L'Arte della Spada Giapponese

Al Dōjō Yuki no Senshi, si apprende la pratica di una grande vastità di armi, anche cinesi.
Le armi peculiari di questo lignaggio sono le kama e i bastoni, tipici strumenti utilizzati dagli shinobi e dai guerrieri contadini.

L'arte della spada giapponese adesso è insegnata e praticata in particolar modo, con attenzione e meticolosità, al punto che è una disciplina a parte praticata nelle scuole Yuki no Senshi.
Iaidō, Kenjutsu, Kumidachi e il Tameshigiri, sono pratiche fondamentali all'interno delle scuole Yuki no Senshi dal momento che questo lignaggio koryū è finito nelle mie mani. Questo perché sono pratiche nelle quali mi sono specializzato ulteriormente per dieci anni consecutivi, seguendo ancora oggi, lezioni con Katori Shintō-ryū e altre discipline koryū legate agli insegnamenti Hyōhō.

  • Muso Shinden-ryu: Fondata da Nakayama Hakudo, questa è una delle scuole più diffuse nel mondo dello iaidō moderno.
  • Muso Jikiden Eishin-ryu: Una delle più antiche scuole di iaidō, risalente al periodo Sengoku (XV secolo).
  • Hoki-ryu: Una scuola antica che enfatizza movimenti diretti e pratici.
  • Tamiya-ryu: Una scuola tradizionale meno diffusa, ma di grande rilevanza storica.
  • Shinkendo: Pur essendo moderna, si ispira fortemente alle pratiche tradizionali di spada.

Queste sono le koryū di iaidō tradizionali che hanno origine prima della Restaurazione Meiji (1868).
Ho avuto modo di praticare alcuni di questi stili, studiare bene le sfaccettature, la filosofia e le tecniche che compongono queste Ryūha.


Nel tempo, nonostante la mia vasta conoscenza pratica dell'uso di kama e dei bastoni, ho scelto la spada come arma principale in cui specializzarmi in modo ancor più mirato, poiché l’ho scoperta più naturale nelle mie mani, praticandola e studiandola in modo particolarmente costante e vasto, sperimentando, studiando, cercando poi altre scuole di spada antiche giapponesi con cui confrontarmi per farne una linea fondamentale degli insegnamenti Yuki no Senshi. All'apice della mia conoscenza pratica, filosofica e teorica della koryū che rappresento, ho sentito il bisogno di spaziare e andare oltre per ottenere ancora più conoscenza delle armi medievali giapponesi.

La pratica "ninja" della spada essendo non convenzionale, è "sporca", disordinata su certi aspetti, e può essere utile ed efficace per ottenere movimenti caotici, acrobatici e dispersivi al fine di essere imprevedibile e disorientante verso l'avversario. La componente samurai però è micidiale, atta alla perfezione e all'assoluta precisione. Dopotutto la katana è una loro arma peculiare. Così, sentendo che mancava qualcosa di più sostanzioso, ho iniziato a cercare altri maestri in Italia e poi direttamente in Giappone, studiando e praticando con attenzione altre linee di spada, trovando grandi riscontri e nuovi stupendi insegnamenti. Dopo seminari, lezioni private e lezioni online quando tornavo dai miei viaggi, ho iniziato a trovare finalmente una costanza di studio e pratica anche in Italia, trovando Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū anche quì. Un percorso che va avanti ancora oggi sulla linea di Sensei Andrea Re. Grazie a questo percorso ho ottenuto un quadro più completo della pratica di spada giapponese sia dal punto di vista ninja che samurai, portando così all'interno delle mie scuole Yuki no Senshi un lavoro più autentico, completo, qualitativo, profondo e professionale. L'intento è di portare a Catania anche la rappresentanza di questa straordinaria e antica tradizione koryū.

Ho creato così lo stile Nihontō Dō Byakko-ryū sulla base dell'arte della spada shinobi e l'arte della spada samurai, maturate grazie ai miei 25 anni di studo e pratica di koryū giapponesi.

