Le vie dello Shinobi
Hensōjutsu 変装術
Hensōjutsu 変装術 noto anche da alcuni clan shinobi come Shichihōde 七方出 (le sette vie del travestimento ninja). Si tratta di abilità che implicavano l'arte del travestimento, di imitare e di travestirsi. È risaputo che tra le specialità del "ninja" spiccava la capacità di essere "invisibile" e non magicamente come narrano le sue leggende, ma con la sua peculiare astuzia. Queste figure vagavano per il Giappone feudale con acuta mimetizzazione sociale. Avevano svariate identità e innumerevoli travestimenti. Indisturbati si confondevano tra la popolazione, dotati di grandi capacità camaleontiche che gli permettevano di potersi infiltrare bene nella società svanendo nella comunità potendo agire indisturbati. Qualsiasi fosse il loro intento, spiare, uccidere, trasmettere informazioni o altro, richiedeva non solo la capacità di sapersi travestire, ma specialmente di "essere" il travestimento. Apprendere con abilità mestieri, conoscenze culturali ed essere sempre aggiornati sull'andamento della società era essenziale per gli shinobi per diventare colui o colei che si impersonava con astuzia in modo impeccabile.
Quest'arte era in realtà praticata ancor prima del Periodo Muromachi 室町時代 1336 - 1573 chiamato talvolta Periodo Ashikaga perché coincideva con l'Ashikaga Bakufu 足利幕府 (lo Shogunato Ashikaga). Vi sono annotazioni storiche di questo tipo di pratica già dal periodo Periodo Kamakura 鎌倉時代 1185 - 1333, (In Giappone vorrei puntualizzare). Tali pratiche sono presenti in antichi scritti cinesi risalenti a quasi ben tre mila anni fa. L'hensōjutsu è stato abbottonato agli shinobi a cavallo tra la fine del Periodo Sengoku e l'inizio del Periodo Tokugawa (l'era tramonto degli shinobi). Anni in cui i guerrieri di Iga palesarono la loro figura e dunque le loro abilità vennero fuori tra le scritture e le leggende giunte ai nostri giorni.
Classi Sociali
L‘economia della società dell'antico Giappone era per l'80% basata sulla coltivazione del riso "la moneta locale" la cui produzione aumentava costantemente a fronte di una popolazione numericamente in aumento e quindi sempre più prosperosa.
Un koku 石 è la quantità di riso definita storicamente come quella sufficiente a nutrire una persona per un anno, pari a 180,39 litri e a circa 150 chilogrammi.
I castelli feudali dei Daimyō 大名 (che erano diverse centinaia) divennero veri e propri centri commerciali e la moneta divenne presto di uso corrente.
La struttura sociale del Giappone feudale conosciuta come Shinōkōshō 士農工 affidava ad ognuno il proprio posto ed il relativo livello di prestigio.
Rigide norme di condotta e gerarchie ben definite erano volte a promuovere la stabilità e l'ordine sociale nel paese, ben incise nella popolazione ormai da secoli.
In ordine d'importanza, al vertice della scala sociale superiore, c'era l'Imperatore, Tennō 天皇 e la sua corte. La figura dell’imperatore era per lo più sacra e cerimoniosa, non aveva alcun concreto potere esecutivo. Seguiva lo Shōgun 将軍 il generale supremo di tutti gli eserciti, colui che era detentore del vero potere esecutivo decidendo ogni cosa in Giappone. Dopo c’erano i Daimyō 大名 i signori feudali (i nobili, i lord) che governavano nei vari feudi. In fine nell’ordine sociale nobile c’erano i Bushi 武士 che in futuro saranno conosciuti come Samurai 侍 appartenenti alla classe dei guerrieri al servizio dell’imperatore, dello Shōgun e dei Daimyō. Lo Shōgun disponeva di circa 17000 Samurai e ogni Daimyō ne aveva qualche migliaio, questo definiva il potere del generale supremo del Giappone.
Esistevano poi gli ordini sociali inferiori ai quali non era concesso avere il cognome.
Gli Hinin 非人letteralmente i "non umani" quelli che occupavano l'ultimo gradino dell'organizzazione sociale del Giappone feudale (detti anche Eta 穢多).
