I Maestri Fondatori

Le arti marziali non crescono sugli alberi.

Fondare una scuola, è facilissimo.

Ma creare una disciplina, no. E non è per tutti riuscire in questa impresa.

 

Sono tre le vie per un fondatore e maestro, affinché sia onorevole, valido e competente in tutto ciò che fa, e in tutto ciò che ha fondato.

Le arti marziali nascono dal nulla, da un vuoto mentale, intriso di ispirazione.
Seguite da uno studio scientifico dell'anatomia, della meccanica, e della tattica strategica. Per poi giungere alla cosa più importante di tutte, l'applicazione.
L'esperienza reale, di chi ha combattuto in prima persona, e ha studiato affondo, ogni singolo principio delle azioni che ha subito e inflitto agli avversari, per poi codificare ogni dettaglio, migliorando sempre di più la propria tecnica.

Altra cosa importantissima è la saggezza, e lo zen, studiando parallelamente alla guerra, la filosofia, la letteratura, la spiritualità, la chimica, la biologia, e la medicina, acquisendo così, principi sempre più profondi, contemplando con più coscienza ogni cosa intorno a se, scoprendo molto, ma molto di più, osservando non con gli occhi, ma con la mente e il cuore.

Dare vita a tecniche, contro tecniche, e rendere la propria disciplina, reale, efficacie, e talmente perfetta e precisa, da riuscire a perdurare nel tempo, adattandosi a qualsiasi cosa si troverà di fronte, non è semplice. Non è sufficiente l'ispirazione e la passione. Sono un'ottima ed essenziale cosa, ma una cornice, a quelle che sono competenza, conoscenza, talento, coscienza e capacità. Cose che non sono per tutti.

Oggi, peggio del peggio, poiché tale "ispirazione" è scatenata solo, ed esclusivamente, dalla visione, di ciò che spiattella internet, o i mezzi di informazione. Quel che appare su uno schermo o libro, insomma una povera immagine, non è "scuola", poiché totalmente priva dei dettagli e della realtà che un vero maestro dentro il suo dōjō può far comprendere in modo tangibile, nell'esperienza reale, della vittoria e della sconfitta, del dolore e della forza.

Iniziamo da un concetto importantissimo; la via dello Shuhari 守破離.

Spesso lo Shuhari viene frainteso a propria comodità per velocizzare un processo.

Si sa, il truffatore cerca sempre la via più facile per aggirare l'impegno, e non studia, ma insegna. Non mostra, ma delega.
Non prova nulla, ma solo scuse, e blatera prolisso all'infinito ubriacando l'ignorante di turno.

  • SHU 守- Imparare fedelmente la forma, imitare il maestro e diventare la sua stessa ombra. Acquisire i movimenti che occorrono per assimilare al meglio la tecnica. Imparare l'importanza di proteggere, difendere, custodire.
    È lo stadio del principiante, dell'apprendista, in cui dovrebbe svilupparsi la sicurezza del gesto, in più, é la fase dove quello che viene insegnato e descritto, viene imitato, copiato meccanicamente.

 

  • HA 破- Rompere, spezzare. Oltrepassare la forma schematica, e acquisirla nel proprio io, nel proprio corpo, per comprendere come viene generata, e per capire come trasformarla. È lo stadio dell’allievo che domina le tecniche, e quindi che inizia a capirne l'essenza fondamentale dalle quali sono state generate, e l'importanza di ciò. Della pazienza, del lungo cammino di studio, contemplazione e applicazione. Lo stadio dove l’allievo sviluppa la sua identità individuale nell'arte marziale, iniziando ad avere coscienza, e a dare un'interpretazione personale delle possibili variazioni individuali.

