Yuki no Senshi

Studiando i kanji giapponesi, mi sono reso conto negli anni, che l'etimologia, la filosofia, che sono addentro l'utilizzo dei kanji giapponesi sono un vero e proprio codice di profondità spirituale e intellettuale.

Ogni "simbolo" ha in se un origine, e una serie di pensieri profondi, atti a dare alla "parola" più che un semplice significato, ma una vera e propria anima, in grado di far scaturire in chi legge, pensieri e riflessioni.

Con queste parole, voglio cominciare a spiegare, in una breve sintesi, l'etimologia ed il simbolismo Yuki no Senshi.

Ma prima una piccola spiegazione di chi siamo:

La scuola Kojiki-Ryū 古事記-流, è un’arte marziale giovane, che ha circa 200 anni. Ma l'origine del clan che ha creato questa scuola, arriva fino ai guerrieri Kōka-ryū del periodo Sengoku.

Dopo la caduta dei territori Iga 伊賀国e Kōga 甲賀国, al tempo di Oda Nobunaga 織田 信長, ci furono vari gruppi di superstiti che praticavano le antiche arti Ninpō. Alcuni di questi ad esempio, un gruppo numeroso, si unì allo Shōgun Tokugawa Ieyasu徳川家康将軍, grazie all'amicizia tra il loro capo Hattori Hanzō 服部半蔵, e lo Shōgun Tokugawa, diventando Ninshi 忍士 (Samurai con abilità Shinobi, o Shinobi diventati Samurai), al servizio dello shogunato. Tramite discendenti diretti di Shibata Sadataro Takenaka, 柴田貞太郎, oggi tale lignaggio è condotto dalla grande organizzazione del Musashi Clan 武蔵一族 con sede in Giappone.
Che io ammiro tantissimo, con cui ho l'onore e il piacere di interagire da pochi anni.

Altri superstiti sono diventati Nukenin 抜け忍, sarebbero una sorta di Rōnin 浪人, shinobi, vagabondi o briganti. Questa parentesi di sopravvissuti perseguì dunque una vita verso due conclusioni, la scomparsa, o la morte, nel caso di quelli che diventarono ladri e criminali e sono stati acciuffati per essere poi giustiziati.

Altri superstiti, hanno condotto frammenti dei loro lignaggi ad estranei, in cui hanno riposto la loro fiducia tramandando la loro antica conoscenza.
Questo è accaduto alle odierne scuole Bujinkan 武神館 detentori di nove metodi ninpō con i quali hanno ideato il Budō Taijutsu 武道体術, fondando la più famosa e grande scuola di ninjutsu al mondo.
Con a capo il grande Sōke Hatsumi Masaaki 初見良昭.
Sono entrato a far parte di questa grande organizzazione nel 2015, dopo che è stata riconosciuta la mia storia e il mio livello, e ammiro molto anche loro.

Altro lignaggio condotto ai giorni nostri, è nelle mani del Banke Shinobi Kōka Bantō 甲賀流伴党detentori dello stile Banke Shinobi No Den 伴家忍之伝, che oggi portano avanti alcuni principi e concetti appartenuti a famosi guerrieri shinobi.
Con a capo l'esperto di ninpō Jinichi Kawakami 川上仁一.
Altro grande personaggio che ammiro tanto, e che spero di conoscere presto, durante i miei prossimi viaggi in Giappone.

Gruppi minori dei guerrieri sopravvissuti, che non hanno fatto la storia, e non sono diventati famosi, si dispersero svanendo nel nulla, voci dicono che esistano ancora i loro lignaggi, e che preferiscano restare nell'anonimato.

Mi è stato detto, che uno di quei gruppi minori sopravvissuti e svaniti nel nulla, un piccolo clan, senza grandi imprese alle spalle, composto solo da guerrieri e cultori delle arti di spionaggio, composto originariamente da cinque famiglie, si diresse a nord, nei pressi della provincia un tempo chiamata Mutsu 陸奥国, dove servirono addirittura per qualche occasione il Clan Date 伊達氏.
Dopo quel breve periodo, le cinque famiglie si separarono e si dispersero nel nord del Giappone.
Una di queste cinque famiglie, diciamo la "famiglia capo", si diresse verso le aree di Kushiro 釧路 (Hokkaidō 北海道), dove svanì definitivamente, assumendo una nuova identità facendo perdere ogni traccia della loro presenza storica.
I membri delle altre quattro famiglie cessarono di trasmettersi il lignaggio guerriero già prima del Periodo Meiji.
Nulla restò di tale lignaggio nella storia da parte loro. 