Tra questa classe posta subito dopo i samurai (Shi 士) erano presenti:
I contadini Nōka農家 chiamati anche Nō 農 che rappresentavano la maggioranza della popolazione e costituivano il principale bersaglio fiscale del governo che veniva pagato da loro con il riso che producevano. Seguiti dagli artigiani Kō 工, figure molto rispettate anch'esse bersaglio fiscale del governo, ed in fine dai mercanti Shō商 che pur occupando i gradini più bassi della scala sociale godevano di non indifferenti guadagni e potere, tra gli hinin infatti erano i più privilegiati.
Seguivano nell’ordine al livello più basso in assoluto della società gli Intrattenitori di strada, le prostitute, i servitori di casa e ancor più giù i mendicanti e gli schiavi.
A nessuno di questa classe inferiore era permesso mischiarsi con persone di ceto superiore. Addirittura rivolgere la parola senza permesso poteva costare la vita.
Ovviamente le figure più utilizzate per il mimetismo sociale erano legate alle classi inferiori appena elencate, impersonare una figura di rango superiore non era affatto fattibile. Era già complesso impersonare un samurai. Tra le figure peculiari che spesso impersonavano le spie oltre mercanti, artigiani e contadini, c'erano i mendicanti Shōnin 商人 gli artisti di strada Hokashi 放下師, varie tipologie di monaci come gli Shukke 出家 e i Komusō 虚無僧, ed in fine altre figure spesso utilizzate per lo spionaggio erano vagabondi e mendicanti.
Gli Shukke 出家 erano sacerdoti buddisti in viaggio attraverso il paese alla visita di svariati templi per impegnarsi nell’evangelizzazione e nella formazione di adepti alla religione buddista. In alcune tradizioni buddiste anche le donne potevano ottenere la figura di shukke.
Gli Shōnin 商人 i commercianti avevano molto potere tra le classi inferiori, nel Priodo Edo addirittura il loro potere superò tale classe innalzando il loro status sociale ben oltre quello dei samurai. In possesso di un lasciapassare per poter viaggiare indisturbati e senza impedimenti (a parte l'uso delle armi) attraverso tutto il Giappone gli shōnin o coloro che lavoravano per loro, erano figure eccellenti da impersonare. Attraverso la vendita di articoli o il commercio di questi potevano passare oppure ottenere una vasta quantità d'informazioni.
È chiaro che gli Hokashi 放下師 intrattenitori e artisti di strada fossero figure eccellenti per muoversi indisturbati e senza identità per le strade. In oltre impersonando gli hokashi le spie potevano ritrovarsi armate in quanto le attrezzature che a loro era concesso portare con se per poter intrattenere il pubblico con i loro spettacoli, fossero strumenti per un "ninja" perfetti per confondere o uccidere.
Restando in tema di artisti c'era una figura più specifica dell'anonimo artista di strada pari ad un vagabondo ossia i Sarugakushi 猿楽師 attori da teatro. Rispetto agli hokashi i sarugakushi potevano ottenere il permesso di entrare a corte e per il sollazzo dei Daimyō e dunque trovarsi all'interno dei castelli o in altri luoghi per la gente comune inaccessibili e molto sorvegliati. Questo ovviamente valeva per musicisti, cantanti e altre figure artistiche di spessore culturale richiamate dall'attenzione dei Daimyō.
I Komusō 虚無僧 nome dal significato "sacerdote del nulla" o "monaco del vuoto" erano monaci mendicanti peculiari per il loro abbigliamento tipico dei membri della setta buddista Fuke-shū 普化宗 generata durante il Periodo Edo.
Secondo una leggenda risalente al 1795 un prete giapponese rientrò dalla Cina a metà del tredicesimo secolo portando con sé un flauto cinese fatto di bambù chiamato shakuhachi 尺八.
Alcuni di questi monaci mendicanti chiamati komusō nel Periodo Edo girovagavano per le strade praticando Suizen 吹禅 che letteralmente significa "Soffiare lo Zen" una forma di meditazione attraverso il soffio su uno strumento musicale in opposizione al passivo Zazen 座禅 che invece implicava la meditazione serena da seduti, praticata dalla maggior parte dei monaci zen. Indossavano un kasa 笠 chiamato Tengai 天蓋 dalla singolare forma chiusa a cesto idealizzato per rimuovesse l'ego di chi lo indossava celando al mondo la sua identità.
Per chi voleva spacciarsi bene per un monaco komusō conoscere le pratiche zen e le melodie suizen era dunque essenziale.
Gli Yamabushi 山伏 hanno una lunga storia decisamente interessante e misteriosa. Letteralmente yamabushi significa "colui che si nasconde tra le montagne".
