempre stato un'arma, benché alcuni ipotizzano si sia originato come uno strumento dell'agricoltura usato per misurare i gambi, campi arati, piantare il riso, o come fermi per le ruote dei carri, anche se le prove di questi usi sono limitate. Questi metallici forconi orientali erano usati per lo più dalle kunoichi ma nello stile Kojiki gli uomini non ne facevano a meno se occorreva, e ne conoscevano in ottimo modo l’uso. Sembra che la storia dei sai abbia inizio in Cina, e che siano stati introdotti in Giappone successivamente da alcuni monaci cinesi cultori delle arti marziali. Queste armi possono anche venire usate come armi da lancio se occorre.

Naginata 薙刀 (Alabarda)

La naginata è un'arma inastata giapponese costituita da una lunga lama ricurva monofilare, più larga verso l'estremità, inastata grazie ad un lungo codolo su un'impugnatura di lunghezza variabile ma in genere più breve rispetto a quella della lancia in uso ai guerrieri (bushi) giapponesi, la yari. L'arma, per forma ed utilizzo, ricorda i "falcioni" del medioevo europeo. Apparsa nei campi di battaglia del Periodo Kamakura (1185-1333), durante l'Era Tokugawa il naginata divenne un'arma desueta in battaglia ma continuò ad essere utilizzata per il combattimento individuale e per la difesa degli edifici o delle dimore private. Probabilmente per questo il suo uso si diffuse specialmente tra le donne della classe militare, le buke, vere amministratrici della casa. L'arte marziale (detta naginata-do o naginatajutsu) che ne trasmette l'uso faceva comunque parte del bagaglio tecnico classico del guerriero (bujutsu) e nel budō moderno esistono alcuni stili indipendenti che ne tramandano una forma stilizzata analoga alla scherma kendō trattasi dell'Atarashii Naginata. Questa anticha alabarda veniva spesso usata nelle guerre giapponesi, specialmente dai samurai, e la sua lama in principio era più spessa e seghettata. Successivamente i bushi resero il filo della lama dritto, ancor più sottile e affilato, capace di produrre lacerazioni dai sei pollici in su con la sola punta della lama. Lunga circa 150 cm, su cui è innestata una lama ricurva, di forma analoga al wakizashi ma più spessa e con una forte curvatura verso la punta.

Nodachi 野太刀 (Spada Lunga Giapponese a Due Mani)

Una nodachi tiene il medesimo disegno e aspetto generale di una tachi, ma è considerevolmente più lunga, in quanto può raggiungere una lunghezza che varia solitamente da 1,4 m a 1,8 m circa. Molte nodachi presentano una tsuka, o impugnatura, molto più lunga rispetto alla katana semplice, e per questo appaiono esteticamente sproporzionate, tuttavia una nodachi ottimale dovrebbe presentare un rapporto kissaki/tsuka di 4/1. Le nodachi sono state utilizzate sui campi di battaglia dalla fanteria per contrastare la cavalleria.

La nodachi è una particolare spada a due mani usata in principio dai samurai. Data la sua impugnatura così lunga potrebbe sembrare sgraziata come arma, ma questa spada è stata ideata per abbattere i nemici a cavallo o da cavallo, e come tutte le spade giapponesi è potente e leggera per accompagnare dei colpi fatali con poco sforzo.

Nagamaki 長巻 (Lama Lunga)

Il nagamaki è un'insolita arma inastata giapponese, a metà strada tra il falcione (naginata) e la spada (tachi), particolarmente in uso tra il XII ed il XIV secolo. Monta una pesante lama lunga 2-4 shaku (60-120 cm) su di un'impugnatura di lunghezza più o meno simile (60-90 cm). Arma peculiarissima, il nagamaki esula dalle normali tipologie di classificazione e può essere accomunato solo allo spiedo da guerra in uso in Europa nel XV secolo.

Il nagamaki comparve durante l'Epoca Kamakura (1192–1333) e restò in uso fino all'Epoca Muromachi (1392–1573). Si ritiene che fosse l'arma prediletta da Oda Nobunaga (1534-1582) e che Uesugi Kenshin (1530-1578) avesse una propria guardia scelta di bushi armati di nagamaki. Allo stato attuale della ricerca, si ritiene che il nagamaki sia stato sviluppato dagli armaioli nipponici partendo dalle lunghe spade da campo, nodachi e ōdachi, destinate a contrastare le cariche di cavalleria sempre più in uso in Giappone durante il XIV secolo. Il medesimo processo evolutivo avrebbe portato anche allo sviluppo del naginata, sorta di equivalente del falcione dell'Europa medievale. La linea e la modalità d'utilizzo del nagamaki, soprattutto nella versione a lama lunga, ricordano molto un'arma cinese, lo zhǎnmǎ dāo, sviluppato durante il regno della Dinastia Song (960-1279). Il peculiare rapporto lama-impugnatura del nagamaki, la sua natura ibrida di "spada inastata" ed il suo stretto rapporto con il naginata, arma inastata vera e propria, permettono invece di sviluppare un parallelismo con un'arma occidentale, lo spiedo da guerra, e con la sua variante inastata, il brandistocco.

Shuāng gou 雙溝 (Spada Uncinata Cinese)

