Un po' di cultura

Nella vita noi abbiamo la forza di poter decidere tutto, anche dove e quando morire se vogliamo. L'unica cosa su cui non abbiamo nessuna scelta e potere è dedidere dove e da chi nascere. Io sono solo nato in Italia. Viaggiando ho scoperto una sensazione forte, che mi ha fatto capire la non appartenenza al paese in cui sono nato. Sono cresciuto con un giapponese, e ho vissuto praticamente quasi tutti i miei 37 anni in funzione della cultura giapponese che mi ha sempre affascinato. Ma appena ho messo piede per la prima volta in Giappone non è stato come gli altri viaggi che ho fatto in Europa. La fortissima sensazione di casa si è manifestata totalmente nel mio animo. Tutto per me è normale del Giappone, dai pregi ai difetti fino alle assurdità più eccentriche o discutibili, per me è tutto normale. Al contrario di questo posto dove sono nato (la Sicilia) che mai l'ho capito, tollerato e amato neanche per un solo istante della mia vita. Ho scoperto dov'è il mio posto nel mondo dopo tanti viaggi e ho compreso quanto sia fatto per me. Dunque dico questo, perchè non si tratta solo di arti marziali.
Si tratta di vita, cultura e amore. Ed è per questo che rilascio nel sito dedicato al mio dōjō sezioni culturali inerenti alla mia amata patria.

Si può benissimo dire che l’era del “Rinascimento” giapponese è il Periodo Edo. Concluso il Periodo Sengoku, l’era storica degli stati combattenti ricca di guerre e continui tradimenti con Daimyō in lotta fra loro per il potere, il Giappone si ritrovò a vivere ben 265 anni di pace e prosperità, generando gran parte della cultura giapponese che affascina oggi il mondo.

Certo prima del Periodo Edo tradizioni, cerimonie e pratiche spirituali esistevano già, importate dalla cultura cinese. Ma il Giappone con l’avvento del Bakufu 幕府 (lo Shogunato Tokugawa) crebbe esponenzialmente nello splendore culturale. 
Nel Periodo Edo fiorirono in Giappone diverse arti come ad esempio una delle più caratteristiche che fu l'Ukiyo-e 浮世絵 un genere di incisione e stampa a colori su legno che rese famosi diversi artisti tra i quali Utagawa Hiroshige 歌川広重.
Una caratteristica dell’arte giapponese dell’epoca era che i soggetti ritraevano la vita quotidiana, mestieri, lavoratori, edifici e riprese delle città con dettagli della popolazione intenta a svolgere i propri compiti e le proprie abitudini. Una delle sue opere più famose è una serie chiamata Meisho Edo Hyakkei 名所江戸百景 (Le Cento vedute famose di Edo) che costituisconole cinquantatre stazioni del Tōkaidō (Tōkaidō Gojūsan-tsugi 東海道五十三次).

Per farvi capire il genere d’arte di cui parliamo una delle più conosciute in occidente è Kanagawa okinami ura 神奈川沖浪裏  "la grande onda al largo di Kanagawa", di Katsushika Hokusai 葛飾北斎.

Cha no yu  茶の湯

Conosciuta in occidente come "Cerimonia del tè" è un rito sociale zen e dunque spirituale, praticato in Giappone sin dal 1500, codificato dal monaco buddhista Sen no Rikyū 1522 - 1591. Era il maestro del tè di Oda Nobunaga e successivamente di Toyotomi Hideyoshi.

La cerimonia del tè indica il processo di preparazione, presentazione e degustazione del tè praticato in forme ritualizzate di natura meditativa e religiosa. Un rito sociale e spirituale, al centro della tradizione di diversi paesi asiatici.

In Oriente infatti, il tè non è il semplice consumo di una bevanda: dalla sua coltivazione, alla sua preparazione, sino al momento in cui viene versato nella tazza e degustato, questo prodotto viene trattato con cura e rispetto, ed è al centro di norme, codici di comportamento precisi basati su concetti e principi spirituali e meditativi.

La preparazione della cerimonia del tè deve seguire quattro principi fondamentali:

  • Rispetto 敬
  • Armonia 和
  • Purezza 清
  • Tranquillità 寂

Questi quattro principi avvolgono tutto il rituale, dal rapporto tra coloro che prendono parte alla cerimonia, a quello con gli accessori che servono alla preparazione, a quello con il cibo che viene consumato.


Io e mia moglie a Kamakura, degustazione del matcha durante uno dei miei viaggi in Giappone

Gli strumenti per la cerimonia:

  • Chaki: il recipiente per il tè
  • Chakin: la salvietta usata per asciugare la tazza dopo che è stata lavata
  • Chasen: il frullino in bambù per mescolare il matcha all’acqua
  • Chashaku: il cucchiaino in bambù usato per dosare il matcha
  • Chawan: la tazza dove si beve il tè
  • Furo: il braciere usato nelle stagioni fredde
  • Rō: la buca quadrata nel tatami in cui si pone il bollitore nei mesi caldi
  • Kama: il bollitore per l’acqua

Gli invitati sono condotti attraverso il giardino nella stanza del tè. Devono lavare le mani, per purificare corpo e mente, ed entrare nella stanza attraverso una porticina, che impone di rannicchiarsi per passare, assicurando una dimostrazione di rispetto.

