I Difetti dell'Ego

Mettiamo in chiaro che io rispetto gli sport da combattimento, la mia non è una critica ma semplicemente una riflessione costruttiva.
Per me gli sport da combattimento sono necessari e fantastici da praticare.
Cominciamo intanto a comprendere la differenza tra arti marziali tradizionali e sport da combattimento.

Innanzitutto la parola "arte marziale" è prettamente occidentale. In oriente la traduzione non è "arti marziali". 

Marziale, deriva da "Marte" dio della guerra. È un concetto nato per descrivere i gladiatori che si scontravano fino all'ultimo sangue dentro una grande arena e ai lottatori greco-romani che in chiave più "sportiva", sempre dentro una grande arena, combattevano usando tecniche di atterraggio e stritolamento per sottomettere l'avversario. Si tratta dunque di un concetto legato al barbaro combattimento e alla barbara competizione da intrattenimento.
Niente "arte" o "filosofia", solo forza bruta e nessuna tecnica "raffinata".

Essere cattivo e arrabbiato è alla portata di tutti. Essere forte violento è alla portata di tutti. Chiunque messo alle strette diventa cattivo e violento. E tutto ciò che è alla portata di tutti non vale assolutamente niente. Tuttavia, è essenziale essere forti e in grado di combattere.
Io dunque non critico gli sport da combattimento, è importante saper combattere in un contesto realistico, assolutamente.
Io trovo che praticare sport da combattimento sia essenziale comparato alla pratica di una disciplina tradizionale, altrimenti ci si abitua solo ai balletti da tatami che fanno quegli imbranati col keikogi convinti di saper combattere usando tecniche surreali nella realtà dei fatti contro un compagno che sta li passivo a prenderle e farsi fare la tecnica in questione.
Quello che io ritengo brutto è il contesto sociale che purtroppo attirano questi sport di combattimento. Essendo privi di prove mentali d'intelligenza, di studio, di filosofia, ma muniti solo di spicciola violenza, tecniche di combattimento e trofei da vincere, il maranza, il coatto, il tamarro, il bifolco o come li volete chiamare, è più ispirato dal praticare queste attività piuttosto che entrare in un'accademia tradizionale.
Ed è così che purtroppo, molti istruttori di questi sport di combattimento che magari non sono così ma hanno un cervello, (pochissimi ma ci sono menomale), si ritrovano una "clientela" pittoresca e caratteristica chiamiamola così per non offendere troppo.
Finita la lotta e lo sfogo, si torna a casa e non ti resta niente a parte i lividi. Ci sono bei soldi se arrivi a diventare famoso, ma trovo che anche questo sia vuoto e sporco come concetto per spingerti a praticare qualcosa.

La disciplina, le raffinate tecniche psicomotorie di combattimento che portano a muoversi e a sapersi destreggiare con qualsiasi arma e a mani nude celano dietro ben più della banale lotta che puoi benissimo trovare per strada nei quartieri malfamati. Conosco quartierotti trogloditi perfettamente in grado di destreggiarsi con chi sale su un ring a guadagnare soldi sollazzando bifolchi allocchi che amano guardare e scommettere sulla violenza gratuita. C'è qualcosa di spirituale, di profondo in una disciplina asiatica. Scienza del corpo e della mente. Filosofia, coscienza e spiritualità si intrecciano con abilità, forza e controllo in una disciplina atta a generare un guerriero completo e saggio. La bassezza cerebrale non cessa mai di esistere anzi è decisamente aumentata. E oggi tale (barbara lotta da arena) è tornata in voga in modo spettacolare. Un circo per sollazzare l'uomo medio e altri spettatori comuni che amano la semplice e vuota aggressività fine a se stessa. Con un ovvio enorme contorno di business che l'uomo medio adora sostenendolo con scommesse e altre porcherie.

Da ciò oggi nascono muscolosi bifolchi ricoperti di tatuaggi, adulati e coperti di alloro, strapagati da questo squallido business che gira intorno a queste arene e che vengono acclamati come "grandi eroi".

Eroi ... parole ormai svendute nel nulla. I veri eroi non sono questi buffoni bifolchi, i veri eroi non sono escrementi umani come i calciatori.
I veri eroi sono stati e sono oggi, ben altro. Ben altro dannazione.