Nel 1997 conobbi l'unico maestro che ho avuto nella mia vita, e che mi ha addestrato per ben quindici anni. Raccontandomi queste storie. Un giapponese, la più grande fortuna ed onore della mia vita. Un padre, un amico, il maestro.
Il suo nome è K. Satou (1954 - 2010).

"Com'è possibile che conosci gli intimi dettagli di storia, strategie, utilizzi, e cultura giapponese? Avendo constatato che nessun maestro in Italia o Europa, ti abbia mai insegnato qualcosa, com'è possibile che tu sappia fare quello che fai, in modo tecnicamente preciso, corretto e storicamente adeguato?"

Mille volte mi hanno fatto queste domande. Ecco, ora sapete perchè.

Questa persona, il mio Sensei, mi raccontò questa storia, molto avvincente, che mi appassionò come un romanzo.
Che sia vera o no, perchè ammetto che per i primi anni ne dubitai persino io, quello che mi fece vedere, e che mi insegnò, parlò da se, con i suoi affascinanti, reali, tangibili ed efficacissimi, fatti.
Difatti oggi, grazie a lui, a testimonianza dei miei allievi, e di ha combattuto con me, la via del guerriero, è una cosa naturale per me.
Io non faccio, io sono, un guerriero. Mi alleno dalle 3 alle cinque ore al giorno, dipende dal lavoro. Tutti i giorni, senza sgarrare. Da solo, e certe volte in campagnia. E smetto quando non riesco più a muovermi dal dolore e la spossatezza. Con le armi e a mani nude, sempre.
Oggi, niente è più prezioso per me, di questo antico retaggio da proteggere e custodire ad ogni costo.

Sensei, era una persona parecchio discreta, e dedita alla protezione della sua privacy in modo quasi ossessivo e paranoico. Ciò che nei primi tempi sotto i suoi insegnamenti mi diede parecchi dubbi era infatti il suo costante evitare di dirmi tutto della sua storia personale, girandoci intorno parecchio.
Il suo fortissimo, eccessivo certe volte, spirito di conservazione, continuando a ripetermi, di tenere segreto tutto ciò che facevamo, ad ogni costo, mi insospettiva spesso. Col tempo però ho imparato perchè era così importante nasconderci.
E ogni dubbio svanì sotto la montagna di quello che mi ha mostrato ed insegnato. Ho imparato tantissimo da lui, più di quanto ho mai visto nelle altre scuole di arti marziali in Italia. Che ho iniziato a frequentare tra l'altro dal 2011, l'anno dopo che è venuto a mancare. Sporadicamente dunque, e con malavoglia. 

Sensei non mi presentò quel che mi ha insegnato come "Ninjutsu 忍術", mai.
Mi presentò la sua conoscenza come tecniche Bujutsu 武術, Bugei 武藝, ed Heihō 兵法, trasmesse dai suoi antenati, che avevano in se, parecchi principi e tecniche anche del Ninpō 忍法.
Infatti, non mi ha mai parlato dei suoi antenati dicendo: "Erano Ninja, Samurai o Shinobi 忍者", ma piuttosto degli studiosi di guerra, discendenti di guerrieri liberi, che vivevano nelle aree intorno a Kōga, a conoscenza di pratiche ninpō, e tecniche tradizionali dei normali Bushi 武士.
I discendenti sono diventati dei cultori e praticanti dediti alla conservazione dei loro studi e del loro lignaggio di guerra.
Continuando a studiare e praticare nel tempo per conto loro, o cercando altri maestri da cui attingere nuova conoscenza, per evolversi.