 

Una volta che gli invitati sono entrati nella stanza del tè e si sono accomodati, compare il Teishu 亭主  l’addetto o addetta, alla preparazione del tè, che lo prepara da posizione inginocchiata, dopo aver preparato gli strumenti con movimenti precisi ed aggraziati.

 

Tutti i commensali vengono invitati a mangiare un dolcetto, che va preso tassativamente prima del tè, e successivamente viene loro offerto di bere il tè.
È  importante sorreggere la tazza sul palmo della mano sinistra e ruotarla due volte con la destra fino a che il lato decorato si trova di fronte al maestro.

A questo punto si può finalmente bere il tè, assicurandosi di sorseggiarlo fino in fondo senza paura di essere un po’ “rumorosi”. In seguito, si ripulisce il bordo della tazza e ci si prende del tempo per ammirarne la bellezza.

Infine, ci si deve assicurare di ruotare la tazza, come prima ma nel senso opposto, in modo che il lato decorato si trovi nuovamente rivolto verso di noi.

Shodō 書道

Lo shodō è l'arte giapponese della calligrafia. Derivata dalla corrispondente arte cinese Shūfǎ 書法 nota in Corea come Seoye 서예 e in Vietnam come Thư Pháp 書法. Lo shodō ha influenzato altre forme d'arte giapponesi, come ad esempio il Sumi-e uno stile di pittura che impiega come la scrittura l'inchiostro di china.

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Strumenti per la scrittura:

Sumi  (Inchiostro). Prodotto partendo dal carbone è preparato in tavolette solide. Necessita di essere disciolto con acqua.

Shitajiki (Feltro di Appoggio). Viene posto sotto la carta e serve a tenere il foglio in posizione.

Suzuri (Pietra per preparare l'inchiostro).

Fude (Pennelli di varie misure).

La scrittura giapponese è giunta dalla Cina. Per molti secoli i giapponesi non possedevano la lingua scritta ma solo parlata.
La scrittura derivò dagli Hamza i caratteri calligrafici cinesi. L'arrivo ufficiale delle "lettere cinesi" avrebbe avuto luogo nel 522 secondo il Nihongi o Nihonji 日本紀 chiamato anche Nihon shoki 日本書紀 che fu terminato nel 720 sotto la supervisione del principe Toneri, figlio dell'imperatore Temmu 天武天皇, con l'assistenza dello storiografo Ō-No-Yasumaro 太安万侶. Il Nihongi a volte tradotto come "Annali del Giappone" è il secondo libro in ordine cronologico della storia giapponese classica. È più elaborato del Kojiki che si occupa principalmente degli aspetti religiosi della corte imperiale. Compilato nel 712 d.C. dal nobile Ō-No-Yasumaro su richiesta iniziale dell'imperatore Temmu fu infine presentata alla corte dell'imperatrice Gemmei 元明天皇. Si dice che tutto ebbe inizio con la spedizione di Sūtra e di una statua di Buddha dal re Syöng-Myöngdel del reame coreano di Paekje all'imperatore del Giappone Kimmei. Un'altra fonte, il Gankōji engi, cita la data 538.
Esistono parecchie forme di scritture primitive chiamate Jindai Moji, ma anche, Kamiyo Moji 神代文字 letteralmente "scrittura dell'era degli dei" che fu scoperta recentemente e che incorpora qualche carattere vagamente pittografico, qualche carattere runico ed altri in apparenza molto vicini agli Hangul coreani. Essi sono ora considerati dei falsi creati negli anni trenta ed utilizzati per promuovere il nazionalismo giapponese.

Non c'è stato un sistema di scrittura della lingua giapponese orale fino allo svolgimento dei Man'yōgana 万葉仮名 che utilizzavano dei caratteri cinesi per le loro proprietà fonetiche (derivate della loro lettura cinese) piuttosto che per il loro valore semantico.
I man'yōgana sono inizialmente stati utilizzati per scrivere delle poesie come per il Man'yōshū 万葉集 che fu compilato prima del 759 e che darà il suo nome al sistema di scrittura derivato.