Fermiamoci ora a guardare un attimo questi "eroi gladiatori" acclamati dall'uomo medio. Barbari ignoranti che si azzuffano usando la forza bruta fine a se stessa, senza alcun nobile scopo, se non quello di massacrarsi e apparire vittoriosi davanti ad un pubblico di bifolchi estranei ignoranti come loro. Per guadagnare fama e denaro.
Che esempio danno questi elementi? Fuori dalle arene basta leggere i centinaia di articoli di questi campioni che nella vita privata sperperano denaro in droghe, presentandosi in modo ridicolo come dei luccicanti pavoni addobbati come alberi di natale e che si ritrovano continuamente protagonisti di volgari risse in pubblico. Ho letto anche articoli dove trattano le donne in modo superficiale ed irrispettoso come fanno i più classici bifolchi zoticoni da due soldi bucati.
Ma l'uomo medio vuole questo, ama questo genere di esempi per se stesso e per i loro figli.

Difatti oggi sport come l'MMA, accolgono tamarri, zotici buzzurri e rissosi a porte spalancate.
(non tutti ma per la maggior parte si). Basta osservare bene da chi sono frequentate queste palestre e leggere gli articoli dei giornali per notare come molti protagonisti di questo sport si presentano come i tamarri che ho appena descritto. Non è antipatia è realtà dei fatti.
Alcune delle loro risse addirittura sono finite con un morto, come la storia del povero Willy Monteiro, ucciso da vigliacchi schifosi che praticavano questi sport. Talmente senza attributi, che in cinque (bestioni) si sono messi contro un coraggioso ragazzino mingherlino, massacrandolo fino alla morte. Puri escrementi umani, non sono persone, ma solo un mucchio di immondizia inutile.

Budō

Tornando all'etimologia con cui è iniziato questo articolo, parliamo adesso della parola Budō, che voi conoscete meglio poichè è la più recente e diffusa, rispetto a parole come Bujutsu, Bugei, Heihō, ecc.
Filosoficamente le parole Giapponesi e Cinesi nascondono parecchia etimologia, o addirittura simbologia, e significati nascosti, che vanno compresi con studi approfonditi della parola e della cultura da cui provengono. Ma si tratta di argomenti profondi e parecchio complessi da spiegare in poche righe, vi sono intere tesi di laurea sull'etimologia dei termini che ho appena elencato. Per cui passo a spiegare solo questo. Budō, o come lo chiamano i cinesi; Wushu, Kung-fu ecc ecc, sono le parole con le quali ci si riferisce alle "arti marziali" in oriente.
Cosa significano? "Via del Guerriero", o "Via di colui che è abile nella mente e nel corpo", e che passerà la vita a sostenere i principi e gli ideali, per i quali le trasmissioni dopo migliaia di anni, sono giunte pulite e limpide nel futuro, come dei sacri testi religiosi.
Dunque, un concetto che intende colui che intraprende una via, una strada per la vita, condotta con rettitudine, rispetto, risolutezza e dedizione.

Come potete notare, c'è una bella differenza tra questi concetti, per come vengono intesi in occidente e in oriente. Tuttavia, la maggior parte degli occidentali, in base alle mie esperienze, sarà più affascinata dal gladiatore da arena che si azzuffa senza senso, per business e fama, che il noioso praticante silenzioso, a cui non importa nulla dell'ego e della gloria. Che in segreto, pratica la scienza del corpo e della mente per mettere alla prova se stesso e conoscere i propri limiti.

Chi fa sport da combattimento e legge questo articolo, potrebbe pensare che siano discorsi da smidollati, nella loro arrogante ignoranza.
Potrebbero probabilmente pensare: "La mia disciplina è più forte, e parla così perchè sa che le buscherebbe".