Nel rispetto degli accordi legali privati che mi sono stati imposti dalla famiglia Satou 佐藤, che in assenza di eredi, nel 2011 mi ha nominato Sōke successore della loro Ryūha 流派, lasciandomi pieni poteri di utilizzo e diffusione di essa, a condizione di non ridicolizzarla o rovinarla, e specialmente di non coinvolgere loro, e proteggere la loro privacy, mi è concesso pronunciare solo il loro cognome, in quanto comune e non riconducibile facilmente a loro.
Nessun nome o altri dettagli dunque, posso divulgare purtroppo.
In mia presenza, foto, e documentazione, ovviamente verranno esposti, ma mai su internet.
Per questo motivo non è mai stato facile per me, dar peso a ciò che faccio, e dare forza alla mia credibilità su internet.
Fortunatamente però, ho i fatti che mi danno una mano nella realtà. Fatti che avvalgono la credibilità della mia causa, e della mia competenza, grazie alla mia conoscenza pratica, e storica, che solo chi è veramente dentro un'antica Koryū 古流 può possedere. 

I Satou, hanno fondato un piccolo clan familiare,
chiamato Yuki no Senshi 雪の戦士 il cui significato è; “Guerrieri della Neve”.
Nome originale; Yuki no Senshi Onmitsu Han 雪の戦士隠密藩.
Il clan segreto/nascosto, dei guerrieri della neve.

Io ho fondato la scuola Kojiki-Ryū, del Yuki no Senshi Dōjō, in loro onore, chiamandolo pubblicamente "ninjutsu", poiché si tratta di una scuola a conoscenza di tecniche Koryū tradizionali non convenzionali, ricche di principi e tecniche ninpō.
In realtà però, la scuola Yuki no Senshi Onmitsu Han, è ufficialmente una scuola di guerrieri anonimi. Una scuola di:
Bujutsu 武術 - Ninpō 忍法 - Kenjutsu 剣術. Ma per semplificare la questione al pubblico, l'ho chiamato "Ninjutsu Kojiki-Ryū".

Anche se non me l'ha mai confermato, mantengo ancora il pensiero, che gli antenati del mio Sensei, potevano anche essere stati shinobi, visto che a quei tempi, i guerrieri di quelle aree del Giappone con queste conoscenze e metodi di combattimento e spionaggio, erano identificati come tali. Ma non ho mai insistito.

No, non mi proclamo maestro ninja possessore di un lignaggio shinobi.
E non svendo ciò che mi è stato insegnato, e la fiducia riposta, solo per ottenere credibilità, e avere visibilità, e fama per il sollazzo di una massa di estranei inutili. Dentro le mie scuole, mostro tutto, e mi metto a nudo, ma fuori no.
Nonostante possiedo prove, come foto e oggetti, non sono interessato alla fama, e al riconoscimento di una massa di estranei inutili.
è già tanto che mi sono sbloccato, adattandomi all'era moderna, accettando di farmi pubblicità, esponendo su internet e ad eventi pubblici, quattro sciocchezze di abilità, per sollazzare il pubblico. Se c'è una cosa che mi fa veramente scocciare, e stare su un palco, non so descrivervi quanto odio questa cosa. Ma lo faccio per la scuola e i miei allievi.

Io so chi sono, cosa rappresento, e cosa possiedo. Quello che voglio è solo che questa disciplina non muoia con me, e che questo retaggio prezioso, che merita davvero tanto, a cui tengo più della mia stessa vita, sia riconosciuto e abbia un posto nel mondo. Non in modo ridicolo come oggi purtroppo succede. Non in cima al mondo, ma nel mondo, non m'importa la gloria, ma solo esserci, insieme agli altri veri e seri, cultori di arti marziali. Nel nome di chi mi ha dato ciò per cui ha vissuto.

Osservando, nel tempo, che la sola arte della guerra militare feudale, non era sufficiente nell'era in cui erano finite le battaglie sanguinarie con spade e lance, G. Satou (1818 - 1897), un antenato del mio Sensei, verso la fine del Periodo Edo, poco prima del Periodo Meiji, si trasferì a sud cercando qualcosa di nuovo. E poco dopo, tramite viaggi di lavoro in Cina, lavorando sulle navi mercantili olandesi che partivano da Okinawa, ebbe modo di scoprire le arti marziali cinesi, e la loro straordinaria versatilità e fluidità.
Affascinato e ammettendo la netta superiorità di determinati principi, dopo tanta tenacia, e qualche anno di peripezie a causa del forte razzismo riscontrato, egli riuscì ad ottenere gli insegnamenti agognati, e a portare il "Kung fu", a casa, grazie all'amicizia con due maestri, del nord della Cina. Così la famiglia dei guerrieri della neve, nel tempo, si approcciò con parecchia meticolosità a discipline Kung fu come quelle del Tàijí quán 太極拳, del Qì Gōng 氣功, e alcune forme dello Shàolínquán 少林拳.
Quello fu l'inizio, del Zasshu-ryū 雑種流, "scuola ibrida", un'arte marziale ibrida o mista, come si preferisce chiamarla, creata dall'unione di più stili, diverse culture, e pratiche spirituali.