La spada uncinata è un’arma antica cinese, originaria più precisamente della Cina settentrionale, che gli studiosi e gli storici ritengono avere origini antichissime: si parla addirittura del periodo dei regni combattenti, tra il 453 aC e il 221 a.C. L’arma veniva realizzata pensando all’utilizzo che ne avrebbe fatto il combattente in coppia, e presenta alcune peculiarità assolutamente uniche. La spada uncinata cinese, anche detta spada a testa di tigre, è un’arma bianca pensata per l’utilizzo in coppia e dalle caratteristiche estremamente insoliti. La spada è provvista di un paramano, anzitutto, che assolve sia alla classica funzione di protezione, sia a quella di causare danni agli oppositori, dato che sul paramano è disposta una lama a mezzaluna affilata. Sotto il manico troviamo uno spuntone che poteva essere utilizzato per impartire il colpo di grazia al nemico. La lama, infine, è lunga e termina con un ripiegamento della stessa a forma di uncino. La spada uncinata o spada a testa di tigre (in cinese Shuang Go), veniva usata generalmente in coppia: l’utilizzo singolo di una spada uncinata era assai raro, in quanto è nell’accoppiata che le caratteristiche dell’arma possono farsi valere con maggior forza. Oltre a poter colpire di taglio con il lato della lama il guerriero che impugnava le due spade uncinate poteva trafiggere l’avversario con l’uncino, oppure disarmarlo con lo stesso. Inoltre era anche possibile agganciare i due uncini. Con questo movimento si poteva far roteare le due armi agganciata andando a colpire a distanza maggiore e con una terribile forza di rotazione il nemico, ferendolo con la mezzaluna sul manico o lo spunzone sotto di esso. L’utilizzo contemporaneo di due spade uncinate, date le caratteristiche complesse dell’arma, richiedeva come ovvio una formazione specifica. Questa era fornita durante l’addestramento alle arti marziali. Nata nel settentrione della Cina, l’arma fu dapprima caratteristica del kung fu delle regioni settentrionali cinesi, per poi diffondersi in tutto il paese.

Lu jiao dao 鹿角刀 o 双钺 (Lame Incrociate Cinesi)

Si tratta di due armi corte, dotate di lame incrociate a forma di mezzaluna. Gli incroci delle lame fanno sì che si vengano a creare quattro artigli, e ciascuno dei quali può essere utilizzato come lama principale. I lu jiao dao sono formate da un'unica forma di metallo, tutta affilata, chi utilizza tali armi, le tiene per la parte centrale, che è ricoperta affinché non ci si tagli con la lama, e se ne usa una per l'attacco e una per la difesa. Essendo abbastanza piccole, vengono portate a coppia nei tradizionali vestiti cinesi. Queste armi sono associate con l'arte marziale Baguazhang, conosciuta per la sua varietà di armi utilizzate. Sono usate soprattutto per disarmare l'avversario, rompere un'arma lunga ed altri svariati colpi della lotta ravvicinata. Sono appunto efficaci contro armi lunghe tipo lance, spade e comunque armi che prevedono un combattimento a distanza. A differenza delle armi più lunghe, i lu jiao dao sono molto maneggevoli e quindi possono essere usati con grande rapidità e precisione; inoltre si può facilmente rompere la guardia dell'avversario. Esistono delle varianti diverse di lu jiao dao, alcune hanno due lame più lunghe delle altre. La parte con le lame lunghe viene utilizzata come arma principale, invece dal lato delle lame corte si ha la guardia.

Qiang 槍 (Lancia Cinese Flessibile)

Il qiang è conosciuto come una delle quattro principali armi delle arti marziali cinesi, insieme al gun, al dao e al jian. Per la sua facilità di costruzione, il qiang è stata una delle armi più utilizzate nei campi di battaglia della Cina pre-moderna.

Caratteristiche comuni della lancia cinese sono la punta a forma di foglia e il ciuffo rosso a coda di cavallo fissato sotto la punta. Quando la lancia è mossa velocemente, il ciuffo aiuta a confondere la vista dell'avversario, dando un effetto sfumato al movimento della punta. Il ciuffo ha anche un'altra funzione, che è quella di fermare il sangue che dalla punta scivolerebbe sull'impugnatura rendendo meno salda la presa. La lunghezza varia tra i due metri, usata di solito dalla fanteria, fino a quattro metri, usata dalla cavalleria. Nelle arti marziali cinesi la lunghezza è in genere fissata in base all'altezza del praticante; come riferimento si utilizza la punta delle dita di un braccio disteso in alto che devono coincidere con l'estremità della punta. Il legno usato è in genere il ligustro cinese, molto flessibile e resistente.

Dandao 单刀 (Sciabole Cinesi)

Il Dao è una categoria di armi bianche manesche del tipo spada (spade cinesi) rientranti sia nella tipologia della scimitarra, arma della quale il dao turco-mongolo fu archetipo, che della sciabola. Ha lama ricurva e monofilare, con tagliente sul lato convesso, solitamente con contro-taglio accentuato, ed impugnatura ad una mano, anche se esistono tipi di dao a due mani (es. zhǎnmǎ dāo).

In Cina, il dao è conosciuto come una delle quattro principali armi delle arti marziali, insieme al gun, al qiang e al jian. Attualmente, in Cina, dao è diventato un vocabolo generico per indicare tutti i tipi di lame ad un solo filo, e nell'uso comune si riferisce principalmente ai coltelli da cucina. Il fonema Dao appare anche nei nomi di alcune armi inastate (es. guan dao) ad indicare l'origine del tipo di lama montata sull'astile.

Sebbene il dao sia cambiato molto durante i secoli, la varietà a mano singola del periodo Ming e le sciabole dei periodi successivi hanno mantenuto delle caratteristiche comuni fino ai giorni nostri. La lama del dao è leggermente incurvata e a filo singolo, anche se spesso il filo continua al di là della punta per alcuni centimetri; questa leggera curvatura consente alla lama di essere ragionevolmente più efficace nei colpi di taglio. L'impugnatura è leggermente incurvata dalla parte opposta a quella della lama, aumentando la maneggevolezza in alcuni tipi di rotazione; è solitamente di legno ed è avvolta da una corda. Nei dao moderni da esibizione vengono spesso attaccati in fondo all'impungatura due fazzoletti colorati, una volta usati per asciugare il sangue. L'elsa è appunto a forma di disco e spesso ha i bordi rialzati verso la lama per impedire alla pioggia o al sangue di scivolare sull'impugnatura rendendo meno aderente la presa. A volte la guardia ha la forma ad S caratteristica del dadao, e ancora più raramente come quella del jian.