Il moderno sistema di scrittura della lingua giapponese utilizza tre principali tipi di caratteri, i logogrammi Kanji, due sillabari Hiragana e Katakana e l'alfabeto latino in casi ristretti Rōmaji.
I kanji di origine cinese sono 2997 quelli più comuni, noti come Jōyō e Jinmeiyō Kanji e vengono utilizzati soprattutto per sostantivi, verbi, aggettivi e nomi propri di persona; i due sillabari Kana contengono ciascuno 46 caratteri di base (71 compresi i segni diacritici), ognuno dei quali corrisponde ad un suono nella lingua giapponese, vengono utilizzati nella flessione linguistica dei verbi e degli aggettivi e nelle particelle grammaticali. Quasi tutte le frasi giapponesi contengono sia kanji che hiragana, mentre più raramente viene utilizzato il katakana. Quest'ultimo viene utilizzato per la traslitterazione delle parole e dei nomi stranieri, per la trascrizione di nomi scientifici di animali e piante e per i versi degli animali. A causa di questa miscela di caratteri oltre ad avere un grande inventario di caratteri kanji, il sistema di scrittura giapponese è spesso considerato come uno dei più complicati in uso in tutto il mondo.

Personalmente non trovo che sia così. Io studio giapponese da anni con la Sensei Machiko Sakamoto, che vive fortunatamente a Catania. Insegnante eccezionale, dalla grande simpatia e professionalità con la quale è nata una splendida amicizia. (Se siete della zona e volete imparare veramente bene il giapponese, vi consiglio di cercarla). Tornando a noi, io trovo che sia una lingua splendida e facile da imparare. Credo che ogni lingua sia complicata ed è solo la passione che rende lo studio di essa facile e piacevole.

Maneki Neko 招き猫

Maneki neko significa “gatto che invita” ed è molto di più di un semplice soprammobile, si tratta, infatti, di un simbolo portafortuna con alle spalle una leggenda molto curiosa. Coinvolge un samurai a caccia, una tempesta di fulmini e un gatto, ovviamente.
In Giappone sin dall’antichità il gatto è sempre stato un animale molto amato e venerato, perché teneva i topi lontani dai raccolti e dai bachi da seta. Per questo motivo non solo in Giappone ma in tutto l’estremo oriente il gatto viene associato tutt’ora alla fortuna e al benessere economico. In oltre si crede che i gatti abbiano la capacità di poter vedere, ed interagire con gli spiriti, e dunque, siano come una sorta di tramite tra il mondo degli dei e il nostro. Per questo, sono ritenuti sacri ed intoccabili in Giappone.

In verità, non esiste una sola leggenda legata alla nascita di queste statuette a forma di micio.
La più famosa, però, è la storia del samurai Li Naotaka che un giorno si recò poco fuori Edo (l’odierna Tokyo) per una battuta di caccia con il falcone. Mentre si trovava nei pressi del tempio di Gotoku-ji, in un’area che oggi corrisponde a Setagaya, Naotaka notò che il gattino dell’abate lo stava invitando ad avvicinarsi al monastero con dei cenni della zampina. Incuriosito, il guerriero si diresse verso il gatto e un attimo dopo un fulmine squarciò l’aria e colpì proprio l’albero vicino a cui si trovava fino a un istante prima. Naotaka convinto che il gatto gli avesse appena salvato la vita, donò al Gotoku-ji un’ingente somma di denaro che fu usata per ristrutturare il tempio.

L’usanza di posizionare una statuina del maneki neko, tuttavia, nacque un’era dopo, intorno al periodo Meiji, ad Asakusa.
In quegli anni, nel quartiere abitava una vecchia donna, così povera che fu costretta ad abbandonare il proprio, amatissimo, gatto perché non era più in grado di nutrirlo. Pochi giorni dopo, però, il gatto le apparve in sogno e le disse che, se avesse creato una statuetta a sua immagine, lui le avrebbe portato fortuna. La vecchia si recò da un ceramista e si fece creare delle statuine a forma di gatto; dopodiché si mise a venderle fuori dal santuario di Asakusa Sensō-ji 金龍山浅草寺. Inutile dire che in pochissimo tempo tutti gli abitanti della città cercarono di accaparrarsene una. È così che la vecchia pose fine ai suoi problemi economici e il maneki neko diventò un oggetto popolarissimo e tradizionale.

Io e mia moglie al Santuario Sensō-ji ad Asakusa in uno dei miei viaggi in Giappone.

Koinobori 鯉幟

La carpa in Giappone è un’animale che rappresenta la forza e la buona salute, in quanto questi animali sono longevi e forti.
La leggenda cinese narra che una carpa, risalì una cascata per giungere al cielo, e impiegò tempo e fatica, ignorando le derisioni delle altre carpe. Quando riuscì a risalire la cascata, per premiare la sua caparbietà, pazienza, e forza, gli dei la tramutarono in un Drago e divenne immortale. Per questo motivo le carpe sono simbolicamente importanti. E il giorno della “festa dei bambini”, i giapponesi appendono queste bandiere a forma di carpa, per augurare una crescita forte e in salute ai bambini. Il giorno dei bambini si chiama Kodomo no hi 子供の日, ed è una festività nazionale giapponese celebrata il 5 maggio.

