Un po' di Spiritualità
Jinja 神社
Jinja è il termine giapponese che sta ad indicare un santuario shintoista, generalmente costituito da una serie di edifici, e l'area naturale circostante, ed è il luogo dove i fedeli shintoisti possono recarsi per la venerazione dei Kami. I santuari scintoisti, chiamati Jinja, sono facilmente riconoscibili. L'entrata è marcata da un Torii 鳥居 il portale sacro, spesso in legno, ricoperto di un color rosso vermiglio, più raramente in pietra.
Tera 寺
Tera è il termine per i templi buddisti. Un luogo sacro solitamente composto dalla sala principale di culto, che nelle antiche lingue pali e sanscrito viene chiamata Vihara विहार. L'altare con la statua di Buddha, che spesso è situato all'interno del vihara, su cui vengono posti fiori, incensi e altri doni. Ed in fine è sempre presente, l'edificio adibito al reliquiario, che contiene resti di oggetti legati a Buddha.
Shintō 神道
Lo shintoismo è una religione Prevede l'adorazione dei "kami", cioè divinità, spiriti naturali o semplicemente presenze spirituali. Alcuni kami sono locali e possono essere considerati come gli spiriti guardiani di un luogo particolare, ma altri possono rappresentare uno specifico oggetto o un evento naturale, come per esempio Amaterasu 天照大御神 la dea del sole, considerata la mitica antenata diretta della famiglia imperiale giapponese. Talvolta anche le persone illustri, gli eroi e gli antenati divengono oggetto di venerazione post mortem e vengono deificati e annoverati tra i Kami 神, gli dei.
Secondo lo Shintoismo non c'è niente di peccaminoso di per sé, piuttosto certi atti creano un'impurità spirituale che una persona dovrebbe evitare semplicemente per ottenere purezza, pace mentale e buona fortuna, non perché l'impurità.
Il male e gli atti sbagliati sono chiamati Kegare (letteralmente "sporcizia"), e la nozione opposta è Kiyome (letteralmente "purezza").
L'uccisione di un essere vivente, considerata come atto impuro, dovrebbe essere fatta con gratitudine e con riverenza nei confronti dell'animale e ridotta al minimo, praticata solo quando altamente necessario.
I giapponesi moderni continuano a enfatizzare grandemente l'importanza dell'Aisatsu 挨拶, l'insieme di frasi e saluti rituali. Prima di mangiare molti giapponesi dicono itadakimasu ("ricevo umilmente [questo cibo]"), in modo da prestare un appropriato rispetto per chi ha preparato ed in generale per tutti quegli esseri viventi che hanno perso la loro vita per permettere quel pasto. La mancanza nel mostrare rispetto può essere considerata come un segno di ego ed un'assenza di preoccupazione per gli altri.
Torii 鳥居
Il Tori è il tradizionale portale d'accesso giapponese che porta ad un Jinja (santuario shintoista) o, più semplicemente, ad un'area sacra. Rappresenta il portale tra la dimensione degli dei e gli spiriti, e la nostra. Solitamente, si possono trovare anche in serie, creando un lungo corridoio. Questo accade quando vengono messi come tributo al dio Inari 稲荷 il dio dell’abbondanza e del successo. E le persone che hanno raggiunto il successo o un abbondanza, nel corso della loro vita, pagano il tempio donando un Torii, sul quale è scritto a destra il nome dell’azienda, o del donatore, e a sinistra l’anno in cui è stato inserito il Torii.
All’interno della colona infatti si trovano i kanji di Hounou 奉納 che significa votivo.
Esistono parecchi tipi di Torii, e l’architettura cambia in base al significato spirituale, alla tipologia di santuario e non sempre anche alla posizione geografica in cui si trova.
Spiriti e Guardiani
Komainu 狛犬
Il komainu è una creatura mezzo cane e mezzo leone, solitamente disposta agli ingressi dei templi in coppia, simboleggiando i guardiani del santuario. In qualche occasione, si possono trovare anche nei templi buddisti, specialmente in Cina.
Le due forme sono chiamate a-gyō 阿形 lett. 'forma a“ e un-gyō 吽形 lett. "forma un" denominate collettivamente anche a-un.
Il motivo è di origine buddista e ha un significato simbolico: la bocca aperta pronuncia la prima lettera dell'alfabeto sanscrito , che si pronuncia “A", mentre la bocca chiusa pronuncia l'ultima lettera, che si pronuncia “Um“. Insieme formano il suono Aum , una sillaba sacra nelle religioni come l'induismo e il buddismo. Il mantra dell’illuminazione.
