Oda Nobunaga 織田 信長

I Tre Riunificatori del Giappone

Oda Nobunaga

織田 信長

Oda Nobunaga conosciuto come il Re Demone nacque nel 1534, quando il Giappone era ancora un paese fratturato. Piccoli territori erano governati da potenti signori della guerra locali che erano spesso in guerra tra loro. Tuttavia, con la morte di Nobunaga nel 1582, il Giappone non era lungi dall’essere completamente unificato. L’unificazione fu completata negli anni dopo la morte di Nobunaga da parte dei daimyo Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu.

Era di carattere duro e spietato, facile all'ira, ad inimicarsi amici e alleati.
Alla morte del padre Nobuhide nel 1551, si dice che il giovane Nobunaga abbia dato in escandescenze, alienandosi molti alleati del clan Oda, che già lo ritenevano troppo impulsivo e indisciplinato per diventare daimyō.

Questi infatti cominciarono ad appoggiare suo fratello Oda Nobuyuki 織田信行.
Alla luce di ciò, Hirate Masahide 平手 政秀, il mentore di Nobunaga, si assunse la responsabilità per il comportamento del ragazzo compiendo seppuku.

Oda Nobunaga nacque in un periodo noto come “Sengoku Jidai”. Questa era è durata quasi 200 anni, a partire dalla metà del 1400 e fino ai primi del 1600. Fu un periodo di sconvolgimento sociale, guerra perpetua e intensi intrighi politici.

Nato in una famiglia di amministratori locali nel 1534 d.C., il padre di Nobunaga, Oda Nobuhide (1510-1551 d.C.) era un signore feudale minore o daimyo nella provincia di Owari, Giappone centrale. Nobunaga sarebbe emerso per la prima volta quando, alla morte di suo padre, sarebbe diventato il signore del castello di Nagoya. Usando il castello come base, Nobunaga estese il suo dominio sul daimyo rivale con notevoli successi arrivando addirittura nel 1555 d.C. quando rase al suolo la città di Kiyosu e nel 1559 d.C. quando catturò e cancellò la fortezza di Iwakura. La reputazione del signore della guerra per la spietatezza fu stabilita saldamente nel 1557 quando ordinò l’omicidio di suo fratello. Nel 1560 d.C. nella battaglia di Okehazama, il signore della guerra di Mikawa, Imagawa Yoshimoto (1519-1560 d.C.), fu sconfitto e ucciso quando l’esercito di Nobunaga si lanciò in un accerchiamento a sorpresa del nemico. Nobunaga era sulla buona strada per diventare il leader militare più temuto del Giappone.

Nobunaga è oggetto di due biografie, la prima era Shincho Koki di Ota Gyuichi, che fu pubblicata nel 1598, mentre la seconda, Shincho Ki, fu pubblicata nel 1622 e fu compilata da Oze Hoan come estensione del precedente lavoro. Entrambe le opere esaltano il loro soggetto e, come con simili biografie postume del periodo medievale, esagerano le sue opere e inseriscono episodi leggendari che probabilmente non sono mai accaduti. Il missionario e storico gesuita Luis Frois (1532-1597 d.C.), tuttavia, diede una descrizione molto più rivelatrice di Nobunaga nel seguente estratto di una lettera scritta nel 1569.

Un uomo alto, magro, leggermente barbuto, con una voce molto chiara, molto devoto alla pratica delle armi, robusto, affezionato all’esercizio della giustizia e di misericordia, orgoglioso, amante dell’onore al massimo, molto riservato, estremamente accorto negli stratagemmi della guerra, poco o per nulla soggetto al rimprovero, e il consiglio dei suoi subordinati, temuto e riverito da tutti in misura estrema. Non beve vino. È un maestro severo: tratta tutti i Re e i Principi del Giappone con disprezzo e parla loro dall’alto come se fossero inferiori, ed è completamente seguito da tutti come il loro signore assoluto.

Nel 1559, Nobunaga aveva eliminato ogni opposizione interna al clan e poteva dirsi signore di Owari. Per un po’ aveva continuato a stipulare alleanze con altri daimyō attraverso il kanrei Shiba Yoshikane, ma scoprì che questi era in trattative con i Kira e gli Imagawa per attaccare il clan Oda e restituire il controllo di Owari al clan Shiba, così lo cacciò, annullando i precedenti trattati ed entrando anzi in guerra.

Uno dei principali nemici di Nobunaga era il clan Imagawa che era basato nella provincia di Suruga e guidato da Imagawa Yoshimoto.