Kumidachi Dō:

La filosofia con la quale sono cresciuto è: Tutto ciò che non è fattibile nella realtà dei fatti in un combattimento, è solo un balletto che non merita alcuna considerazione. Per questo motivo nel Nihontō Dō Byakko-ryū si pratica l'arte della spada no nel modo "classico", ma restando fedeli a questo principio assoluto che fa parte dei fondamenti Yuki no Senshi. Tutto è meticolosamente insegnato per dare coscienza delle armi e del loro potere distruttivo. Dopo i basilari Suburi, gli Enbu diventano essenziali per comprendere la praticità, il tempo di reazione e la velocità di azione della spada nel contatto con un altro guerriero o guerriera. Ma gli enbu non sono sufficienti, restano una base per qualcosa che deve essere fatto assolutamente, lo scontro reale. Il Kendō potrebbe essere una soluzione, ma per quanto io lo rispetti e lo ammiri, resta una pratica sportiva, limitata da regole e linee guida direzionali. Il combattimento reale richiede qualcosa di più libero, imprevedibile, senza regole, con l'unico scopo di colpire ed entrare sull'avversario, mentre lui cerca di evitare che accada. Nasce così il Kumidachi Dō ossia lo "sparring con le spade", per testare realmente ciò che passivamente si fa nello Iaidō tradizionale, fossilizzato nelle forme individuali, cercando la perfezione in gesti che sono poveri di realtà, perchè mai testati realmente in combattimento, ma sull'aria, o al massimo sempre nel passivo tameshigiri.

Ecco perchè chi trova il Nihontō Dō Yuki no Senshi, non sempre riesce a sostenerlo e molla, perchè non si trova all'altezza di questi principi, e vuole qualcosa di più "zen", più morbido, passivo, cercando la perfezione della spada fine a se stessa.
Yuki no Senshi non ha tradizioni per chi è fiacco, pigro o semplicemente per chi cerca solo lo zen e la pratica passiva fine a se stessa.


La spada non è un ornamento né uno strumento di spettacolo. E soprattutto non è uno scettro da majorette da far fluttuare acrobaticamente immaginando una battaglia. Per comprendere davvero la guerra, bisogna viverla, non immaginarla nella "vuota forma". Solo così si può rispettare la sua brutalità e coglierne l’anima autentica. Limitarsi alla contemplazione passiva significa tradire la vera essenza di questo nobile strumento di giustizia.

Ho molte esperienze di combattimento, strada, ring e gabbie, ho affrontato la realtà della violenza sin da adolescente, la cattiveria dell’avversario, e il peso dell’adrenalina che scorre quando qualcuno cerca di farti realmente a pezzi, io conosco bene queste cose. Questa esperienza si riflette automaticamente anche nel mio lavoro con la spada giapponese: non insegno esercizi di fantasia, una pratica radicata nella tradizione ma specialmente nella realtà. Insegno ai miei allievi tecniche vicine ai fatti di un combattimento reale, preservando così la qualità e l’autenticità di un’eredità millenaria.

Nihontō Dō Yuki no Senshi non è una scuola per chi cerca illusioni, forme vuote o lo "zen immaginario" come ho già detto.
Qui formiamo guerrieri completi, immergendoli nell’essenza più pura della spada giapponese e delle armi feudali.
Ogni passo è studiato per garantire una crescita reale:

- Kamae, kata e forme fondamentali. I primi passi per apprendere le radici dell’arte della spada.
Si lavora individualmente, per sviluppare postura, equilibrio e precisione. Qui si trova il vero zen: nella consapevolezza interiore, nell’unione tra te e l’arma, rispettandone la potenza e la pericolosità.

- Enbu, scambi con i compagni. Esercizi di combattimento inizialmente coreografati, prima lenti e poi a velocità reale, per affinare percezione, riflessi, controllo dello spazio e consapevolezza dell’avversario e delle sue azioni.

- Kumidachi Dō. Il combattimento realistico, con armature di sicurezza, per trasformare la forma vuota di base in azione concreta. Solo così si spezza l’immaginazione e si passa alla capacità reale.

Troppo spesso lo Iaidō e altre "arti marziali di guerra", adattate a tempi di pace, si sono ridotte a esercizi ricchi di spirito, ma privi di vita e consapevolezza reale. In Giappone, nelle mie esperienze, ho osservato come, in età avanzata, quando il corpo non è più quello di un tempo, molti praticanti continuino a immergersi nella tradizione attraverso la "forma vuota". Non è un limite, ma una nuova sfida: quella di perfezionare la precisione nell'esecuzione, mantenendo vivo corpo e mente, mantenendo il legame con l’arte marziale e la sua trasmissione. Tuttavia, durante la gioventù, quando le energie e le capacità fisiche sono al loro apice, dedicarsi esclusivamente alla passività della forma vuota è un errore madornale. Immaginare un’azione mai compiuta spegne l’essenza stessa della pratica e limita la capacità di concetti da sapere per insegnare davvero qualcosa di qualità.