La parola zasshu, in giapponese è anche dispregiativa, intesa come un (ibrido bastardo), ma questo non fu motivo di vergogna.
A quei tempi, era difficile per un giapponese accettare qualsiasi tipo di superiorità da parte dei cinesi, figuriamoci nelle arti marziali, al punto da accoglierle nella propria codifica. Questa cosa era davvero rara.
Ma l'apertura mentale di G. Satou diede al suo lignaggio una vera marcia in più.
Essendo mal vista questa codifica ibrida, ha ispirato questo nome.

Alla fine però, il nome in codice ufficiale che è stato scelto per dare origine alla vera e propria scuola di arti marziali di questa famiglia, non è stato Zasshu-ryū, ma “Kojiki-Ryū” 古事記-流.
Il motivo sta nel significato profondo e più nobile di questi kanji.

Il Kojiki è il primo testo di narrativa giapponese, e simboleggia l'illuminazione dell'intelletto, la cultura, la conservazione, e lo studio. Cose molto importanti per la famiglia Satou, possessori di antiche conoscenze di guerra, che hanno sempre voluto trasmettere alle generazioni future come cultura, scienza del corpo e benessere, e non come metodi per diventare carnefici. La prima traduzione della parola kojiki, che significa "Cronaca di Antichi Eventi" - "Registrazione dell’Antico" - "eventi che accadono e saranno trascritti per fare da lezione al futuro", principio legato alla storia della famiglia che ha fondato quest’arte marziale.
Poiché si tratta di una famiglia che raccoglie informazioni da sempre, e le custodisce nel tempo, generazione dopo generazione, cercando di codificare nuovi modi per adattarla al futuro usando i principi del passato come essenza fondamentale.
Dove primeggia lo spirito di conservazione. Abbracciare il futuro, ma salvaguardare la cultura, e la conoscenza. Senza mai perdere la vecchia via.

Parlando tecnicamente, il Kojiki, letteralmente "cronaca di antichi eventi", è un'opera in tre libri, scritta in antico giapponese (man'yōgana, in realtà un misto di giapponese e cinese). Compilata nel 712 d.C. dal nobile Ō-No-Yasumaro 太安万侶 su richiesta iniziale dell'imperatore Temmu 天武, fu infine presentata alla corte dell'imperatrice Gemmei. Il testo legittimerebbe la preminenza politica (per volere divino) del clan Yamato 大和 sugli altri, in particolare su quello di Izumo 出雲. Rappresenta il più antico documento letterario della storia nipponica, narra infatti la storia del Giappone, dall'era mitologica delle divinità shintoiste, i kami神, alla famiglia imperiale, dalle origini sino al regno dell'imperatrice Suiko推古天皇 (554-628). Per questo viene spesso accomunato alla prima storia ufficiale scritta in cinese, il Nihonshoki 日本書紀, di uscita postuma. Nella prefazione, Ō-No-Yasumaro motiva la scrittura dell'opera in seguito alla richiesta del sovrano di rivedere gli annali dinastici e la compilazione del testo. 

Il significato attribuito a questo nome sta nel fatto che si lega alla prima traduzione della parola kojiki, che significa "Cronaca di Antichi Eventi" o "Registrazione dell’Antico", "di eventi che accadono e saranno trascritti per fare da lezione", principio legato alla storia della famiglia che ha fondato quest’arte marziale. Poiché si tratta di un clan che raccoglie informazioni e le custodisce nel tempo, generazione dopo generazione. E dove primeggia lo spirito di conservazione. Salvaguardare, cultura, e conoscenza.

Simbolo Yuki no Senshi: Kigō 記号

Il kanji è "Yuki" 雪 neve, elemento che rappresenta i freddi e gelidi inverni di Hokkaidō. La scia rappresenta una sferzata, l'attacco, il guerriero e la velocità (forma anche una luna crescente, che sta a significare il raggiungimento dell'illuminazione, della conoscenza); "alla fine dell'attacco quella scia sparirà e rimarrà solo la neve, bianca e pura", e questo simboleggia la quiete dopo la tempesta.
E anche che una vita vissuta non nella passitivà, ma nell'azione, senza rimpianti, è una vita vissuta a pieno e che può svanire in serena virtù.
Questo è il significato filosofico.