Alcune delle sciabole della dinastia Qing hanno continuato ad essere usate anche nei secoli successivi ed hanno avuto un certo rilievo anche nell'azione militare del XX secolo. Il dadao è stato usato dalla milizia cinese contro gli invasori nipponici durante la seconda guerra sino-giapponese (1937-1945), così come il miao dao (苗刀, "sciabola degli Hmong"), evoluzione del chang dao. Queste armi vennero usate durante le imboscate alle truppe giapponesi, poiché l'esercito cinese ed i gruppi di resistenza patriottici disponevano più di soldati coraggiosi che di armi da fuoco, vedendosi così costretti a fare largo uso di armi bianche in un conflitto del Novecento.

Jian 劍 (Spada a Doppio Filo Cinese)

Il Jian è una spada cinese dritta a doppio filo. In Cina, il jian è considerata l'arma più nobile delle arti marziali, ed è una delle quattro armi principali, insieme al gun, al qiang e al dao. Di peso inferiore rispetto al dao (sciabola) e con il baricentro vicino alla guardia, quest'arma si basa su affondi e fendenti mirati principalmente alle parti vulnerabili del corpo e per recidere tendini e fasce muscolari. La parte più vicina all'elsa, è solitamente più spessa e utilizzata per la difesa, mentre la punta della lama è sottile per facilitare l'offesa. Nella difesa, raramente viene opposta con forza la propria lama contro l'arma che attacca, per non compromettere il filo e perché, proprio a causa del minor peso e quindi del minor spessore della lama, risulta più fragile di spade più pesanti. La lancia cinese (qiang) e la sciabola (dao) erano le armi comunemente utilizzate dalla fanteria, sebbene considerate meno "nobili" della spada dritta, poiché questa esigeva un apprendimento troppo lungo e costoso per un esercito.

Qipan Daqiang 春秋大刀 (Alabarda delle Primavere e degli Autunni)

L'alabarda è una delle armi più antiche appartenenti non solo all'arsenale cinese ma di tutte le culture belliche avanzate. In cina il suo uso però venne poi adattato a dei movimenti armonici e sinuosi legati al Wushu, rendendo quest’arma inizialmente usata in maniera aggressiva e rigida, un attrezzo capace di rendere la vita veramente difficile all’avversario. L'uso dell’alabarda divenne mana mano sempre più diffuso nella arti marziali cinesi, raffinandone l’uso e la pratica diventando tanto versatile e flessibile da diventare essenziale per l'apprendimento di alcuni stili di arti marziali.

Jitte 十手 (Manganello Arma Tradizionale Samurai)

Il Jitte o Jutte, letteralmente "dieci mani", è un'arma bianca manesca del tipo manganello originaria del Giappone. Composta da una sbarra di ferro immanicata in un'impugnatura, dispone di una sorta di guardia composta da una seconda stanga metallica, di ridotte dimensioni, che diparte dal manico descrivendo un angolo retto quasi fosse una baionetta. Era arma precipua dei funzionari dell'ordine pubblico. Nonostante non sia munito di punta o lama, il Jitte è un’attrezzo di grande utilità in battaglia e comunque in grado di infliggere danni considerevoli all’avversario.

Tantō 短刀 (Pugnale Generico)

Il tantō, coltello, è stato uno strumento importante per i guerrieri giapponesi. Veniva usato come strumento multiuso, cad esempio per sollevare le porte aperte, scavare buche o piccoli fossi oppure lanciato come uno strumento da battaglia. Il tantō è un coltello tipico del Giappone con lama di 30 cm. In battaglia, il bushi lo portava dietro alla schiena, per comodità, in quanto l'estrazione della katana e del wakizashi doveva essere fluida e senza intoppi. Rispetto alle armi del daishō, il tantō era quasi sempre privo di tsuba.

Aikuchi 合口 (Pugnale con la mano fattura della Katana)

Aikuci è il termine da cui deriva la mano fattura di quest’arma, in pratica l’Aikuchi è un tipo di Tanto e viene chiamato in questo mondo per la forma che gli viene data. Questo fa di lui un (Aikuchi Tanto). Questo pugnale viene utilizzato per gli attacchi ravvicinati e silenziosi, ma anche come arma da lancio. La lama dell’Aikuchi ha la stessa linea di una katana samurai e l’acciaio con il quale viene creato questo pugnale è lo stesso di queste spade. Pratico da portare e molto efficace contro il nemico vista la forza del suo acciaio.

Tekagi Shuko 手鉤シュコ (Artigli "Ninja")

Questo strumento è associato alla figura del  ninja . Il tekagi, è un tirapugni con tre lame corte. Tradizionalmente si presentano con tre spuntoni di ferro con le punte ricurve, comunque capace di creare danni ma con l’inconveniente che l’attacco riusciva solo se il bersaglio veniva colpito correttamente dalle punte degli spuntoni. Successivamente furono creati dei tekagi più efficaci, dei tirapugni con tre lame affilate a forma di artiglio per una maggior praticità durante l’attacco, in grado sia di infilzare lì obbiettivo ma anche di tagliarlo.

Tekko Kunai 手甲苦無 (Tirapugni con Lama)

Il Tekagi-kunai è un tirapugni seghettato dotato di una lama ricurva. Un’arma molto efficace negli scontri ravvicinati. A destra è raffigurato un tekagi-kunai antico in ferro battuto, a sinistra il modello successivo, col manico in cuoio o in pelle ma fatto di un tipo di acciaio simile a quello dei kunai. Quest’arma è composta da un unico pezzo di metallo.

Kakute 角手 (Anelli Appuntiti)

Questi anelli sono delle armi molto efficaci nelle mani di una spia e si trovano molto spesso nell'arsenale di un guerriero addetto allo spionaggio. Non sono altro che semplici anelli d’acciaio con tre spuntoni appuntiti. Solitamente se ne indossavano tre per mano o due, e nonostante molto piccoli, erano strumenti in grado di lacerare la carne molto bene con un colpo ben assestato.