In occasione del Kodomo no hi le famiglie in cui vi sono dei figli maschi, viene esposto un Kabuto,  il tradizionale elmetto militare giapponese, ed in alcuni casi si donano dei pupazzi di Kintarō 金太郎 ai figli maschi.

Il kabuto e le koinobori vengono esposti per auspicare che i figli crescano sani e forti come Kintarō. Kintarō è un personaggio mitologico del folklore giapponese. Si tratta di un bambino dotato di una forza disumana. Una leggenda dice che era figlio della principessa Yaegiri, che a causa di un conflitto tra il marito e lo zio sarebbe fuggita nella foresta; lì avrebbe dato alla luce Kintarō e poi lo avrebbe abbandonato o sarebbe morta, per cui il bambino venne cresciuto da Yama-uba, una strega delle montagne del Monte Ashigara.

Lanterne Giapponesi

Chōchin 提灯

Con il termine Chōchin si indicano le lanterne che possono essere di vari colori e che un tempo contenevano candele per l'illuminazione, che sono poi state sostituite nel tempo dalle lampadine elettriche. Sono utilizzate per scopi rituali, cerimoniali o decorativi (ad esempio per insegne di negozi o decorata con il nome di famiglia per essere appesa fuori da un’abitazione). Sono fatte di carta giapponese Washi (carta di gelso), e solitamente il  telaio è fatto di bambù spezzato. In alcune occasioni, veniva usata la seta per proteggere la fiamma dal vento.

Andon  行灯

Con il termine chōchin si indicano le lanterne che possono essere di vari colori e che un tempo contenevano candele per l'illuminazione, che sono poi state sostituite nel tempo dalle lampadine elettriche. Sono utilizzate per scopi rituali, cerimoniali o decorativi (ad esempio per insegne di negozi o decorata con il nome di famiglia per essere appesa fuori da un’abitazione). Sono fatte di carta giapponese Washi (carta di gelso), e solitamente il  telaio è fatto di bambù spezzato. In alcune occasioni, veniva usata la seta per proteggere la fiamma dal vento.

Tōrō 灯篭

Giappone 2017

Giappone 2019

I Tōrō sono lanterne da giardino, che possono essere di legno, pietra o bronzo. In Giappone le lanterne in pietra sono chiamate Ishi-dōrō 石灯籠., mentre le Tsuridourou 釣灯篭 sono le lanterne in legno o bronzo appese in aria.

Yukimi-dōrō  雪見燈籠

Si tratta di una lanterna con le gambe ricurve chiamate Sao, un ampio ombrello chiamato appunto Kasa, con un pinnacolo appuntito, che si chiama Hōju. Un Hibukuro (il focolare) esagonale, su una base Chūdai ottagonale. Solitamente sono bassi, e vengono utilizzati esclusivamente nei giardini. Il posizionamento tradizionale è vicino all'acqua e una lanterna a tre gambe avrà spesso due gambe nell'acqua e una a terra. I vari strati delle lanterne da giardino rappresentano gli elementi naturali.

L'Evoluzione del Giappone

I giapponesi e i cinesi sono sempre stati attratti dalle cose strane e diverse dalla loro cultura.
Geneticamente nella struttura sociale di questi popoli la natura vuole anche che siano letteralmente superiori agli occidentali, riguardo moltissimi aspetti. Sono più avanzati nell’applicazione, nell’inventiva, nell'iniziativa e nella realizzazione di qualsiasi cosa, molto meglio degli occidentali. Per quanto riguarda il Giappone a prova lampante di questo, storicamente parlando, e quindi, realisticamente parlando, fino al 1800 erano ancora in età feudale rispetto a questa parte del mondo ormai abbastanza avanzata. Il Giappone è stato l’ultimo popolo della terra ad abbandonare il feudalesimo. E intanto oggi è la terza potenza mondiale e una delle nazioni più avanzate, sicure e civili al mondo.
Appena duecento anni fa è semplicemente bastato affacciarsi alla cultura occidentale e dare una sbircatina alle sue prodezze per arrivare dalle candele e le spade a quello che vedete oggi e che tutti sognate ed invidiate. Scavalcando di gran lunga l'occidente il Giappone è divenuto un mondo a se, affascinante e meraviglioso sotto moltissimi aspetti. Questo perchè i giapponesi più di ogni cosa vivono d’intelletto, di volontà e ingegno. Di enorme cultura e tradizioni. E di una profonda spiritualità (quella vera no quella ipocrita, finta e sanguinaria dei cristiani). I giapponesi vivono di duro lavoro, in funzione di una vita migliore e un futuro avanzato. Impegnati incessantemente alla realizzazione evolutiva di qualsiasi cosa. Può sembrare assurdo tale impegno e dedizione al lavoro per tanti scansafatiche parassiti della società italiana abituati a vivere come scarafaggi in un tale degrado sociale. Per carità nessuno è perfetto neanche in Asia. Ma alla luce dei fatti, se osservate com'è ridotto oggi il paese dei mangia spaghetti è palese che tutto quello che dico di sgradevole sull'Italia è indiscutibilmente obbiettivo ed assiomatico.