Kitsune 狐
Secondo la mitologia giapponese la volpe è un essere dotato di grande intelligenza, in grado di vivere a lungo e di sviluppare con l'età poteri soprannaturali. Il principale tra questi poteri è l'abilità di cambiare aspetto ed assumere sembianze umane, infatti esse appaiono spesso con l'aspetto di una bella donna. In alcuni racconti esse utilizzano queste abilità per ingannare il prossimo, mentre altri le ritraggono come guardiani benevoli, amiche, amanti e mogli. Più una kitsune è vecchia, saggia e potente, più code possiede, fino ad un massimo di nove. Le kitsune sono strettamente accomunate alla figura di Inari, il kami shintoista della fertilità, dell'agricoltura e del riso, secondo la mitologia esse sono al suo servizio col ruolo di messaggere. I santuari dedicati alla dea Inari sono caratterizzati da schiere di Torii che creano lunghi corridoi suggestivi.
Temizuya 手水舎
Lo shintoismo principalmente abbraccia il principio della purezza. Proprio per l'idea di purezza, prima dell'ingresso in molti templi shintoisti troverete delle "fontane" equipaggiate di appositi mestoli per prendere dell'acqua e purificarvi. I Torii scintoisti marcano la separazione tra il mondo degli umani e quello degli dei. Pertanto i visitatori si devono inchinare quando li varcano. Un Temizuya, una fontana, è messa a disposizione per purificarsi. il rituale prevede che ci si lavi prima la mano sinistra, poi quella destra, ed infine che ci si lavi la bocca utilizzando la mano sinistra.
Osaisen お賽銭
Uno dei primi rituali che si fa in un santuario shintoista, è L’Osaisen. Si arriva davanti all’altare del tempio, dove è riposto un grosso contenitore tipico, chiamato Saisen-bako 賽銭箱 (salvadanaio). Saisen 賽銭, è il denaro offerto agli dei.
Si butta una moneta da 5 Yen 円, inchino, si battono le mani due volte, preghiera, e poi inchino finale. In molte occasioni, si conclude con un terzo battito di mano e inchino finale. Si utilizza tradizionalmente una moneta da 5 Yen perché in giapponese 5 Yen si pronuncia Go-en 五円, e questa parola in giapponese significa anche “buoni rapporti” scritto così ご縁, e quindi ha un significato più profondo, in quanto richiama un legame positivo verso gli dei.
Hi to Kaze no Jōka 火と風の浄化
La Purificazione del Fuoco e del Vento, nei templi shintoisti, può avvenire anche tramite il fuoco, la sabbia, il sale o il sakè. Spesso infatti si vedono dei contenitori colmi di sabbia in cui vengono infilzati dei bastoncini di incenso, ed i credenti ne respirano il fumo, muovendo l' aria verso sé stessi con le mani. Inebriandosi del profumo, purificandosi. Il rituale è simile in un tempio buddista.
Shimenawa 注連縄
Le Shimenawa "corda delimitante" sono corde di canapa e paglia di riso usate per i rituali nello Shintoismo. Sono sempre addobbate con uno Shide 紙垂 un pezzo di carta a forma di zigzag. Queste corde rappresentano le nuvole e i fulmini, elementi degli dei. Vengono usate per adornare qualcosa ritenuto sacro o di grande importanza.
Omikuji 御御籤
All’interno di ogni santuario shintoista, si trova una vasta gamma di oggetti dedicati ai rituali di fortuna, prosperità, salute ecc. Ogni giapponese partecipa vivamente, a questi rituali, in qualsiasi santuario vi troverete, noterete una grande affluenza per compiere questi rituali.
Significa letteralmente “lotteria divina”.
Chiamato Mikuji みくじ è un biglietto contenente una predizione divina. Quando non si è contenti della predizione, si lega in una rastrelliera apposita, e si fa un nodo. Successivamente, in una cerimonia, verrà poi bruciato per scacciare questa profezia cattiva.
Ofuda お札
Ofuda, significa letteralmente “carta venerabile”. Si tratta di un talismano che vendono in tutti i santuari shintoisti, in cui è scritto o il nome del tempio, oppure quello della divinità. Nella credenza popolare, questa carta sacra, è intrisa dello spirito degli dei, e porta la protezione di essi nella nostra vita. Difatti, gli ofuda, si trovano ovunque, in casa, appiccicati in un area sacra, anche in auto, ecc.
Omamori お守り
Gli Omamori sono amuleti dedicati sia a particolari divinità shintoiste, che a icone buddiste. La copertura dell'amuleto è fatta solitamente con stoffa e racchiude al suo interno una preghiera scritta su un foglio di carta o un pezzo di legno. Si suppone che la preghiera sia di buon auspicio per il portatore in particolari occasioni, compiti o prove della vita. Gli omamori sono anche utilizzati per scongiurare la sfortuna e vengono spesso legati alle borse, appesi ai cellulari, nelle automobili per la sicurezza in viaggio, ecc.
L'aspetto degli omamori può variare a seconda del luogo in cui sono stati fatti. Su un lato dell'omamori è specificata l'area di fortuna o di protezione a cui sono destinati e, sull'altro lato, il nome del santuario o del tempio in cui sono prodotti. L'omamori non deve mai essere aperto, pena la perdita della loro capacità di protezione. La validità dell'omamori è di un solo anno, dopo di che dovrebbe essere restituito al santuario, o tempio, in modo che possa essere smaltito correttamente.