 

  • RI 離- Allontanarsi, separarsi, dividere. Trovare il proprio cammino, applicare liberamente la forma nella propria, ma senza perdere le basi apprese dalla sorgente, sia per rispetto, e onore, ma specialmente perchè senza la trasmissione madre, niente può esistere. È lo stadio dove l’allievo ha assunto tutto il sapere del Sensei ed è pronto a diventare maestro egli stesso. Le sue esperienze, i suoi studi, i suoi esami, le sconfitte e le vittorie, lo hanno fatto maturare donandogli saggezza. Si allontanerà dal suo cammino, ma mai dal suo punto di riferimento, poiché mai, si smette realmente di essere allievo. Altri attingeranno dalla sua conoscenza, ma egli, avrà sempre bisogno, della fonte che l'ha generato. Non dovrà mai dimenticare, cosa l'ha creato e perchè, e nel rispetto e nell'onore, difenderlo fino alla fine della sua vita.

Senza, SHU non si può ottenere HA e solo attraverso HA si è in grado di arrivare a RI.

L'uomo può ingannare se stesso, credendosi chi sa cosa. Ma l'universo mai sarà ingannato dalle nostre fantasie. Senza il giusto cammino, nessuno potrà mai essere davvero in grado di potersi definire, un maestro.

L'Esperienza del Combattimento è Tutto

Come si fa ad insegnare le arti marziali senza aver mai combattuto?

È ridicolo ovviamente, come uno che non sa disegnare e insegna a dipingere.

Sono tantissimi odiernamente, gli stolti che si credono "maestri", che senza nessuna esperienza concreta, ma ispirati dalla fantasia ispirata da internet, creando scuole, infettando giovani praticanti, con la loro inettitudine.

Sottile è il filo tra fanatismo e passione, e oggi gli invasati non mancano affatto.
Maestri creano discipline che nascono dal niente, generate da chi ha partecipato a svariati seminari, o praticando sporadicamente una disciplina dietro l'altra senza costanza, per qualche periodo, convincendosi di essere eccezionali, credendo di avere abbastanza esperienza ed intuito, per ideare un nuovo stile di arti marziali, senza aver mai provato il vero combattimento, e senza aver mai praticato veramente qualcosa, col cuore, da qualcuno vicino ai veri lignaggi feudali del passato.

E così ecco oggi, migliaia di maestri "esperti", e fondatori di nuovi stili.
Ma in che contesto?
Esclusivamente da palestra, "sportivo" - "coreografico" - senza alcuna prova tangibile di reale efficacia sul campo di battaglia, in una reale situazione di violenza, e dunque, senza reali concrete validità.

 

Per mia esperienza, purtroppo, ho fatto a botte praticamente per quasi tutta la mia adolescenza. E qualche volta, in maniera più cattiva e violenta, l'ho fatto in età adulta.

Perchè? Per grandissima stupidità ed immaturità in età adolescente lo ammetto.

E per giustizia e dignità, in età adulta. Continuando però a sbagliare con le dosi ...

Studiando arti marziali nel frattempo, ho capito davvero tante cose, e ho mollato i miei difetti aggressivi, migliorando il mio stile di vita, diventando migliore io stesso come persona. Comprendendo l'importanza della pietà, e della compassione.
Ciò che ci distingue dalle bestie è l'intelletto, e non tutti per quanto possa essere piacevole e meraviglioso massacrarli, meritano di essere "massacrati".
L'idiozia, domina il mondo, ma i poveretti di cui ne sono affetti, vanno curati non con la violenza ma con la pazienza. La cattiveria invece va cancellata con la violenza.

Grazie alla disciplina e all'attenzione amorevole del mio Sensei, è subentrata la saggezza, ma anche la consapevolezza, che mi hanno fatto maturare e capire che solo se necessario, bisogna essere violenti.

Esatto, è inutile fare gli ipocriti buonisti, o i luridi dannati hippy, il mondo è questo, è in un mondo di persone prepotenti, e cattive, se occorre, se necessario, e si deve arrivare ad essere violenti per giustizia, dignità o difesa, c'è poco da fare, si fa e basta, e una volta scesi in campo, si fa al 100%, senza alcuna pietà.
L'unica legge di civiltà che subentra in quel caso, è il controllo, che ci rende persone assennate, e dunque, frantumare, tagliare, spezzare, ma mai uccidere. Mai.