Come e quando è iniziato questo risveglio illuminare che ha condotto il Giappone a mostrarsi al mondo e ad ottenere il potere?
Proverò a riassumerlo in poche righe.

Periodo Edo. Era il mattino del 2 luglio 1853 quando un pescatore scrutò all’orizzonte qualcosa di mai visto.
Sembrava una nave in fiamme poiché la grande figura nera in lontananza emetteva un fumo nero imponente. Si trattava invece di quattro navi americane venute di proposito in Giappone ad imporre il commercio con la forza (tanto per cambiare).
Al comando di questa flotta c'era il Commodoro Matthew Calbraith Perry. Costui fece approdare la flotta alla Baia di Edo, ma dalla costa fu intimato alle navi di allontanarsi e dirigersi a Nagasaki dove c’era il porto di Dejima 出島 dedicato proprio al commercio con gli olandesi e gli stranieri, unico luogo dove era concesso agli occidentali mettere piede. Dejima era anche l’unico sprazzo di terra in cui gli occidentali escluse le donne potevano alloggiare.
Gli olandesi ad esempio, pur essendo alleati con cui vi erano accordi commerciarli da parecchi secoli, erano trattati come prigionieri.

Questa eccessiva ristrettezza e astio verso gli stranieri, nacque a causa delle continue ed insistenti visite dei cattolci portoghesi che secoli orsono cercarono di infestare il paese con le loro dottrine e le loro leggi trattando i giapponesi come inferiori indigeni da istruire.
Comandare a casa degli altri con superbia è costato molto a quei visitatori. Ma questa è un altra storia.

Le navi americane erano incredibili per i giapponesi. Abituati alla vista dei velieri in legno furono spaventati nell’osservare la maestosità di quelle imbarcazioni in ferro che andavano a vapore, piene di congegni meccanici mai visti. La vista delle quattro navi che attraccavano nella baia di Edo ruggendo fumo nero nell'aria, in grado di muoversi senza vento e remi, spaventò profondamente i giapponesi che chiamarono quelle navi Kurofune 黒船 disegnandole come imbarcazioni demoniache.

Lettere ufficiali rinvenute nella storia dimostrano quanto gli americani nella loro classica prepotenza di invasori ed usurpatori di civiltà, ritennero i giapponesi come un popolo primitivo, votato alla forma e alle cerimonie. Pensarono che alla vista di una prova di forza e determinazione senza alcun rispetto e pietà, i nipponici si sarebbero piegati.
Perry si rifiutò di spostare la sua flotta a Nagasaki nonostante le intimidazioni dei samurai e lasciò le navi alla Baia di Edo.

Un gruppo di navi di samurai con il loro comandante, si diresse verso le navi circondandole e continuando ad intimare gli americani di andarsene o sarebbe scoppiata una guerra. In modo parecchio deciso Perry minacciò i cinquemila samurai schierati davanti alla costa, asserendo che se non gli avrebbero fatto incontrare subito lo Shōgun avrebbe dato una prova di forza con i suoi cannoni.
Per far comprendere bene questo concetto, un solo cannone fece fuoco verso la spiaggia e distrusse delle rocce sbriciolandole.
Rispetto ai cannoni che conoscevano i giapponesi, l’artiglieria americana era molto più avanzata e parecchio più potente.
Il messaggio non venne recepito e così le navi dei barbari bianchi si misero in movimento, caricarono in cannoni e si armarono tutti in un via vai frenetico. Alla fine fecero scendere Perry a terra. Questo fece esplodere una grande tensione alla corte dello Shōgun, che probabilmente a causa dello stress improvviso del momento si ammalò. Nel frattempo a Edo consiglieri e i messaggeri in fretta e furia emanavano ordini dappertutto mettendo tutti i clan in guardia e pronti ad una eventuale battaglia.

Non ci fu alcuna battaglia. Perry si limitò solo a presentare una lettera da parte del presidente degli Stati Uniti Millard Fillmore e andò via immediatamente dopo. Nella lettera c’era un ultimatum, in cui l’America impone un commercio col Giappone senza accettare alcun genere di rifiuto perché avrebbero ottenuto l’ingresso nelle loro terre anche con la forza se necessario. Prima di andare Perry dichiarò che sarebbero tornati la prossima primavera per avere la risposta del governo giapponese e ribadì che se si sarebbero rifiutati di commerciare con gli Stati Uniti, questi gli avrebbero dichiarato guerra invadendo il Giappone.