Tekko 手甲 (Tirapugni con Lama)

In origine il tekko, che significa mano di ferro o metacarpo di ferro, era semplicemente una staffa da equitazione, la quale era prontamente disponibile ed era facile da trasformare in un efficacissimo tirapugni. Il tekko è anche un'arma che può essere facilmente nascosta e trasportata. L'uso in coppia di quest'attrezzo ha delle similitudini con alcune armi tradizionali cinesi. Col tempo prendendo spunto da questi primi e rudimentali tirapugni vennero create altre armi inerenti ma più efficaci e comode da indossare rispetto agli improvvisati staffi da equitazione. È stato proprio il tekko a indurre l’idea di creare i Tekagi Shuko.

Nekote 猫手 (Artigli di Gatto)

Questa particolare arma veniva associata alla figura delle kunoichi (le shinobi donna). Ma non si dubita che le Onna-bugeisha 女武芸者, (Bushi Donne), le utilizzassero abitudinariamente. Questi anelli (in principio di cuoio mentre adesso di metallo) andavano riposti tra le dita e i polpastrelli, provvisti di una lama a forma di artiglio felino lunga cinque sei centimetri in acciaio saldato. Questi artigli da gatto si rivelarono una trovata molto efficace nelle prime battaglie dove vennero usati, potevano addirittura uccidere se mirate nei giusti obbiettivi come l’area della gola, delle vene o dei tendini. In oltre erano anche efficaci armi da stritolamento. Vennero così inventati dei kata in modo da mettere in piedi delle vere e proprie tecniche di combattimento con le nekote.

Shuko シュコ (Rampini)

Gli shuko vennero creati pensando ai tekagi, cercando di trovare un modo per arrampicarsi ed aderire meglio durante situazioni di fuga o di inseguimento che richiedevano l’attraversamento di pareti ripide o scivolose. Possono essere inseriti sia nel palmo delle mani che nella pianta dei piedi e risultano essere molto efficaci nell’arrampicamento su qualunque superficie. Tuttavia sono stati usati anche in combattimento con ottimi risultati.

Shobo ショボ (Arma da Soppiatto)

Lo shobo è un'arma, simile all'Emeici 峨嵋刺 cinese, che veniva usato dagli shinobi del Giappone per colpire i punti di pressione su un avversario. Era un pezzo di legno che veniva afferrato da chi lo impugnava ed era appeso a un anello indossato al dito medio.
Alcune versioni erano anelli con un piolo di legno attaccato in cima.
Le estremità erano esposte, solitamente molto affilate, il che le rendeva efficaci per paralizzare e persino uccidere i nemici rapidamente e senza lasciare traccia.
Erano facilmente nascosti nei pugni ed erano molto leggeri e facili da portare con se. Di solito venivano indossati in coppia.

Tessen 鉄扇 (Ventaglio da Combattimento)

Il ventaglio è un oggetto che sia i giapponesi che i cinesi utilizzano da secoli come attrezzo armonioso per gli spettacoli. In Giappone poi venne utilizzato anche come arma. I samurai utilizzavano i ventagli come attrezzi per allenarsi nei movimenti armonici di lotta, e come attrezzo per allenare l’articolazione dei polsi. Alcune scuole di tessen-jutsu crearono dei ventagli di ferro con delle estremità appuntite ed affilate facendone un’arma pericolosa.

Lungo tipicamente circa 35 cm, ne esistono di due tipi:
Il Tessen Menhari-gata, di seta o di washi (una carta molto resistente), decorato, a volte anche con lamine di oro o argento, o trattato con petrolio. Ha le stecche fatte o rinforzate con ferro (a volte tutte, in genere 8 o 10, a volte solo quelle esterne).
Il Tenarashi-gata, oggetti completamente in ferro a forma di ventaglio chiuso. I tenarashi-gata erano i più popolari tra i samurai, i quali li usavano anche contro gli avversari di rango inferiore, perché usare la spada contro questi era considerato disdicevole. Esistevano tre forme di Tessen:
Il Sensu-gata, il ventaglio comune, il Maiohgi-gata, i tradizionali ventagli degli spettacoli giapponesi, e in fine il Bessen-gata, i ventagli usati per dirigere le truppe militari in guerra.

Makibishi まきびし - Tetsubishi 鉄菱 (Arma da Soppiatto)

I makibishi sono attrezzi che possono sembrare futili ma in realtà parecchio efficaci. Essi vengono usati durante le fughe e per bloccare l'avversario. Mentre scappa il possessore getta decine di makibishi per terra, che grazie alle quattro punte di ferro, perforano i calzari, e impediscono all'avversario d'inseguirlo. Esistono anche versioni di makibishi uncinati per aumentare il dolore causato a chi le caplesta.
Originariamente, erano fatti con le ossa, o con legno lavorato appositamente, successivamente, furono creati quelli in metallo.

Kakushi Yajiri 隠し矢じり (Punta di Freccia Nascosta)

Il Kakushi Yajiri è una delle armi più efficaci da nascondere. Piccole lame affilate e ben appuntite da usare quando l’avversario meno se lo aspetta. In antichità venivano usate versioni grossolane con ossa o corna di cervo, e cinghiale. Successivamente furono ideati piccoli manici in grado di contenere la punta di una freccia. La conformazione di quest’arma fa si che inserita nella mano venga usata insieme ad un pugno, in grado quindi di squarciare o sfondare.

Mizugumo 水蜘蛛 (Galleggiante Leggendario Shinobi)

I mizugumo sono dei galleggianti che i "ninja" utilizzavano per attraversare, fiumi, guadi, o in altre superfici d’acqua. Erano composti da una speciale corteccia di legno e sughero, lavorati in maniera particolare, in modo da reggere un peso umano e rimanere bilanciati allo stesso tempo nonostante ci si trovasse sull’acqua. I mizugumo venivano spesso legati ai piedi per muoversi in acqua ma anche lanciati e disposti precedentemente per una fuga premeditata. Grazie ad un piombino situato sotto la base in legno situata al centro, restavano a galla e non venivano spostati dalla corrente. I Ninja si lanciavano poggiando i piedi nella base in legno situata al centro, mentre il contorno circolare serviva a mantenere stabile il resto.