Io ne ho prese davvero tantissime nella mia vita, e ne ho date altrettante.
Ho provato grandi quantità di dolore, tagli, fratture, e contusioni di ogni genere.
E agli altri, ho fatto altrettanto, e fortunatamente per me, molto più spesso di quante volte mi sono fatto male io. Ma mai per prepotenza, cattiveria ed egoismo, sempre per giustizia, dignità e difesa, mia e di chi non sa difendersi.

E sapete una cosa? Io sono contento di questo, non mi pento di nessun colpo ricevuto, e di nessun colpo che ho inflitto agli altri, perchè mi sono serviti tutti.
Ho tratto sempre insegnamenti, da ogni mia azione positiva e negativa.
Per crescere e migliorare. Nella vita o vinci, o impari, perdi quando ti arrabbi.

E oggi, per chi mi conosce e sa di cosa sono capace, perchè mi ha visto all'azione, o l'ha sentito raccontare dagli altri, è paradossale pensare che le arti marziali nel tempo, facendomi maturare, mi abbiano reso incredibilmente pacifico, dedito ad evitare fino all'estremo, ogni genere di violenza e scontro verbale con gli altri. Questo perchè so, dove si può arrivare a fare danno e a rovinarsi la vita, per rabbia e senza controllo, per un idiota. E perchè ho scoperto un tesoro senza eguali, il tempo.
E il mio tempo, è troppo prezioso per sprecarlo a far da mentore ai menomati.

 
Esistono vari tipi di persone:
 
Chi non ha mai preso una bella vagonata di legnate, e tende ad essere un pallone gonfiato, e a riempirsi la bocca, fino a quando non becca quello sbagliato che lo mette alla prova e gli fa fare una bruttissima figura, oppure una terribile fine.
 
Chi non ha mai preso una bella vagonata di legnate, e ha vissuto nella bambagia con mammina e papino, che gli puliscono il naso ogni volta che starnutisce, addirittura, disgustosamente, fino a 30 anni, diventando uno smidollato rammollito, in grado solo di proferire parole da buonista idiota, buono solo a preparare biscotti da offrite col tè.
 
Poi c'è quello che è abituato alla violenza, al dolore e non ha paura di farsi male, come me, chi purtroppo ha vissuto le mie esperienze.
Ma può succedere che chi ha vissuto queste esperienze, arriva a diventare negativo, gonfiandosi di ego, cattiveria, presunzione, diventando un delinquente, riempiendosi la bocca anche lui, facendo il gradasso, bullizzando chiunque.
Sbaglia anche se diventa, un pavone egocentrico senza umiltà, che sfoggia la sua forza gratuitamente in modo irritante.
 
Arrivare a diventare una di queste tipologie di persone, è sicuramente, una rivoltante sconfitta.
 

Una persona, per acquisire saggezza, e comprendere chi è veramente, secondo la mia personale esperienza, è utilissimo che si faccia male, emotivamente e fisicamente. Che provi l'amarezza della violenza e della cattiveria.
Della fame e della cruda realtà della vita.
Si certo, non tutti sono in grado di sostenere questo peso, e uscirne bene, purtroppo.

Tanti cadono in un oblio, che conduce in strade errate, o peggio alla morte.
Altri, ne escono forti, e grandi, ma ciò è soggettivo, e pochi riescono a prendere il meglio dai disastri della vita.
A mio parere però parlando di arti marziali, le botte, la paura, e il dolore, sono di grandissima utilità per testare chi siamo veramente.

 

Le arti marziali, aiutano ad avere una serie di valori importantissimi.
Cultura, saggezza, intelletto, senno, controllo, ed in fine, talento per combattere.
La coscienza e consapevolezza, delle proprie capacità, delle proprie debolezze, e testare quanto sono forti ed importanti i propri principi davanti al terrore o al disastro. Acquisendo la saggezza, la lucidità, e la maturità, di capire quando è necessario agire per giustizia e dignità. E quando ignorare i pagliacci buoni a nulla che abbaiano, e non vale la pena degnare della nostra attenzione.