Nel 2007, purtroppo, per difendermi da una brutta aggressione, ho dovuto affrontare un gruppo di delinquenti di quartiere tipiti del luogo in cui sono cresciuto, ritrovandomi da solo contro sette persone, (due armate di coltello).
Sono finito in tribunale per eccesso di difesa personale.
Questo per averli mandati tutti e sette in ospedale senza risparmiare nessuno di loro da fratture scomposte. E due di loro ... in coma.
No, non c'è gloria in questo racconto. Ho avuto paura, tantissima, specialmente quando li ho visti armati e intenti a massacrarmi.
Sono stato in ospedale anche io, senza fratture per fortuna, ma con una serie di contusioni gravi perchè le ho prese anche io e di brutto anche. Quella è stata la prima volta in cui ebbi l'occasione di mettere in pratica ciò che mi fu insegnato nella realtà del combattimento.
Fu quasi fatale per quei sette, mentre io ne sono uscito vivo.
Vinsi la causa, perchè due testimoni si fecero avanti dichiarando che erano sette contro uno e due di loro armati di coltello.
Mi costò tuttavia molto denaro, stress e rabbia.
Ero abituato a fare a botte e alla violenza, sin da bambino ho partecipato a risse e ho dato e preso tante di quelle botte che neanche immaginate. Ma quella fu la prima volta che ho rischiato di spegnere con le mie stesse mani più vite nello stesso momento.
Da quel momento conoscendo di cosa sono capace grazie alla mia disciplina, ho avuto paura e sempre evitato ogni genere di violenza. Non bisogna sottovalutare la qualità di una disciplina e i suoi praticanti. Ma in questo mondo l'alloro va messo solo, a chi non ne fa un uso violento gratuito e lo sfoggia con arroganza. La saggezza di resistere alle tentazioni primordiali, avere saggezza e senno, questo viene frainteso invece come cordardia. Ma prima di dare del codardo a qualcuno, devi sapere a chi lo dici.

Io dico sempre una cosa:

"Non esiste l'arte marziale migliore del mondo, ma solo la persona giusta, con la tecnica giusta, lo stato d'animo giusto e la conoscenza giusta, al momento giusto".

È corretto mettersi alla prova e fare esperienze di combattimento reale, io l'ho fatto tantissimo, ma sempre con criterio.
È corretto specialmente in ambito d'addestramento, in una competizione accademica, purchè non sia una farsa.
Nella mia scuola questo concetto è importante e tra le tante attività, si combatte, altrimenti tutto diventa un balletto e o una coreografia.

Ci si sofferma troppo a farsi imbambolare dalle apparenze o dal fare teatrale e prolisso di qualcuno, perdendo di vista i punti veri e importanti della pratica di una disciplina. Oggi ci sono fin troppi "maestri" convinti di essere i migliori, e che la loro disciplina sia la migliore, quando palesemente dimostrano di usare tutte le loro energie per fare business e raccogliere allievi in massa, senza far caso alla qualità di questi, perchè troppo impegnati a regalare titoli, cinture e trofei e chiedere denaro in cambio di questi.

Le gare, i titoli, sono spazzatura. Non servono a niente. Ciò che conta è l'amore per gli allievi e per la disciplina. Il cuore, la passione, la volontà e l'impegno. E il duro lavoro che occorre, diventerà un piacevole premio quando i risultati compariranno.

Esempio di ego mal riposo è Dk Yoo, artista marziale di fama internazionale della Corea del Sud, noto per la sua "incredibile potenza e velocità". Nominato addirittura la reincarnazione di Bruce Lee. Pensate un po' che sciocchezze.

Si, è vero Dk Yoo è uomo che si sa muovere sicuramente molto bene, ma sopravvalutato oltre l'assurdo dalla sua ottima pubblicità sui social.
Ha un buon gioco di gambe, ed è veloce, ma non più di qualsiasi altro buon praticante di arti marziali. Sarà anche capace di preparare atleticamente qualcuno, ma non è un combattente, piuttosto un coreografo che si sa vendere molto bene, a mio parere. Difatti, ha voluto farla fuori dal vaso, dopo tante critiche verso la sua disciplina, ideata da lui, annunciando insieme ai suoi seguaci, che fosse una delle discipline migliori al mondo perchè aveva in se tutti i principi delle arti marziali.

E dopo molti anni, di seminari e lezioni a prezzi esorbitanti in giro per il mondo, girovagando come un santone delle arti marziali, un super vip, ecc. Finalmente ha deciso di salire sul ring e dimostrarlo contro un avversario vero.
Non come ha sempre fatto, con avversari passivi che lo assecondavano senza reagire.