Nunchakuヌンチャク - 雙節棍 (Arma Tradizionale Cinese - Armi a Corda o Catena)

Il nunchaku è formato dai kon, i due bastoni, le cui estremità si chiamano konto (la superiore) e kontei (l'inferiore), e da himo, la corda o la catena che li unisce. La lunghezza ideale dei due bastoni è rappresentata dalla lunghezza dell'avambraccio. Il diametro della base del bastone è di 2,5-3 centimetri, mentre l'estremità superiore si restringe a due centimetri. La lunghezza della catena o della corda che unisce i due bastoni dev'essere lunga come la larghezza del palmo della mano, ma deve avanzare un anello della catena, altrimenti diventa difficile il controllo dell'arma. Alcune tecniche di freestyle non possono essere applicati al nunchaku con la corda, in quanto l'attrito fra quest'ultima e il bordo interno dell'arma per un modesto periodo di tempo possono consumarla.

Il nunchaku è nato da uno strumento per battere il grano e ideato dal morso usato per gli equini. Si tratta di due bastoni legati da una funicella. L'antico nunchaku era un po' più corto dell'attuale (veniva tenuto nascosto sotto gli abiti per difesa personale). Esiste una variante a tre bastoni del nunchaku, chiamata san Setsu-kon in cinese Sān jié gùn. Oggi è una delle armi marziali più usate, famose ed efficaci.

Setsu-kon 三節棍 (Arma Tradizionale Cinese a Tre Sezioni - Armi a Corda o Catena)

Il Setsu-kon, o in cinese San Jie Gun è un'antica arma cinese, tuttora utilizzata nelle arti marziali cinesi. Formato da tre bastoni di uguale lunghezza, dai 40 agli 80 centimetri, uniti tra loro da una catena. È anche chiamato Sanjiebian 三节鞭, frusta a tre sezioni. Viene classificato come arma flessibile. L'uso dell'arma consiste principalmente nel far roteare i due bastoni esterni mantenendo la presa nel bastone centrale, ma i grandi maestri compivano rapide rotazioni attorno al proprio corpo cambiando velocemente presa durante il movimento. Qualcuno pensa che derivi da un'imitazione di un morso per cavalli, ma più probabilmente si tratta di una evoluzione della battitrice “Shaozi”.

Kusarigama 鎖鎌 (Falce Mobile - Arma Tradizionale Giapponese a Corda o Catena)

Il kusarigama è un'arma tradizionale giapponese, composta dall'unione di 2 elementi: il kusari 鎖, ossia la catena che consente di aumentare la gittata dell'arma e di poterla recuperare una volta lanciata, ad un'estremita del quale è collegata una kama 鎌, una piccola falce che, da un originario utilizzo agricolo (come diverse altre armi tipiche delle arti marziali orientali), che è divenuto poi un'arma da taglio vera e propria, utilizzata sia nel combattimento a distanza che nel corpo a corpo. All'altra estremità della catena è invece collegato un manico in piombo o acciaio che serve a bilanciare il peso durante il lancio.
Lo stile di combattimento basato su di essa è detto kusarigamajutsu 鎖鎌術.

Il kusarigama era prevalentemente utilizzata dalle persone povere, più raramente dai samurai poiché al contrario di questi ultimi, non potevano portare lame più lunghe di due shaku 60 cm.

Kyoketsu Shōge 距跋渉毛 (Arpione Mobile - Arma Tradizionale Giapponese a Corda o Catena)

Il kyoketsu-shōge, che significa letteralmente "correre intorno per i campi e le montagne", 

è un'arma giapponese, formata da una lama a doppio taglio, con un'altra lama ricurva attaccata vicino all'elsa con un angolo di 45-60 gradi. La seconda lama è attaccata a una corda, catena o filo lungo da 30 a 45 centimetri, che termina poi con un grosso anello di metallo. Si pensa che si sia sviluppata prima del più conosciuto kusarigama (falce e catena) e, come quest'ultima, era un'arma dei ninja. Poiché costoro appartenevano solitamente alla classe contadina, non sorprende che la lama del kyoketsu-shoge fosse originariamente un attrezzo agricolo.

Arma associata quasi esclusivamente agli shinobi, il kyoketsu-shōge aveva una moltitudine di applicazioni utili.
La lama poteva essere usata per assestare colpi sia di taglio che di punta. La catena o la corda, talvolta fatta di capelli umani o di crine di cavallo per la forza e la resilienza, poteva essere usata per scalare, bloccare o legare un nemico e molti altri usi simili. La lunga gittata dell'arma combinava uno strumento da taglio insieme alla capacità di colpire o intrappolare un nemico a quella che l'utilizzatore percepiva come una distanza "sicura". Quando l'utilizzatore era abile con quest'arma, essa poteva essere usata per bloccare una spada e strapparla dalle mani dell'avversario rendendola inerme. La corda e l'anello del kyoketsu-shōge erano usati talvolta per avvolgere le gambe di un nemico e farlo inciampare.

Tipicamente l'anello rotondo era piatto, ma rotondo nella sezione trasversale per consentire una presa più ferma e solida nonché per avere uno spessore maggiore contro i fendenti di taglio, dal momento che l'anello era usato anche per colpire e parare. Questo strumento si usava anche come ausilio per le scalate e, a tal fine, poteva essere lanciato e sganciato a forma di V.

Manriki-gusari万力鎖 (Catena da Lancio - Arma Tradizionale Giapponese a Corda o Catena)

Il manriki-gusari è una delle armi segrete portate da un guerriero, dalla forma e reperibilità abbastanza semplice.
I pesi sono fissati su entrambe le estremità dell'arma e questi, sono collegati ad una catena. La lunghezza della catena è diversa a seconda della scuola. Il manriki-gusari è un'arma di autodifesa o di attacco, a seconda di come viene usata, ed è così piccola da poter essere celata in una semplice tasca. In genere pesano tra 300 e 400 g. I guerrieri usavano molto spesso quest’arma con lo scopo di immobilizzare alle gambe il nemico in fuga o di soffocarlo mirando al collo, ciò dipendeva dalla distanza. In uno scontro corpo a corpo veniva utilizzata anche come arma d’attacco, lanciando il peso sul volto dell’avversario per poi finirlo.