Yuki no Senshi abbraccia i concetti di Bujutsu, Hyōhō e Bugei, rifiutando totalmente il concetto di sport, le inutili toppe sbattute nella divisa come in un McDojo, e le forme vuote fini a sé stesse.
Qui non si collezionano medaglie; si acquisisce saggezza e reale coscienza di una tradizione di guerra.
Comprendere l’anima di un’arma significa rispettarla. Temerla, riconoscerne la pericolosità, e imparare quanto possa essere devastante è essenziale per riconoscerne l'anima. Da questa consapevolezza nasce il vero guerriero.

Proverò ora ad illustrarvi alcuni aspetti tecnici sulle pratiche di spada con una breve spiegazione:

Lo Iaidō 居合道

È l’arte tradizionale dell’estrazione della spada.
Si pratica attraverso l’esecuzione di kata: forme codificate di combattimento, che si eseguono da soli o meglio, contro un avversario immaginario. All’inizio della pratica, per i principianti, si utilizza il Bokken 木剣, la spada di legno. Con il passare del tempo, si passa all’uso dello Iaitō 居合刀, la riproduzione di una katana, la cui lama però non è affilata. Al livello più avanzato, dopo anni di pratica, si passa ad utilizzare lo Shinken 真剣, una vera e propria katana affilata. Un kata di iaidō è composto da più fasi. Normalmente inizia con lo sfoderamento seguito in rapida successione da uno o più tagli, in base a quanti sono gli avversari ipotizzati, seguono la pulizia della lama e il rinfodero. Il tutto senza perdere mai di vista l’avversario immaginario.

La pratica, richiede tradizionalmente un uniforme composta da Gi, Hakama e Obi.
Il praticante deve studiare per arrivare a sviluppare potenza, precisione e perfezione nelle forme eseguite, insieme ad un controllo del respiro e delle proprie emozioni. Progredendo nella pratica, si forma la grazia, il bilanciamento e il controllo sia del corpo che della mente.

Il termine Iai 居合 deriva da una frase giapponese “Tsune ni ite, kyu ni awasu に居て急に合わす ” che significa; "qualsiasi cosa stia facendo, in qualunque luogo io sia, devo essere pronto ad ogni eventualità". Per questo motivo le tecniche utilizzate sono interpretazioni di diverse situazioni, e ipotizzano scenari in cui sono presenti uno o più nemici, e i luoghi più disparati come una stanza al buio, un ponte, un vicolo stretto ecc.
L’essenza dello iaidō sta nella frase; “Saya no uchi 鞘の内” che prende origine dalla frase “Saya no uchi de katsu 鞘の内で勝つ”.  Entrambe significano;
"la vittoria sta nel fodero della spada", quindi nel vincere senza la necessità di sfoderare. Si deve riuscire a sormontare con il proprio Ki気l’avversario, prima ancora di far uscire la spada dalla saya, e quindi farlo desistere da qualsiasi tipo d'intenzione di attacco.

Le origini dello iaidō risalgono quindi all'antica pratica Koryū 古流 dello Iaijutsu 居合術. Questa disciplina della classe Bujutsu 武術, nacque nel corso del periodo Nara, intorno al 710 d.C., quando la capitale giapponese si spostò da Fujiwara-kyō a Heijō-kyō, oggi Nara. Si trattava di un insieme di esercizi per accorciare nei tempi e rendere più efficace lo sfoderamento della spada. Questo non fa necessariamente dello iaijutsu un’arte marziale violenta. Molte delle situazioni erano pensate come possibili contrattacchi, quindi, reazioni efficienti ad attacchi portati improvvisamente.

La Dai Nippon Budoku Kai 大日本武徳会, abbreviato con l'acronimo (DNBK), è un'organizzazione di arti marziali con sede a Kyōto, in Giappone, fondata il 17 aprile 1895 sotto l'autorità del Ministero dell'Educazione e sancita dall'Imperatore Meiji, con lo scopo di preservare il patrimonio costituito dalle arti marziali giapponesi.
Riconobbe lo iaidō nel 1932. L'organizzazione si sciolse il 9 novembre 1946 in risposta all'ordine imposto, dopo la fine della seconda guerra mondiale, dal generale Douglas MacArthur, che imponeva la soppressione di tutte le organizzazioni di carattere militare.