L'uomo che ha incontrato sul ring è Bradley Scott, un fighter UFC, un campione di MMA, in pensione, e di tutto rispetto. Per essere abbastanza alla pari, hanno scelto di lottare con la nobile arte della box, che io rispetto e amo tantissimo.

Incontro di una grandissima importanza, perchè ha dimostrato che tutto ciò che ha profetizzato Dk Yoo su se stesso, e tutto ciò che i suoi fan, hanno acclamato di lui, tradotto sul ring, non funziona ed è parecchio inferiore. Non dico che doveva massacrare Bradley Scott, è più pesante, più giovane, più alto e più esperto di lui sul ring, quindi le avrebbe prese comunque.

Ma non pensavo avesse fatto pena così clamorosamente.

Incontro davvero imbarazzante, di una noia incredibile, anche per il povero Bradley Scott che deluso, si è ritrovato un vero incapace come avversario.

Centinaia di migliaia di euro di seminari e lezioni dove insegna come respirare, e ansimava come un cane durante tutto il'incontro.
Neanche uno, dei suoi principi, dei suoi colpi, è partito ed è andato a segno.
Non ha fatto uno solo dei suoi movimenti tanto spettacolari nei suoi video, e tanto acclamati dai suoi seguaci. È solo scappato, addirittura anche dando le spalle più di una volta, (inconcepibile). E non ha fatto altro che abbracciare centinaia di volte Bradley Scott, che ha detto a fine combattimento: "neanche la mia ragazza mi abbraccia così tanto", la sua battuta mi ha divertito tantissimo.

Dk Yoo è risultato mancante, ridicolo, misero, e incapace.
E sono rimasto parecchio deluso, perchè anche se avevo qualche dubbio su di lui già da tempo, lo ammiravo comunque.

Questo incontro ha dimostrato definitivamente che Dk Yoo non è nessuno, è in gamba sicuramente, può allenare, e conoscere movimenti, principi e tecniche.
Ma da "tatami", in chiave didattica, schematica, non è assolutamente in grado di applicarle in un vero combattimento.
Esattamente come i milioni di praticanti e maestri, di discipline Budō nel mondo.
Non so perchè ha voluto fare questa figuraccia, probabilmente il suo ego l'ha accecato al punto che si è visto più grandioso di quanto non lo sia davvero, senza aver realmente mai combattuto. Esattamente come tanti maestri oggi.

Ma ha avuto il coraggio di salire su quel ring, e gli va riconosciuto almeno questo, tanto di cappello.

Altra pecca deludente, che a mio parere, patetica e per niente professionale, sono le scuse istantanee. Appena finito il match ha dichiarato immediatamente, di avere diverse ernie alle vertebre, e una spalla fuori uso a causa di questo, palesemente mortificato negli occhi, come un bambino innocente che gioca con i soldi del monopoli e che appena va a comprare le caramelle, scopre che nel mondo reale non valgono nulla.

Un uomo con tutte quelle ernie intanto, non riesce neanche a stare in piedi, figuriamoci su un ring a scappare e abbracciare continuamente l'avversario come un hippie. Ma mettiamo fosse vero, allora perchè ha accettato? Per avere la scusa pronta nel caso fallisse? E come è possibile che con delle patologie così gravi, le utenze responsabili dell'incontro abbiano acconsentito a farlo combattere lo stesso? Insomma, troppe cose strane ... a mio parere, scuse da pagliaccio.

La verità è che, l'obbiettività, e l'umiltà, stanno abbandonando le arti marziali oggi. La ragione, il rispetto, l'umiltà, l'obbiettività, e la saggezza, solo questo conta nelle arti marziali. Ma a causa dei social, dove regna l'ego, e della voglia di denaro e potere, tutto sta diventando convinzione, fanatismo e un vero circo.

Io faccio un augurio, affinché questa linea disgustosa e negativa che ormai ha sommerso le discipline, possa non distruggere definitivamente un giorno, tutto ciò per cui io studio, combatto, e pratico con passione, perseveranza, amore e rispetto, da quasi tutta la mia vita. Proteggere, non speculare. Imparare, non alimentare l'ego. Custodire con abnegazione gli antichi retaggi e i loro principi, solo questo conta.

Scolaro Giuseppe Simone

ジュセッペ シモネ スコラロ