Kusari-tantō 鎖短刀 (Pugnale a Catena - Armi a Corda o Catena)

Il Kusari-tantō è una delle armi più pericolose della serie a corda o catene, e anche la più moderna. Il manriki-gusari non era del tutto letale, aveva solo i pesi che potevano esserlo se lanciati nella direzione giusta del cranio, e il kyoketsu shoge nonostante avesse buoni propositi per essere letale era scomoda per certi versi, anche perché era stato ideato per prede di maggiore spessore come cavalieri o guerrieri bardati di armatura. I guerrieri così idearono un’arma che doveva essere efficace a lunga o a breve distanza, e ben affilata. Il peso dello shoge era troppo elevato per poter controllare alla perfezione la catena, così fu installata al suo posto una vera e propria lama simile a quella dell’aikuchi o di un tantō, che poteva anche essere usata come questa ovvero da pugnale. Alla base invece fu applicata una piccola sfera di piombo o acciaio, con lo scopo di bilanciare il peso dell’arma e avere un ottimo controllo una volta lanciata contro l’avversario. La lama era dotata di uno spazio alla base a forma di uncino, per infliggere danni considerevoli alle carni o anche per un aggancio di fortuna. Il Kusari-tantō era in grado di tener testa anche ad armi lunghe come la katana e la naginata se usato correttamente.

Kusari-fundō 鎖分銅 (Pugnale a Catena - Arma Tradizionale Giapponese a Corda o Catena)

Il Kusari-fundō è un'arma a catena corta appesantita in cima. Quest'arma è molto simile al kusarigama in quanto ad utilizzo, infatti è un'arma a corto raggio, circa 46–76 cm di lunghezza totale. È generalmente composto da una catena di acciaio inciso non riflettente o corda spessa per ragioni di allenamento, con due pesi identici o asimmetrici, di solito non appuntiti, alle due estremità. L'arma può essere usata per colpire, accalappiare o intrappolare un avversario o la sua arma. Il kusari-fundō sarebbe stato "inventato" da una guardia del Castello Edo, Masaki Toshimitsu, per disarmare, immobilizzare o uccidere gli intrusi nel castello imperiale senza spargere sangue, in quanto era suolo considerato sacro.

Come per il kusari-gama, il manriki-gusari e il kyoketsu-Shoge, gli attacchi usano le punte appesantite in movimento così da avere il massimo momento per l'impatto. Le traiettorie d'impatto includono:

  • "Tenchi furi": colpi dall'alto o dal basso
  • "Yoko furi": colpi in dentro o in fuori orizzontalmente
  • "Happo furi": colpi in dentro o in fuori diagonalmente
  • "Naka furi": colpi dritti davanti

 

Kaginawa 鈎縄 (Rampino - Arma Tradizionale Giapponese a Corda o Catena)

Un Kaginawa è un tipo di rampino usato in Giappone in età feudale. Il nome deriva dalla combinazione di kagi che significa gancio e nawa che significa corda. I kaginawa possono presentare varie configurazioni, da uno a quattro ganci, e corde di lunghezza variabile. Potevano essere usati per scalare un muro, assicurare una barca o appendere attrezzatura durante la notte.

I "ninja" usavano tale attrezzo per arrampicarsi, e ancora oggi viene usato per tale scopo dalle forze armate militari in tutto il mondo.
I "ninja" però ne facevano anche un’arma utilizzandola come arpione per acciuffare o immobilizzare il nemico, qual’ora fosse necessario.

Yumi 弓 (Arco - Arma Tradizionale Giapponese a Lunga Distanza)

Lo yumi , anche wakyū 和弓, è l'arco in uso presso le antiche popolazioni del Giappone. Caratteristiche tipiche dello yumi sono le dimensioni. Nella variante "lunga", l'arma supera abbondantemente i 2 metri di lunghezza, ha una forma asimmetrica, la parte superiore rispetto all'impugnatura è più lunga della parte inferiore ed è composta in lamine di legno.

  • Le frecce utilizzate (Ya 矢) sono tradizionalmente ottenute dal bambù.

Lo yumi può essere di due tipologie:

  • Daikyū (大弓), lungo, per l'arciere appiedato.
  • Hankyū (半弓), corto, per l'arciere a cavallo.


Per entrambe le tipologie dell'arma esiste una specifica arte marziale:

  • il Kyudo (弓道) per l'arco lungo, e lo Yabusame (流鏑馬) per il tiro da cavallo.

 

Kyudo 弓道 (Arte Tradizionale del Tiro con l’Arco Giapponese)

L’arte del tiro con l’arco si chiama Kyudo, letteralmente “la via dell'arco”. Per secoli, l'arco e le frecce furono utilizzati in Giappone sia come armi che come strumenti rituali e cerimoniali, secondo una prassi tipica di molti altri popoli. Una delle caratteristiche peculiari del tiro con l’arco giapponese è la tipologia dell'attrezzo utilizzato, lo Yumi, che presenta una forma asimmetrica in cui la parte superiore rispetto all'impugnatura è più lunga della parte inferiore. Conosciuta prima come kyujutsu e solo più tardi come kyudo, l'arte era pienamente sviluppata con un complesso sistema di pratiche e di tecniche, una varietà inizialmente ampia di stili, che in seguito si ridusse a pochi stili principali che differivano fra loro prevalentemente in base alla provenienza regionale, al collegamento con uno specifico orientamento filosofico -religioso ed ad una maggiore enfasi posta su alcuni aspetti del tiro. Questi stili, che si possono definire "antichi", sono giunti sino ai nostri giorni, ed è su questa base che, a partire dall'epoca Meiji, analogamente a quanto avvenuto per altre arti del Budo giapponese, si è avviata l'elaborazione di una forma unitaria che rappresenta lo standard praticato dall'All Nippon Kyudo Federation, nonché dall'International Kyudo Federation, la federazione internazionale di Kyudo. Tale standard, formulato grazie al lavoro congiunto di maestri appartenenti alle scuole antiche, permette ad arcieri che praticano stili diversi di tirare insieme.