Nel 1953, con la nuova visione filosofica di preservare le virtù e tradizioni marziali classiche, la Dai Nippon Budoku Kai viene ricostruita ufficialmente.
Mirando al recupero delle culture marziali classiche, sostenendo la ricerca, l'istruzione, la disciplina, la promozione della pace e dell'armonia internazionale ed il progresso di una maggiore umanità attraverso l'educazione al budō.

Vengono così riconosciute dalla Dai Nippon Budoku Kai, le seguenti discipline:

  • Jūjutsu 柔術 
  • Aikijūjutsu 大東流合気柔術
  • Karate-dō 空手道
  • Aikidō 合氣道
  • Jūdō 柔道
  • Iaidō 居合道
  • Kendō 道
  • Kobudō di Okinawa 沖縄古武道
  • Kokusai Aikidō Kenshūkai Kobayashi Hirokazu Ha 国際 合 気 道 研修 会 小 林裕 和 派

Tornando allo Iaidō, allo scopo di diffondere tale disciplina e codificarla, i fondatori scelsero dopo accurati studi, un insieme di tecniche provenienti da diverse scuole antiche, e idearono i primi sette fra quelli che oggi sono i dodici kata che costituiscono i Zen nihon kendō renmei iai 全日本剣道連盟居合, comunemente conosciuti come Seitei Iai 制定居合, o più propriamente Zenkenren Iai 全剣連 居合道.

Ogni praticante di iaidō inizia il suo apprendimento studiando questi dodici kata, con i quali per tutto il resto della sua carriera affronterà competizioni ed esami.
L'intento è affinare la propria tecnica, e capacità, di eseguire i Seitei Iai al meglio.
Acquisita la padronanza di tali kata dopo un periodo può variare ad un paio di anni o più, in base all'abilità e alla costanza. È possibile approfondire lo studio dei vari stili delle diverse koryū tradizionali, fra le quali una delle più note, la Musō Shinden-ryū 夢想神伝流.

La All Japan kendō Federation o Zen Nihon Kendō Renmei 全日本剣道連盟, con l'acronimo (ZNKR), è la federazione mondiale che si occupa del movimento del Kendō 剣道 giapponese nel mondo. Fondata nel 1952 e ufficialmente formatasi il 14 marzo 1954.
In Italia, è possibile dedicarsi alla pratica ufficiale dello Iaidō, recandosi presso una delle palestre iscritte alla Confederazione Italiana Kendō.

Il Kenjutsu 剣術

L'arte del combattimento con la spada estratta.
A differenza dello Iaidō il kenjutsu viene praticato con la spada già estratta, contro un avversario reale, o anche praticando kata immaginandolo. Anche in questa disciplina si comincia con il Bokken. Per passare poi all'uso di una Iaitō.
Una Shinken Katana in fase di apprendimento non viene mai utilizzata poiché si rischierebbe seriamente di perdere un arto o peggio.

Bisogna fare molta attenzione a non confondere il Kendō con il Kenjutsu.
La differenza si può già vedere benissimo nella differenza degli ideogrammi con il quale sono scritti questi due termini:
Ken-Jutsu 剣術, ha in se il kanji di Ken (spada), e Jutsu (arte, tecnica).
Mentre Ken-Dō 剣道, che sta per "Via della spada", ha in se il kanji di che significa (via, percorso, in senso spirituale).
Il kenjustu è una disciplina antica, nata per combattere e uccidere i nemici sul campo di battaglia, sviluppata dalla classe guerriera giapponese nel corso dei secoli. Mentre il kendō è un'arte marziale più recente, che non ha lo scopo di uccidere l'avversario per ottenere la propria sopravvivenza. Ma il suo vero scopo è disciplinare se stessi, il proprio corpo e la propria mente, e percorrere appunto "la Via" per migliorarsi e crescere come persone insieme agli altri praticanti con i quali si studia e si pratica.

Il Tameshigiri 試し斬り

È l'arte giapponese del taglio di prova col bersaglio.
Praticata anch'essa al Dōjō Yuki no Senshi. Questa pratica è stata resa popolare nel periodo Edo per testare la qualità delle spade giapponesi. Durante il periodo Edo, solo gli spadaccini più abili furono scelti per testare le spade, in modo che l'abilità dello spadaccino non fosse discutibile nel determinare quanto bene la spada tagliava. Come elementi per testare il taglio, venivano usati: Wara (paglia di riso), Goza 茣蓙 (lo strato superiore dei tatami), bambù e sottili lamiere di acciaio.