Gli USA sono una nazione estremamente spregevole per quanto mi riguarda. Si tratta di una nazione che ha alle spalle una storia priva di cultura e tradizioni, composta solo ed esclusivamente di guerra, invasioni e schiavitù. La storia antica e moderna parla chiaro sul disgustoso schifo che rappresenta la bandiera a stelle e strisce, la mia non è antipatia gratuita ma pura e morale obbiettività basata sui fatti storici.

Fu un oltraggio. Nessun popolo occidentale era mai entrato in Giappone con così tanta arroganza e prepotenza. I giapponesi rimasero a dir poco sbalorditi e disgustati dai modi rozzi e privi di qualsiasi genere di rispetto che avevano gli occidentali. I loro modo di esprimersi e di comportarsi era arrogante e oltraggioso. Quell’evento fu un vero e proprio insulto all’orgoglio nazionale dei giapponesi. Dopo la loro partenza vennero fatti diversi ritratti raffiguranti gli orridi occidentali, in alcune Perry è raffigurato come un vero e proprio demonio.
E i giapponesi insultavano questi ritratti stracciandoli e bruciandoli in pubblico. Ci fu rabbia e paura allo stesso tempo nei confronti di Perry. Si pensò alla guerra parecchio in quei mesi. Ma la paura contro tale potenza di fuoco rese cauti i giapponesi su eventuali azioni avventate.

Lo Shōgun a quel tempo era Tokugawa Ieyoshi 徳川 家慶 che morì il 27 luglio 1853, esattamente venticinque giorno dopo l'arrivo delle navi nere. Al suo posto diventa il nuovo shōgun Tokugawa Iesada 徳川 家定. Quest’ultimo però non era preparato a gestire la situazione e così si riunì il consiglio del vecchio shogunato per consigliarlo o addirittura prendere decisioni al posto suo.
Gli ultimi antenati del grande e nobile Tokugawa Ieyasu 徳川 家康 non furono assolutamente alla sua altezza. Alla luce di tutto questo la situazione si era complicata parecchio sia alla corte dello shōgun e anche in tutto il resto del Giappone.

Per la prima volta nella storia le decisioni che avrebbe dovuto prendere lo shōgun (il cui significato era proprio colui che sottomette i barbari) dovettero prenderle i daimyō che su ordine del consiglio dello shogunato Tokugawa fu dato loro il compito di prendere in mano la situazione mettendo le decisioni ai voti. Quello fu un momento cruciale nella storia dello shogunato, perché per la prima volta il suo potere fu messo da parte poiché ritenuto insufficiente. Nonostante fossero tutti d’accordo nel disprezzare gli americani, si crearono comunque due fazioni. Una che pensava fosse saggio accettare di commerciare con i barbari americani e aprire il paese al mondo.
E una che si rifiutò al punto da creare organizzazioni violente con uno slogan molto popolare a quel tempo; Jōi chokumei 攘夷勅命 che significa "Onorare l’Imperatore, cacciare i barbari”.

Alla fine fu incaricato il capo dei consiglieri anziani Abe Masahiro 安倍 正広 a trattare con gli americani. Non essendoci precedenti per gestire questa minaccia alla sicurezza nazionale Abe tentò di mediare fra il desiderio dei consiglieri di trattare con gli stranieri, quello dell'imperatore che li voleva tenere fuori dal paese e quello dei Daimyō che volevano fare la guerra. Quel periodo spaccò il paese in diverse linee di pensiero e rese lo shogunato vacillante. Quel periodo viene ricordato come Bakumatsu 幕末

Scorretto, Perry giunse nuovamente in Giappone nel Febbraio 1854 in largo anticipo rispetto a quanto aveva annunciato durante la sua prima venuta. Arrivò con il doppio delle navi e degli uomini, tutti armati per una vera e propria invasione su larga scala. Ogni piccolo dubbio dei giapponesi crollò in quel momento, alla vista di tale potenza militare non poterono fare altro che lasciarli attraccare.
Non potevano rischiare di perdere tutto quello che avevano creato gettandosi in una guerra contro dei mostri simili rischiando di essere distrutti. Per quanto selvaggi e rozzi erano palesemente più forti di loro i barbari invasori.

Si accettò dunque di negoziare e per circa ventitre giorni Perry restò a Edo per preparare il contratto di commercio. Le condizioni dello shogunato per accettare di aprire un rapporto commerciale tra il Giappone e i barbari americani era stato chiaro:

Il commercio del Giappone resterà sotto la supervisione e alle regole dello shogunato. Ed in oltre, cosa più importante di tutte; il Giappone non cede per debolezza ma per saggezza. Per la pace ed il bene del proprio popolo. Sarà dunque preservata l’integrità e la sovranità territoriale del paese”.

Perry accettò le condizioni e dopo aver trascritto altre clausole vantaggiose per entrambi i paesi si raggiunse un accordo e si firmò. L’America, questo dannatissimo paese, raggiunse il sui obbiettivo.