Nel Giappone feudale, i campi per il tiro con l'arco, all'aperto od al chiuso per l'esercitazione al bersaglio, si trovavano nella casa centrale di tutti i più importanti clan militari. Oggi si pratica in specifici dojo, per il tiro a 28 metri, perlopiù inseriti in club o strutture scolastiche. L'arco e la spada lunga erano le armi dei nobili e loro vassalli e samurai; i soldati comuni usavano la lancia e la spada corta.

Il programma d'addestramento degli arcieri era basato sui ripetuti tentativi di colpire bersagli fissi e mobili stando in piedi e a cavallo. L'addestramento a cavallo, naturalmente, era più aristocratico, sia per carattere sia per tradizione, dell'addestramento a piedi: richiedeva una gran coordinazione, per controllare un cavallo al galoppo, mentre simultaneamente si scagliava una freccia dopo l'altra contro una serie di bersagli diversi che potevano essere fissi o in movimento.

L'abilità dimostrata dai guerrieri nell'uso di un certo arco indusse gli storici cinesi a chiamare i giapponesi "il popolo del lungo arco". Si trattava dell'arco da guerra per eccellenza, il daikyu, usato dai guerrieri a cavallo o a piedi. Aveva una lunghezza che andava dai due metri e venti ai due e quaranta, ma ve n'erano anche di lunghi due metri e settanta.

Come in ogni arte tradizionale, la praticità funzionale del tiro con l'arco giapponese, così come storicamente espressa nel suo uso militare, è perfettamente integrato con le sue valenze estetiche, rituali, simboliche e sapienziali.

Ishiyumi 弩 (Balestra - Armi Moderne a Lunga Distanza)

Ispirandosi alla balestra a ripetizione cinese Chu-ke-nu 諸葛弩 anche i giapponesi, si ingegnarono nel creare tale strumento ed utilizzarlo in battaglia. Si dice che nel periodo Edo, fu ideato dagli assassini provetti, un sistema per creare delle piccole balestre da installare sugli avambracci. E non erano in miniatura solo le balestre ma anche le frecce, piccole e veloci, e grazie alla difficoltà nell’evitare queste piccole frecce, si scoprì un’arma utilissima per gli attacchi a distanza e a sorpresa. Queste piccole frecce in oltre erano impregnate di veleno, al fine di riuscire a finire l’avversario a prescindere che fosse stato colpito in un punto vitale o meno. Furono inventati persino dei sistemi per creare delle Tessen-ishiyumi, ovvero dei ventagli che sparavano piccole frecce avvelenate.

Fukiya 吹き矢 (Cerbottana - Armi a lunga Distanza)

La cerbottana è un’arma antichissima usata in principio dalle tribù indigene di tutto il mondo. I "ninja" ne fecero un buon uso approfittando del fascino che aveva quest’arma per i loro scopi, ovvero il silenzio. Un’arma così silenziosa non poteva che far parte dell’arsenale di un ninja. Le frecce l erano fatte a mano solitamente di bamboo come la stessa cerbottana, composte da una punta in ferro o in legno. Le punte venivano imbevute da veleni potentissimi, mortali o allucinogeni. Il fukiya, la cerbottana giapponese, solitamente aveva una lunghezza di 77 cm circa, tale lunghezza permetteva di sparare i dardi mantenendo la traiettoria e la precisione, ma i ninja adoperavano una fukiya di 50cm senza compromettere il tiro. I dardi (fukibari), erano di circa 20 centimetri. A differenza delle cerbottane occidentali moderne, la fukiya ha il boccaglio, in modo che il tiratore possa mantenere costantemente le labbra attaccate all’arma e respirare mentre tira.
La fukiya aveva anche un altro uso per i ninja. Il tubo veniva usato come fonte di respirazione in caso si nascondessero immersi nell’acqua, e il suo interno era dotato di uno scomparto dove erano inserite delle erbe per consentire al ninja di sopravvivere in caso di bisogno.

Suringu スリング (Fionda o Frombola - Armi a Lunga Distanza)

Il Suringu non è altro che la Frombola, una fionda primitiva e antichissima usata da diverse culture non solo orientali. I guerrieri la costruivano intrecciando e lavorando la pelle dei bovini. Alla base veniva messo un pezzo di ferro o un sasso, e poteva essere lanciato fino a 400 metri di distanza creando gravi danni, anche mortali se veniva lanciato sul capo di un nemico.

Shinobi-bi 忍び-日 o Shinobu-taihō 忍大砲 (Cannone "Ninja" - Armi Chimiche)

Questo cannone lungo circa 75 cm, veniva occultato sotto terra e la sua miccia veniva accesa quando il nemico si avvicinava. In principio lanciava palle di fuoco incendiare, con il miglioramento tecnologico delle sfere di metallo in grado di sfondare tronchi di legno spesso.

Vi era anche un altro tipo di cannone, l’Hokunibiya, che era un’arma importata dalla Cina, che in principio era uno strumento per sparare i fuochi d’artificio. Simile ad un cannone in grado di sparare una grossa freccia, copriva distanze di circa 500-1000 metri. Il fusto del cannone era di legno ed aveva una ricarica esplosiva al suo interno, che permetteva ad una grossa freccia esplosiva di essere lanciata.

Sodezutsu 袖ずつ (Piccolo Cannone a Mano "Ninja" - Armi Chimiche)

Questo piccolo cannone, chiamato anche Sode-Teppo, in bamboo era il primo prototipo dello Shinobi-bi. I ninja ne portavano uno o due con se, e usata bene quest’arma non era solo in grado di uccidere ma anche in grado di creare degli incendi.

Higurumaken 火車剣 (Piccolo Cannone a Mano "Ninja" - Armi Chimiche)

L’Higurumaken era uno shuriken con una carica esplosiva a miccia legata ad esso. Veniva usato per attacchi a sorpresa, per le segnalazioni e per appiccare incendi.

Uzumebi 埋め火 (Mina "Ninja" - Armi Chimiche)

L’Uzumebi era una mina terrestre fatta con un contenitore di legno pieno di polvere pirica, con schegge o sferette d’acciaio intrise di veleno. Quelle più evolute avevano anche spolette o micce tarate a tempo, che le facevano esplodere in momenti predeterminati.