 
Come si dice: La tigre lotta contro le tigri, e ignora le pecorelle che gli belano contro. Ma se le pecorelle insistono, la tigre se le mangerà senza pietà. Gli stolti arroganti, spesso confondono per codardia e stupidità questo concetto. E si finisce poi per scoprire nel peggiore dei modi, che ci si sbagliava.
 

Siamo tutti coraggiosi e imbattibili nelle nostre fantasie.
Siamo tutti forti, in una coreografia, mentre il nostro compagno o allievo, ci asseconda passivamente per rispetto o perchè si pratica in un dōjō di rammolliti smidollati che si toccano delicatamente, dov'è prevista solo uno show da baraccone.
Per capire se siamo veramente forti, e coraggiosi, bisogna assaggiare qualcosa di più amaro, rispetto al miele di una coreografia e un balletto che simulano una lotta studiata per fare spettacolo.
Bisogna assaggiare l'amaro dolore, e la cruda cattiveria, di chi vuole farci veramente del male.

 

No, non sto istigando alla violenza, e non sto assolutamente dicendo, cercatevi le botte.
Ma ... sicuramente, fare una vita troppo adagiata non fa bene ...


Io amo creare aforismi. Nei miei libri ne inserisco parecchi. E
ho generato un aforisma che forse può essere d'aiuto per capire:
 
"Il guerriero che estrae la spada dieci volte, è un assassino.
Il guerriero che non la estrae mai è un vigliacco.
Il guerriero che la estrae una volta, è saggio. S.G.S"
 

I Maestri Fondatori e i loro Lignaggi

Alcune discipline sono frutto di una sfilza di guerrieri, che appuntavano ogni loro azione in battaglia, strategie, tecniche, attacchi sferrati e ricevuti, morte, e vita.
Altre sono state generate in tempi, dove non c'erano più guerre sui campi di battaglia ma guerre sociali di altra natura, comunque protagoniste di ere importanti.

Finite le guerre del medioevo, e le successive guerre sociali, altre discipline sono nate in tempo di pace e quiete. Un surrogato delle arti della guerra ormai non più necessarie. Si potrebbe pensare che queste discipline moderne siano meno efficaci di quelle antiche dalle quali prendono la loro origine. Beh si, a mio parere è così, senza ombra di dubbio. Tuttavia, le reputo sicuramente, ugualmente valide, poiché nascono pur sempre da una base eccezionalmente e ricca di competenza e storia.
Parlo di queste discipline;

Il Jūdō fondato da Kanō Jigorō, e il Karate-dō sviluppato dall'unione di metodi di combattimento indigeni a Okinawa, divenuto poi famoso in Giappone grazie al fondatore dello stile Shōtōkan, Gichin Funakoshi in primis, seguito poi da Masutatsu Ōyama,fondatore dello stile Kyokushinkai, Chōjun Miyagi fondatore dello stile Gōjū-ryū, ecc.

Poi c'è il Jūjutsu, chiamato erroneamente dagli occidentali Jujitsu, che ha origini che arrivano fino al sedicesimo secolo, generato per la lotta a mani nude, dai samurai, e che oggi purtroppo come il Jūdō e il Karate, è diventato uno sport da federazione.
E l'Aikido, fondato dal grandissimo Morihei Ueshiba, generato dall'apprendimento dell'antico Bujutsu e della pratica del Daitō-Ryū Aikijūjutsu, grazie a Takeda Sōkaku.
Disciplina veramente bella a mio parere.

Il Kendō, è un surrogato moderno anch'esso, ma molto più vicino alle "origini" rispetto alle discipline appena elencate.
Fondato nel 1895 dalla Dai Nippon Butokukai come organizzazione nazionale per promuovere le arti marziali tradizionali nell'era moderna, poiché dopo la Restaurazione Meiji nel 1868, la classe dei samurai fu declassata, in quanto obsoleti e inutili nel teatro della guerra moderna e, con la proibizione dell'uso delle spade, venne ideato l'utilizzo dello Shinai e del Kendō, per mantenere la tradizione dell'arte del combattimento della spada, come tesoro di lignaggio nazionale.