Nel 1560, Imagawa Yoshimoto sollevò un enorme esercito di 25.000 uomini e marciò verso Owari. Questa forza è stata resa ancora più grande dai rinforzi del clan Matsudaira. Questi eserciti si accumularono nei regni di confine delle proprietà del clan Oda a Owari. Si dice che Nobunaga avesse avuto solo 3000 uomini al suo comando per proteggere la sua terra.

Nonostante la differenza di numeri, Nobunaga decise di attaccare. Questo corso di azioni fu intrapreso contro il consiglio dei suoi vassalli, che lo hanno fortemente invitato a rimanere in una posizione difensiva, o ad arrendersi senza combattere. Invece, Nobunaga ha progettato un attacco a sorpresa contro i soldati di Imagawa. Le forze di Oda hanno assemblato una serie di manichini imbottiti e li hanno posizionati in una posizione chiave in cui le forze Imagawa potevano vederli, dando l’impressione che Nobunaga avesse una forza lavoro significativa sul campo.

Nel frattempo, Nobunaga manovrò i suoi uomini per attaccare l’esercito di Imagawa dove era accampato in una stretta gola. Dopo un violento temporale, i membri del clan Oda scesero sui loro nemici, sorprendendoli e sconfiggendoli.

Questa vittoria aumentò notevolmente il potere di Nobunaga e, altrettanto importante, indebolì i suoi nemici. Non solo sconfisse l’Imagawa, ma il risultato ulteriore fu una rottura delle alleanze tra quel clan e altri che erano allineati contro Nobunaga.

Nel 1560, Imagawa Yoshimoto aveva riunito un grande esercito (tra 20.000 e 40.000 uomini, a seconda delle fonti) per marciare verso Kyōto, con la scusa di andare in soccorso dello shōgun Yoshiteru; a questo esercito si sarebbe dovuto unire quello del clan Matsudaira di Mikawa, vassallo del clan Imagawa. Nobunaga non aveva più di 2.000 uomini, e non poteva mobilitarli tutti dai confini; ciò nonostante, in quella che divenne nota come la battaglia di Okehazama, approfittando di un improvviso temporale attaccò di sorpresa il campo degli Imagawa, e uccise Yoshimoto, con una vittoria fulminea che sorprese e sconvolse tutto il Paese[1]. Dopo la battaglia il nome di Nobunaga divenne famoso in tutto il Giappone, mentre il clan Imagawa subì un duro colpo, e perse rapidamente potere sui propri vassalli, e soprattutto sul clan Matsudaira, a cui apparteneva Matsudaira Motoyasu (il futuro Tokugawa Ieyasu), che nel 1561, superando l’antica ostilità tra i propri clan, firmò un’alleanza con Oda Nobunaga.

Nobunaga non accettò mai nessuno dei titoli che gli furono offerti, e rimase sempre solo il capo del clan Oda e il daimyō di Owari; ciò nonostante, la sua autorità gli permise di introdurre importanti cambiamenti nel Paese.

Una delle novità più importanti del periodo Azuchi-Momoyama fu la razionalizzazione delle famiglie samurai; nel periodo Muromachi infatti le numerose guerre combattute anche e soprattutto a livello provinciale avevano spinto i clan ad accettare nei loro eserciti chiunque fosse abile al combattimento, e durante l’epoca Sengoku praticamente ogni giapponese maschio adulto apparteneva ad almeno una organizzazione militare. Dal 1576 Nobunaga cominciò a confiscare le armi ai contadini nei territori da lui controllati, riducendo così il rischio di rivolte e il numero di combattenti da lui non direttamente controllabili; il suo successore Toyotomi Hideyoshi, nonostante fosse lui stesso originario di una famiglia di contadini, completò l’opera distinguendo per legge la casta samurai (l’accesso alla quale poteva così avvenire solo per via ereditaria) dalle altre e vietando a tutti i non-samurai il porto d’armi. Le famiglie samurai che si erano opposte a Nobunaga prima, e a Hideyoshi e Ieyasu poi, furono dichiarate illegittime e i loro componenti divennero rōnin oppure civili.