 

Hiya 火矢 (Freccia Incendiaria - Armi Chimiche)

La freccia incendiaria con carico esplosivo. In pratica veniva installato uno scomparto con polvere da sparo al suo interno o lacci incendiari sulla freccia, ed esplodeva all’impatto.

 

Houroku-Hiya 焙烙火矢 (Granata - Armi Chimiche)

Durante il XIV secolo in Cina furono inventate le prime bombe a frammentazione su piccola scala. Questi differivano dalle precedenti bombe incendiarie. Erano fatti di un guscio esterno generalmente in ghisa, che sarebbe stato riempito con piccole palline di ferro, pezzi di porcellana rotta e una miscela di olio riscaldato che avrebbe ricoperto le palline. Quando la bomba è stata innescata da una piccola quantità di polvere da sparo e da una miccia, l'esplosione risultante emette schegge di ferro e porcellana fiammeggianti, insieme ai proiettili di ferro che avrebbero lacerato il nemico e gli avrebbero dato fuoco.

Per dare seguito alla bomba a frammentazione, i cinesi hanno sviluppato la bomba a mano. La prima descrizione di un'arma tipo granata a mano usata dai soldati cinesi è scritta nel Wujing Zingyao, lo stesso testo militare compilato dalla Song per catalogare l'uso e la creazione del lanciafiamme, della polvere da sparo e delle bombe incendiarie. 

In Giappone vennero chiamati Hoursoku-Hiya. Una sfera con una circonferenza di circa 120 mm e un peso di circa 500 g. All'interno della sfera c'erano polvere da sparo, frammenti di ferro e piccoli chiodi ben confezionati. A seconda della durata della partita, lo shinobi potrebbe regolare la velocità con cui è esploso.

Bomba Fumogena 煙玉 (Granata - Armi Chimiche)

Chiamata anche Kemuri-dama けむり玉, o Torinoko 鳥の子, era una bomba fumogena composta con polvere da sparo, segatura e sabbia, chiusa in cera d’api che. L'innesco avveniva all'impatto, seguiva uno scoppio e una cortina di fumo disorientante. Aveva un diametro di circa 50 mm e un peso di circa 20g. 

 

Bō hiya 棒火矢 (Armi Chimiche)

Fucili che sparavano frecce di fuoco. Nel 1543 i giapponesi acquisirono la tecnologia della miccia dai portoghesi, e le armi da fuoco risultanti sviluppate dai giapponesi portarono a nuovi mezzi in battaglia, cominciando a lanciare frecce di fuoco e ad utilizzare successivamente fucili e cannoni.
 
 

Tohikata ときはた (Lanciafiamme)

Un cilindro di circa 30 cm, fatto di ghisa o metallo, contenente sabbia ferrosa e polvere da sparo. La gittata di fumo e scintille poteva raggiungere dai 5 ai 6 metri di distanza. Utilizzato principalmente per confondere i nemici.

 

Ninjatô 忍刀 (la Spada dei "Ninja")

La spada per eccellenza associata alla figura dello shinobi. Essa veniva legata alla cintura (sul fianco sinistro, oppure destro se mancini). Nel caso lo shinobi avesse dovuto scalare una parete o compiere azioni, che sarebbero risultate impedite portando il ninjatô al fianco, lo legava alla schiena. La sua lunghezza non doveva superare i 60cm e non doveva essere più corta di 40cm. Differiva dalla katana in quanto non aveva la classica curvatura ma era diritta; l'impugnatura era più lunga per un'estrazione più veloce e i materiali con i quali il ninjatô era costruito erano diversi.

Mentre la katana era forgiata più volte per darle la classica curvatura e l'affilatura, il ninjatô era fatto in acciaio meno elaborato, e l'estrazione veniva eseguita in maniera diversa: in primo luogo un ninja non impugnava il ninjatô con il dorso della mano rivolto verso l'alto ma verso il basso, una volta estratta l'arma era tenuta con una sola mano con la punta rivolta verso il basso. Questa impugnatura inconsueta con la quale lo shinobi impugnava il ninjatô era dettata dal fatto che il ninja eseguiva dei gìri (tagli) totalmente diversi da un normale colpo di spada inoltre prima di ogni gìri vi era un kasumi (annebbiamento) atto a distrarre l'avversario per qualche attimo durante il quale lo shinobi sfruttando quest'apertura nella guardia dell'avversario eseguiva il gìri (mai uno soltanto ma sempre una serie di gìri atti ad uccidere l'avversario).

Le Katane

Una delle cose che rendono particolarmente affascinante lo studio delle lame giapponesi è che le migliori Katane mai forgiate, a tutt'oggi, sono quelle del periodo antico e cioè le spade realizzate circa 700 anni fa. In seguito i segreti dei maestri forgiatori si sono persi e solo di recente ci si è sforzati di recuperarli, ma nonostante tutto, ancora oggi non si riesce a riprodurre lame di qualità paragonabile a quelle del mondo antico. Grosso modo, le Katane possono essere così suddivise in base al periodo:

  • Joko-To (645-980) Spade antichissime progenitrici della Katana.
  • Koto (980-1600) Spade antiche, le lame migliori qualitativamente parlando.
  • Shinto (1600-1867) Spade nuove, prodotte in periodo di pace, corte, leggere, appariscenti e di minore qualità.
  • ShinShinto (1868-1912) Spade nuovissime, in questo periodo si tenta di riscoprire i segreti delle spade Koto per produrre nuovamente lame di qualità.
  • Gendaito (1912-oggi) Spade moderne, costruite nel primo 900 per i collezionisti e per i templi (relativamente poche in verità).
  • Gunto (seconda guerra mondiale) Spade prodotte industrialmente per gli ufficiali dell'esercito della seconda guerra mondiale, di bassa qualità.
  • Shinsakuto (oggi) Spade contemporanee, prodotte oggigiorno, sono grandi e appariscenti, costano molto.