Insomma, finita l'era del Bujutsu, (arte della guerra), inizia quella del Budō, (la via della guerra), la via del guerriero appunto, condotta oggi come trasmissione in chiave sportiva e filosofica, di antichi lignaggi di guerra feudale da parte di praticanti addetti alla trasmissione e al mantenimento di queste antiche tradizioni.
Purtroppo però finite nel business di federazioni e altre porcherie inerenti.

Come il Kendō, esistono altre discipline "Budō", che però sono lontane dallo sport, e più vicine al Bujutsu, e dunque alle "origini", e alle pratiche di guerra del periodo feudale. Lo Iaidō, il Kenjutsu, il Kyūdō, e il Naginatajutsu, praticato oggi in una forma modernizzata, chiamata Gendai Budō o Shinbudō.

Sui libri, o in minor misura su internet, troverete le storie di queste discipline e i loro fondatori. E sono tutte avvincenti ed ispiratrici. Tali fondatori, sono famosi per aver creato le scuole che oggi tutti, conoscono e praticano.
E ovviamente, gli va riconosciuto un grande merito storico.

Tutti questi grandi maestri, hanno tre cose in comune. Le tre basi fondamentali senza le quali, non si può generare una disciplina, e fondare una scuola.

  • Un legame diretto con veri lignaggi, e anni, anni e ancora anni, di pratica e studio con i discendenti di questi lignaggi.
  • Vere ed autentiche esperienze di combattimento, per mettere alla prova se stessi e le proprie tecniche.
  • La completa e pulita via dello Shuhari.

Anche in Cina, l'argomento è uguale. La storia però è molto più antica, e gli stili di arti marziali risalgono fino al loro primo creatore Bodhidharma vissuto nel quinto secolo, e a Zhang Sanfeng vissuto nel tredicesimo secolo, e sono letteralmente migliaia gli stili generati dalla fondazione dei principi di Bodhidharma e Zhang Sanfeng. E sempre migliaia sono i maestri annessi alla fondazione di tali stili e scuole.

Vi invito a fare delle ricerche, maestri e personaggi davvero oltre ogni immaginazione, uomini e donne a dir poco eccezionali.

Una ricerca che vi invito a fare assolutamente, ma in modo esteso, poiché ormai, se vi parlo di arti marziali cinesi, pensate subito a Yip Man fondatore del Yǒng Chūn, conosciuto come Wing Chun, che conoscevo già parecchi anni prima dei film.
Per molte persone è divenuto famoso grazie alla saga che ammetto, mi è piaciuta perchè è iniziata splendidamente, ma che poi è diventata una commercialata che ha creato una generazione di invasati e mal riposti appassionati di arti marziali.

E poi c'è uno dei suoi allievi prediletti, purtroppo divenuto simbolo delle arti marziali. Lee Jun-fan che il mondo conosce come Bruce Lee.

Adoro come Tarantino nella pellicola C'era una volta a... Hollywood, disegna Bruce Lee. Perchè chi ha studiato bene la sua storia, sa che era davvero così.
Uno spaccone montato, e un grandissimo attaccabrighe, che fuggì in America proprio perchè il suo atteggiamento rissoso lo mise nei guai in Cina.
Era colmo del suo ego come lo sarebbe un dio. Sin da bambino, non mi ha mai ispirato serietà Bruce Lee, specialmente nei suoi film, che ho sempre trovato parecchio ridicoli, dove rendeva a mio parere parecchio imbarazzante il mondo delle arti marziali. Ma intanto, una generazione intera, pendeva dalle sue labbra, e dalle sue pellicole. E oggi è un'icona e un simbolo.
Non per me, a mio parere non è nella maniera più assoluta, un esempio di maestro, e una persona che può rappresentare in modo onorevole e dignitoso le arti marziali.