Tre giorni prima la fine del trattato ci fu un ricevimento serale in cui lo shogunato mostrò il Sumō 相撲 agli occidentali.
In una prova di forza uno dei lottatori sfida Perry a colpirlo allo stomaco, ma questo si rifiuta. Un altro lottatore giapponese solleva due sacchi di riso sopra la testa. Ed un altro ancora sfida tre dei soldati di Perry a spostarlo. Perry al ricevimento, oltre all’alcol tipico della sua terra nativa, mostra dei doni che i giapponesi non avevano mai visto prima. Una macchina fotografica dell’epoca, un telegrafo e il modello di un treno in scala 1:4 che suscitarono una estrema curiosità e clamore. I giapponesi amavano le novità ed erano molto ingegnosi per cui tali prodezze tecnologiche stimolarono molta curiosità. Chiesero i progetti di quei doni e li ottennero, si misero subito all’opera per farli realizzare ai loro ingegneri.

Solo sbirciando scoperte tecnologiche che gli occidentali avevano ottenuto nel corso di lunghi secoli, il Giappone nel giro di duecento anni non solo li pareggiò ma addirittura superò spaventosamente l’ovest, in tutto e per tutto. Industria, tecnologia, società e civilizzazione. Ottenendo risultati incredibili diventando la terza potenza mondiale sfondando nel mercato con le materie prime che oggi tutti noi compriamo esclusivamente da loro. E così oggi il Giappone è di fatto una delle nazioni più avanzate, civili, pulite, sicure e vivibili al mondo, con un bassissimo tasso di criminalità, disoccupazione, ed ignoranza.

Cultura Moderna

Manga 漫画 e Anime アニメ

Un difetto dei giapponesi + che sono un popolo parecchio dedito alla discrezione e alla repressione dei sentimenti.
La realizzazione di opere dunque è uno sfogo che essi hanno per liberare idee e sentimenti. La tecnologia, dalla robotica alla scienza hanno condotto il Giappone ha dimostrare la propria caparbietà, il proprio talento e la loro superiorità intellettuale.

Ma c’è una forma d’arte che invece ha dimostrato la loro incredibile fantasia, espressione di sentimenti e idee represse.
Il disegno. Tramite animazioni e disegni hanno generato quello che sarà il loro punto di forza sul mercato mondiale, e una delle loro peculiarità moderne. Il Manga 漫画 e gli Anime アニメ.

Manga in Giappone è il termine che indica generalmente tutti i fumetti, indipendentemente dal target, dalle tematiche e dalla nazionalità di origine. Ma il mondo associa la parola Manga tipicamente ai fumetti giapponesi. A partire dagli anni cinquanta il manga è diventato uno dei settori principali nell'industria editoriale giapponese, con un mercato di 406 miliardi di yen nel 2007 e 420 miliardi nel 2009.
Non avete idea dei numeri di questi ultimi anni post covid. Benché nata in Giappone, questa forma di intrattenimento è stata esportata e tradotta in tutto il mondo con una platea internazionale molto ricca.

Si pensa che la primissima forma di manga sia nata attorno al dodicesimo secolo quando venivano usati i rotoli di pergamena chiamati Emaki 絵巻. Il più famoso esempio di emaki è il choju jinbutsu giga 鳥獣人物戯画, trattasi di caricature dei personaggi della fauna selvatica che rappresentava animali antropomorfi come rane o conigli in varie storielle o raffigurazioni fini a se stesse.

Il formato dei manga è diverso rispetto ai classici fumetti, sono solitamente di formato tascabile con cento e più pagine e il metodo di lettura va da destra verso sinistra. L’autore di manga giapponesi viene definito Mangaka 漫画家 e in Giappone è molto rispettata questa figura in quanto fare il mangaka è un lavoro autorevole.

Successivamente al manga arriva in Giappone una forma d’arte altrettanto peculiare ed elogiata nel mondo, gli Anime.
In giapponese la parola "anime" indica qualsiasi forma di animazione indipendentemente dall'origine geografica e dallo stile.
Al di fuori del Giappone invece questo termine viene utilizzato per riferirsi esclusivamente alle opere di animazione di produzione giapponese.

Console

Sony Corporation 株式会社

La sony in precedenza chiamata Tokyo Tsushin Kogyo è una multinazionale conglomerata giapponese fondata nel 1946 con sede a Minato, quartiere di Tokyo. Sony si concentra principalmente sull'elettronica di consumo, sui videogiochi, intrattenimento e servizi finanziari.
La società è uno dei principali produttori di prodotti elettronici per il mercato dei consumatori e professionale.
Nel 2015 Sony è classificata nella 116ª posizione nella lista della rivista Fortune Global 500. Sony è una delle società di intrattenimento più complete al mondo, grazie ai suoi quattro settori operativi che si concentrano sull'elettronica, film, musica e servizi finanziari. I principali settori sono Sony Corporation, Sony Pictures Entertainment, Sony Interactive Entertainment, Sony Music e Sony Mobile Communications. Sony è tra le aziende numero uno per quanto riguarda la vendita di semiconduttori per anno e a partire dal 2013 il quarto più grande produttore di televisori dopo Samsung, LG Electronics e TCL. A conferma di tutto ciò il titolo Sony è inoltre quotato alle borse di Tokyo e New York.