Sul piano militare, Nobunaga portò il suo esercito al livello tecnologico di quelli europei, impiegando per primo su larga scala lance, armi da fuoco, navi corazzate, e fortificazioni all’altezza delle guerre di massa del periodo. Alcune fonti, inoltre, gli attribuiscono l’ideazione della formazione a più linee da parte delle truppe dotate di archibugi, capace di garantire un fuoco continuo e quindi un maggiore impatto sul nemico; tale tattica, utilizzata per la prima volta nel 1575 durante la Battaglia di Nagashino, sarebbe infatti comparsa in Europa solo nel 1590, a dimostrazione delle grandi abilità strategiche di Nobunaga, che facendo per primo un uso massiccio di armi europee per la sua campagna militare apportò un cambiamento radicale alle ormai antiquate tattiche belliche impiegate dagli eserciti giapponesi.

Le sue guerre sono però ricordate soprattutto per la loro violenza e per la spietatezza con cui il suo esercito infieriva sui vinti, combattenti e civili; a questo si unisce la pratica di bruciare vivi i nemici, che Nobunaga usava come monito per i suoi oppositori. Nobunaga puntò sulla specializzazione e sulla professionalizzazione del suo esercito, e assegnò gli incarichi e le promozioni su base strettamente meritocratica, ignorando quasi completamente le regole di nobiltà e relazioni familiari tradizionalmente seguite negli eserciti feudali del tempo; l’ascesa di Hideyoshi, che da figlio di contadini riuscì a essere riconosciuto erede di Nobunaga, ne è l’esempio lampante. Ai daimyō sconfitti espropriò le terre, e le ridistribuì tra i propri vassalli non in base alla dimensione, ma alla produzione di riso. Con qualche modifica, il sistema organizzativo di Nobunaga venne esteso a tutto il Paese con l’inizio dello Shōgunato Tokugawa.

Sul piano economico, Nobunaga dimostrò grande competenza, sviluppando i castelli come perno dell’economia locale, migrando da un’economia agricola a una di tipo manifatturiero, costruì strade tra i castelli, per agevolare i traffici commerciali e lo spostamento degli eserciti, e uniformò le unità di misura. Potenziò i traffici internazionali, oltre che con Cina e Corea anche con i nanban (“barbari meridionali”, termine che copre Filippine, Siam e Indonesia, ma anche l’Europa). Istituì inoltre le rakuichi rakuza, con cui si proibivano i monopoli e si costringevano all’apertura le unioni, associazioni e gilde che Nobunaga considerava un ostacolo al commercio. Sviluppò anche leggi che prevedevano casi di esenzione fiscale e regolamentò la contrazione di debiti.

Grazie alla ricchezza accumulata nel tempo, Nobunaga finanziò varie forme d’arte, e fece costruire meravigliosi giardini e castelli. Il suo castello di Azuchi sulle sponde del lago Biwa è descritto dai contemporanei come uno dei più belli della storia, coperto d’oro e statue all’esterno e decorato all’interno con paraventi, porte scorrevoli, dipinti sui muri e sui soffitti, soprattutto ad opera di Kanō Eitoku. In questo periodo, il maestro di cerimonie di Nobunaga, Sen no Rikyū codificò le regole del cha no yu, la cerimonia del tè che Nobunaga popolarizzò e che usò per discutere di politica e affari. Sotto il suo governo comparvero anche i primi esempi di kabuki, che si sviluppò organicamente nel più pacifico periodo Edo.

Nobunaga si dimostrò molto interessato alla cultura europea, tanto che collezionò opere d’arte, armi e armature occidentali. È considerato uno tra i primi giapponesi ad aver indossato abiti europei, e nonostante non fosse religioso sostenne i missionari gesuiti in Giappone come mossa politica contro i monaci buddisti; sotto il suo governo, il 15 agosto 1576, fu costruita la prima chiesa cristiana in Giappone.

Sebbene Nobunaga morì prima di vedere unificato tutto il Giappone, aveva unificato circa la metà delle province del Giappone con un solo Shōgunato. La sua morte è un punto di controversia tra molti storici. Molti pensano che abbia commesso seppuku dopo essere stato tradito da Akechi Mitsuhide. In alcuni resoconti Mitsuhide organizzò un colpo di stato per usurpare il potere di Nobunaga. Una forza di uomini fu inviata per attaccare Nobunaga quando sapevano che non sarebbe stato ben protetto.
Nobunaga si tolse la vita prima che potesse essere catturato e umiliato. Altri resoconti dicono che Nobunaga è stato ucciso combattendo le forze nel tentativo di colpo di stato.

La tomba di Oda Nobunaga si trova al cimitero di Okunoin a Mount Koya a Koya, Wakayama, Giappone.
Il monte Koya è patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.