Riconosco che Bruce Lee è uno di quegli individui che ne nasce uno ogni cento, e che aveva reali e competenti capacità di combattimento. Il suo talento è stato sicuramente palese non posso contraddirlo. Purtroppo però, è stato sprecato, nell'ego, e nell'arroganza, e nella voglia di pavoneggiarsi.
Ha iniziato onorevolmente la sua via, per far conoscere la cultura cinese al mondo ha iniziato bene, ma poi si è fatto trascinare dalla sua purtroppo arrogante personalità, ed è finita com'è si sa ..
Ha ideato il Jeet Kune Do mischiando le sue capacità ed esperienze. Sicuramente valido, ma per lui. È stato realizzato, ricamato sulle sue qualità e abilità, e sulle sue esperienze. Ma tutte cose che riguardano la sua speciale attitudine innata.
Ha iniziato ad insegnarlo per dare qualcosa di nuovo agli altri e farsi un nome, ma è ovvio, che la convinzione che, "se pratico Jeet Kune Do divento come Bruce Lee" è una ridicola assurdità.

Oltre queste due figure famose grazie alla pellicola. Se fate delle ricerche sui maestri cinesi, fondatori e grandi guerrieri antichi, che hanno generato gli stili di arti marziali cinesi, scoprirete che esistono figure ben più importanti e straordinarie.

Conclusione

Il problema, è il tempo. Andando avanti di generazione in generazione, la scuola crescerà e avrà sempre più adepti.
Il fondatore, vivo o morto, non avrà più il controllo di tutti, e se le menti che abbracceranno la sua disciplina, sono inferiori, la condurranno verso l'inferiorità. Così è successo a tantissime discipline, che oggi sono famose, e che non nominerò, per non offendere direttamente nessuno. Ma è un dato di fatto.
Subentrando poi la spazzatura burocratica, quindi federazioni ecc, iniziando a dominare col business queste discipline, tra gare. titoli ecc, l'inferiorità di queste discipline di arti marziali è ormai all'apice. E ci ritroviamo cinture nere col ciuccio, convinte di essere chi sa cosa, e maestri sfornati in massa come biscotti di un negozio di dolciumi, lontani anni luce da meritare di esserlo. E purtroppo, questa è l'era in cui questa inferiorità domina le arti marziali. Superficialità, ego, business, e una sconcertante e incredibile, ignoranza su ogni aspetto che rappresenta una disciplina asiatica. Io ho visto tutto questo, in ogni scuole e con ogni maestro che ho conosciuto nei miei 22 anni di esperienza. Li conto in una sola mano, gli occidentali che posso definire un Sensei. Il resto è pura spazzatura. E lo dico di tutti, anche dei membri delle federazioni di cui faccio parte, per stare in regola in occidente. E non lo dico come una critica, ma deluso, come una sconfitta.

Io dico sempre, mai fidarsi di chi insegna, ma solo di chi studia.
Lo dico grazie alle mie esperienze, e a quelle che ho visto in maestri superiori a me, (solo in giappone).

Abbiamo la responsabilità, di crescere persone, di aiutarle a scoprire chi sono, e magari a donargli uno scopo. Fare da esempio, ed essere la loro forza quando viene meno. Ma come il padre e il figlio. Quando il padre ha bisogno, lui a chi si appella?
Questo è la nostro fardello, ma se seguiamo le tre vie che hanno perseguito i fondatori, troveremo la forza, in noi, e anche nei nostri stessi allievi. Io oltre questo, patteggiando poi per la mia patria, il Giappone, sono anche dedito a condurre la sua cultura nel mondo, e a fare da ambasciatore, per far conoscere tutto lo splendore che ha da offrire questo paese. Un esempio reale, ricco di principi più che necessari, in un occidente ormai decadente.

Sensei Scolaro Giuseppe Simone
ジュセッペ シモネ スコラロ