Ma i tagli, venivano effettuati anche su cadaveri e criminali occasionalmente condannati a morte. Oggi la pratica del tameshigiri si è concentrata sul mettere alla prova le abilità dello spadaccino, piuttosto che quelle della spada. Le spade utilizzate sono in genere quelle poco costose. La pratica viene eseguita principalmente sui Goza, arrotolati in una forma cilindrica su un bambù verde. Solitamente, vengono immersi in acqua per aggiungere densità al materiale. Questa densità deve approssimare quella della carne. Il bambù verde è usato per approssimare l'osso.

Per quanto possa sembrare facile negli odierni video, tale pratica richiede una accurata precisione e destrezza con la spada, e questo si evince, quando il praticante, riesce ad affettare il goza, solo con la perfezione del movimento con la spada, senza mostrare sforzi lanciarsi col peso del corpo per incidere.

Hyōhō Niten Ichi-ryū 兵法二天一流

Hyōhō Niten Ichi-ryū conosciuta anche col nome di Niten Ichi-ryū è la "scuola della strategia dei due cieli in uno" una koryū fondata dal grande samurai Miyamoto Musashi, descritta nel "Il libro dei cinque anelli" 五輪書. Questa scuola di Kenjutsu è peculiare per la pratica a due spade questa scuola in realtà insegna in egual misura l'uso classico della singola katana, della wakizashi e del bō. Musashi la chiamò Niten Ichi 二天一 "Due cieli in uno") o Nitō Ichi 二刀一 "Due sciabole in una". Come testimonianza dell'eredità di Miyamoto Musashi il Niten Ichi-ryū conserva gelosamente l'uso del bokken il quale viene passato da sōke in sōke.

Kajiya Takanori Sōke è l'attuale caposcuola e rappresenta la 12ª generazione della linea di trasmissione sopra elencata. Iwami soke insegna in Giappone al Kokura, Kitakyūshū. Lo Hyoho Niten Ichi Ryu è presente anche al di fuori del Giappone: è praticata in parecchi paesi d'Europa (in particolare in Francia) e nel continente nord americano. Come accade nelle koryu, solo il caposcuola ('soke'), ha il potere di trasmettere l'insegnamento e decidere chi designare come insegnanti per dirigere il keiko (allenamento) nei differenti dojo esistenti in Giappone e all'estero. L'organizzazione dell'antica tradizione marziale è infatti di tipo piramidale, con il vertice rappresentato da colui che detiene il titolo di soke (caposcuola). Esso ha massimo potere decisionale e il suo insegnamento è il solo ad essere rappresentativo dell'intera scuola seguito, in ordine di importanza e competenze, da coloro che hanno ricevuto il titolo di menkyo kaiden e menkyo. Il concetto di trasmissione dell'insegnamento su cui si basa questa scuola può essere riassunto con la seguente metafora: "travasare dell'acqua da un bicchiere all'altro, senza che nessuna goccia sia persa". Come per tutte le koryu, quindi, nessuna conoscenza può essere divulgata senza l'autorizzazione del soke. In tal modo si crea un legame diretto tra ogni dojo e l'Hombu Dojo (dojo centrale) del soke.

Ho imparato l'arte della spada dai giapponesi, recentemente sto imparando dagli italiani perchè ho trovato un gruppo validissimo, legato ad un maestro che stimo e ammiro molto, Andrea Re, Menkyo Okuden (7° Dan) della Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū diretto allievo e successore di Sensei Hatakeyama Goro. Sensei di tutto rispetto e grande rappresentante Ksr.

La passione per questo straordinario strumento mi ha reso uno spadaccino shinobi più che semplicemente appassionato.
Mi rendo conto che la spada è una protuberanza del mio corpo e che è naturale in ogni gesto che compio con essa in mano, al punto che ho costruito un piccolo dōjō in casa mia a causa del mio bisogno costante di praticare quotidianamente.
La pratica e la dedizione che ho verso l'arte della spada giapponese è una delle cose a cui non potrei rinunciare per niente al mondo.
Passo circa tre ore al giorno o anche cinque se riesco, con la spada giapponese in mano. Il resto della giornata la dedico alle armi presenti nel ninpō e alle pratiche di combattimento annesse. Insomma io non ci faccio, ci sono, perchè non è sport, ma uno stile di vita.

Sensei Scolaro Giuseppe Simone
ジュセッペ シモネ スコラロ