Questi monaci eremiti erano seguaci della dottrina Shugendō 修験道 una pratica che combina elementi buddhisti e shintoisti. Tale dottrina poneva i suoi adepti a numerose pratiche di resistenza fisica, alcune decisamente sovraumane.
Attenzione e contemplazione erano alla base della loro meditazione ricercando l'unione tra il loro spirito e l'universo. Vagavano a piedi nudi attraversando boschi e foreste, girovagando tra fiumi gelidi, rocce acuminate e terreni sterrati, meditando sotto le cascate. Meditavano nel cammino attraversando sentieri poco battuti per parecchi chilometri. Passavano le notti a meditare in cima alle montagne, dentro grotte o sotto la fresca ombra di alberi secolari. Tutto questo gli permetteva di conquistare una spiritualità al quanto elevata generando leggende su di loro, disegnati dalla società civile come stregoni guerrieri.
Gli yamabushi erano eremiti ma si componevano in piccoli gruppi. Una setta poteva anche avere solo tre elementi. L'isolamento, lo studio e la contemplazione della natura permettevano ai monaci di contemplare profondamente sé stessi e l'universo intorno a loro. Erano parecchio saggi e suggestivi, potevano ispirare la vita e la morte con le loro parole.
Nonostante fossero eremiti uniti alla natura, non erano pacifici come i classici monaci vagabondi, erano in grado di combattere considerevolmente bene, in possesso di una scuola di arti marziali ben codificata, con l'uso peculiare della Naginata 薙刀. I loro incontri con i gruppi shinobi delle montagne di Iga resero le loro arti del combattimento più complete, anche se in realtà furono entrambi a beneficiare delle proprie conoscenze.
Gli yamabushi moderni che praticano shugendō oggi non sono molti, si riconoscono dal loro abbigliamento tradizionale, tuniche bianche da monaco chiamate kesa 袈裟 e horagai 法螺貝 corni costruiti con una conchiglia gigante.
Non tipico della loro dottrina lo Shakujō 錫杖 poteva essere visto tra le loro mani. Si tratta del bastone di peltro adornato da anelli di metallo usato principalmente in ambito monastico buddhista.
In alcune azioni storiche gli yamabushi furono assolti per combattere in nome della pace e della giustizia, e nella tradizione giapponese la loro figura è stata spesso associata ai Tengu 天狗 a causa della loro conoscenza mistica dell'arte della guerra e del combattimento.
Gen-Jutsu 幻術
Il Gen-Jutsu 幻術 è l’arte "ninja" di confondere il nemico attraverso le illusioni.
Metto sempre ninja tra le virgolette perchè nonostante quelle che descrivo siano peculiari azioni abbottonate a queste figure giapponesi in realtà tali arti vengono dalla Cina e vi sono cenni di tali "arti" in scritture antichissime che risalgono a circa tremila anni fa.
La capacità degli shinobi di ingannare i sensi e la mente delle persone è una peculiarità che ha reso queste figure epiche nella storia del Giappone feudale.
Nelle opere Kōshaku 講釈 e successivamente nelle opere dei teatri Kabuki 歌舞伎 nel Periodo Edo per la prima volta in assoluto questa figura misteriosa viene messa alla luce indossando gli abiti che oggi negli anime e nei film conosciamo e associamo al "ninja", manifestando vere e proprie magie e arti esoteriche di natura spirituale e o spettrale col solo uso dei mudrā Kuji Kiri 九字切り di natura induista ma ormai legati alla figura degli shinobi a causa della cultura popolare.
La vera peculiarità degli shinobi era il loro spiccato senso dell'uso dell'intelletto. Insegnatogli dai monaci viandanti venuti dalla Cina che li ha spinti a rivoluzionare il loro status sociale da semplici contadini guerrieri a veri e propri gruppi di specialisti dello spionaggio. La psicologia umana e l'elaborazione di congegni e giochi di prestigio atti a generare una figura sovraumana furono le basi essenziali che per anni inseguirono nel loro percorso formativo. È così che gli shinobi divennero spettri magici agli occhi dell'ignorante popolo medievale. Innalzandosi in intelletto sfruttando tale ignoranza a loro favore. Il Genjutsu 幻術 è la pratica intellettiva i cui principi si legavano all'ingegno e alla riflessione della psiche per ingannare o influenzare le menti deboli tramite giochi mentali o palesi illusioni da prestigiatore.