Ema 絵馬
Gli Ema sono targhe dei desideri in legno. Le persone scrivono i loro desideri o preghiere su una targa di legno che può essere acquistata presso il santuario e poi appenderla sul terreno del santuario. L'origine del rituale sembra risalire intorno all'anno 1000. “Ema” è composto da due kanji: Quello di “foto” 絵, e quello di “cavallo” 馬. I cavalli erano visti come i "veicoli degli dei" e durante il periodo di Nara (710-784), le persone donavano cavalli ai santuari in modo che gli dei fossero più propensi ad ascoltare le loro preghiere e soddisfare i desideri.
Ofuro お風呂
L’Ofuro nella sua forma onorifica è il rituale tradizionale giapponese di purificazione del corpo e dello spirito dallo stress quotidiano che consiste nell'immergersi, dopo essersi lavati, in una vasca da bagno di legno colma d'acqua calda. La stanza adibita al Furo è detta Furoba 風呂場. Originariamente si svolgeva in vasche di legno Hinoki (cipresso giapponese). I giapponesi, sin dall’alba dei tempi, ritengono sacro lavare il proprio corpo.
Kadomatsu 門松
Il Kadomatsu è il simbolo giapponese che annuncia il capodanno. Si tratta di una decorazione tradizionale giapponese del nuovo anno messo a coppie di fronte alle abitazioni si suppone per accogliere gli spiriti ancestrali o kami del raccolto. Essi sono posti dopo Natale fino al 7 gennaio (o 15 gennaio durante il periodo Edo) e sono considerati alloggi temporanei per i kami. In genere costituiti da pini, bambù e, talvolta, rametti di albero che rappresentano la longevità, la prosperità e la costanza.
Kagami Mochi 鏡餅
Il Kagami mochi è un piatto decorato, tipico del capodanno giapponese. Di solito consiste in due mochi (torte di riso) composti in ordine di grandezza, con in cima il più piccolo un daidai (un'arancia amara) con una foglia attaccata in cima.
Si trova su un supporto chiamato Sanpō 三宝 sopra un lenzuolo chiamato Shihōbeni 四方紅.
Vengono spesso attaccati anche i Gohei 御幣 una forma di Shide 紙垂 rossi e bianchi.
Si dice che i due dischi mochi simbolizzino gli anni che vanno e vengono, il dualismo, vita e morte, luce e oscurità, yin e yang.
Il daidai (l'arancia), simboleggia il proseguimento di una famiglia, di generazione in generazione.
Daruma 達磨
Le bambole Daruma dette anche bambole Dharma, sono figurine votive giapponesi senza gambe né braccia, che rappresentano Bodhidharma (Daruma in giapponese), il fondatore e primo patriarca dello Zen. La bambola ha un volto stilizzato da uomo con barba e baffi, ma gli occhi sono dei cerchi di colore bianco. Usando dell'inchiostro nero, bisogna disegnare un solo occhio esprimendo un desiderio; se il desiderio dovesse avverarsi, verrà disegnato anche il secondo occhio. Una leggenda dice anche che le bambole daruma custodiscano dentro le anime di coloro che non hanno compiuto una buona vita, che non hanno realizzato i propri sogni, e che gli dei abbiano rinchiuso le loro anime dentro le bambole al fine di realizzare i desideri degli altri. Come premio una volta “aperti gli occhi” vedranno la luce e la loro anima troverà la pace e la libertà.
Jizō 地 蔵.
Vi sarà capitato di vedere delle foto con delle piccole statuette dalle facce serene che sembrano bambini. In Giappone si chiamano Jizō.
Cominciamo dalle origini di questa peculiarità ossia da bodhisattva. Un aspirante Buddha che una volta raggiunta l’Illuminazione decide di rinunciare al "nirvana" e restare nella dimenzione materiale della terra per aiutare gli altri. Jizō è un monaco buddhista protettore dei viandanti e dei bambini e appartiene a questa categoria. le sue origini da fuori il Giappone. Tuttavia, una volta giunto nel Sol Levante, Jizō ha surclassato di fatto il kami shintoista di nome Dōsojin 道祖神. Conosciuto anche come Sae no Kami 障の神 e rappresentato di solito nella forma di “coppia di statue” poste ai confini o agli incroci delle strade, era l’originaria divinità tutelare dei viandanti, dei pellegrini e in generale di tutti coloro che si trovavano a transitare per un certo luogo. Jizō in Giappone ha finito per assumerne le caratteristiche, diventando il nuovo protettore dei viaggiatori.
La figura di questo monaco vede uno spirituo illuminato che si prende cura dei bambini e di quei figli che purtroppo non sono mai venuti al mondo, perché nati morti oppure non arrivati a nascere. I Dōji Jizō 童子地蔵 sono le statue in pietra di Jizō nella forma di bambino, utilizzate spesso come memoriale per i piccoli prematuramente scomparsi. Il forte legame che unisce Jizō agli infanti è ben esplicitato nei rituali che prendono il nome di Mizuko Kuyō 水子供養 “riti funebri per i bambini d’acqua”.