PlayStation

PlayStation indicata anche con l'abbreviazione PSX nota come PS1, derivata dal nome in codice usato durante la fase di sviluppo del sistema, ovvero PlayStation Xperimental, è una console per videogiochi prodotta da Sony Computer Entertainment dal 1994 al 2000.
PlayStation segnò l'esordio di Sony nel campo delle console e fu un enorme successo dando inizio ad una rivoluzione che modificò l'immagine delle console stesse per il grande pubblico, da prodotto pensato per un pubblico più giovane a realtà tecnologica in grado di cambiare la quotidianità familiare. In questo senso erano già stati fatti iniziali tentativi ma di scarso successo, come il CD-i e il 3DO; è parere diffuso che il successo di PlayStation sia dovuto non solo alla elevata qualità e versatilità dell'hardware prodotto, ma soprattutto a una grande campagna pubblicitaria senza precedenti in questo campo, con spot di forte impatto e originalità, che riuscì a interessare un'utenza molto più vasta di quella tradizionale dei videogiochi. In tal modo Sony riuscì a primeggiare sui marchi storici del settore, Nintendo e SEGA.
Il 7 luglio 2000 venne sostituita da PSone, rimasta in commercio sino al 23 marzo 2006 con 28 milioni di unità vendute.

Nintendō kabushiki-gaisha 任天堂株式会

La Nintendo fu fondata il 23 settembre 1889, da Yamauchi Fusajirō come produttore e distributore di carte da gioco, ed è una delle più grandi compagnie del Giappone. Nel corso della sua storia ha realizzato diversi giochi meccanici ed elettronici, entrando poi nel mondo dei videogiochi negli anni settanta, come produttore di giochi arcade. Nel 1977 Nintendo lanciò con successo la propria linea di console domestiche denominata Color TV Game. Nel 1977 Nintendo assume lo sviluppatore di videogiochi Shigeru Miyamoto, futuro creatore di Super Mario.

Kabushiki gaisha Sega 株式会社セガ

La Sega Corporation è una società multinazionale giapponese che sviluppa e pubblica videogiochi, sia arcade sia per piattaforme domestiche, con sede a Tokyo. Ha sviluppato e pubblicato anche console con il proprio marchio dal 1983 al 2001, ma dopo una ristrutturazione aziendale interna annunciata il 31 gennaio 2001 ha decretato la fine della produzione di ogni console. Da allora la produzione di arcade è continuata, ma la riorganizzazione ha portato la compagnia a focalizzarsi nello sviluppo di videogiochi destinati a console di terze parti.

Cosplay コスプレ

In giapponese la parola Cosplay significa: gioco d’interpretazione. Questo fenomeno, spesso associato ai giapponesi in realtà non ha origine in Giappone. Il fenomeno precursore del cosplay nasce in America nel 1939 con il futuristicostume indossato da Forrest J. Ackerman e ispirato al film Things to Come di William Cameron Menzies. Solo nel 1984 il reporter giapponese Takahashi Nobuyuki coniò la parola cosplay, per descrivere i fan mascherati da protagonisti delle serie di fumetti e fantascienza che aveva visto alla WorldCon di Los Angeles. Essendo i giapponesi appassionati di realtà alternative, ne hanno fatto una moda e una vera e propria cultura.

Il fenomeno assunse una certa rilevanza in Giappone a partire dal 1995 quando la stampa giapponese dedicò per la prima volta un articolo a questo fenomeno quando un gruppo di ragazzi nella città di Tokyo indossò i costumi ispirati a personaggi della serie Neon Genesis Evangelion. Da allora il cosplay si è sempre più diffuso anche nel resto del mondo, soprattutto tra le schiere di fan più appassionati.

Ogni cultura ha centinaia di migliaia di aspetti che caratterizzano il proprio popolo e la nazione.
In Asia, più di tutte, in quanto tale continente ha una storia culturale parecchio più antica e ricca di quella occidentale, per lo più governata da barbari fino all’avvento dei greci, degli arabi e dei romani che hanno dato un minimo di civiltà e splendore a questa parte del mondo.

L’architettura, gli aspetti più intimi della religione, della struttura sociale, della politica. Dagli abiti fino alla conoscenza della medicina, dell’aspetto astronomico e alla cura dell’ambiente e del corpo. Esiste ancora un mondo da scoprire dietro la cultura asiatica, ricca di mistero e meraviglie così antiche e preziose, da essere ancora mantenute nei secoli con abnegazione e rispetto.

Spero che questo breve piccolo riassunto culturale vi sia piaciuto. ありがとうございます