Stemma Clan Yuki no Senshi: Mon 紋

Sempre presente, la mezza luna, a rappresentare il simbolo primario del clan, questa volta però capovolta.
i sei tomoe, rappresentano coloro che hanno contribuito alla creazione di questo clan e della sua scuola di arti marziali.
Il fiocco di neve, richiama il kanji yuki del simbolo del clan, al centro del sol levante, a significare che nonostante la disciplina è ibrida, il clan è giapponese, patriota verso il proprio paese.

Il primo logo ufficiale, il "vecchio logo" per rappresentare la scuola, nasce dal momento che è stato deciso che la trasmissione della ryū da maestro ad allievo, sarebbe cessata. Dopo tante peripezie, ho avuto il permesso di aprire la scuola. Per anni Sensei Satou, si rifiutò di darmi il permesso. Ma alla fine l'ho ottenuto. Così è stato ideato un logo primordiale, con la speranza di condure la disciplina all'albo delle scuole ufficiali di arti marziali tradizionali, mostrandola alla luce, dopo secoli di celata esistenza. Ho il logo creato con la speranza, di fondare una scuola che meriti la considerazione dei grandi che tanto ammiro, e da cui prendo sempre esempio.

Oggi il vecchio logo non è più usato, ed è seguito da un logo ufficiale più semplice e sitilizzato.
Questo:

Tornando al vecchio logo, vi sono raffigurati:

  • In alto, i due kanji della parola budō, arti marziali.
    La nostra scuola discende da una Koryū, che appartiene al ramo del Kobudō 古武道, Bujutsu 武術, Bugei 武藝 ecc.
    E difatti, viene praticato questo.
    Perchè allora inserire i kanji di budō 武道? Concetto legato alle discipline moderne, nate dal Periodo Meiji in poi.
    Perchè la nostra scuola, ufficialmente, nasce dopo la restaurazione Meiji, per cui fa parte delle classi budō, anche se in realtà non lo è.
  • Sempre in alto, il simbolo del Tao.
    Il simbolo del Tao poiché la disciplina racchiude in se la pratica delle arti marziali cinesi, e i principi legati al Qi e al Taoismo.
  • Al centro i kanji della parola Ninjutsu Kojiki.
    Senza l'appunto "Ryū", perchè non è solo un retaggio, una scuola, ma molto di più.
    Richiamando così, il titolo del più grande manoscritto della storia del Giappone, il "Kojiki", che letteralmente significa "cronache di antichi eventi". E come coloro che raccolgono informazioni e le custodiscono, i ninja Yuki no Senshi rappresentano in toto la parola Kojiki.
  • In basso il simbolo del clan Yuki no Senshi.

Concludendo, questo è un brevissimo riassunto su chi siamo e alcune curiosità dei nostri simboli.
Ciò che mi è concesso dire è questo, il resto, al Dōjō.

Oggi, la ryūha 流派 Yuki no Senshi, realizzata duecento anni fa, codificata ovviamente in giapponese, trascritta in Denshō, Makimono, Tetsuyousou, e Orihon, è in mano mia, e sono onoratissimo di poterla condurre a questa generazione, e a quelle future.

In principio, ho avuto tanti dubbi sulle storie che mi raccontò Sensei Satou, lo ammetto apertamente. Ma nel tempo molte cose hanno ripagato la mia fiducia. Le molte cose che ho visto, e i fatti che mi hanno condotto a saper combattere realmente contro chiunque, senza paura. L'incredibile abilità e coscienza delle armi feudali giapponesi, ormai parte del mio corpo.
Le mie esperienze di combattimento reale in strada e sui ring, dove ne ho prese tantissime e ne ho date tantissime, a sangue, acquisendo esperienza e apprendendo l'efficacia incredibile di ciò che mi è stato insegnato durante i quindici anni di addestramento.
Ma specialmente la conoscenza dell'intima cultura giapponese feudale, della quale una volta in Giappone studiando sul campo, ho potuto appurare la sua veridicità ed autenticità. Ma non è finita, mai smettere di imparare fino a che respiriamo. E oggi, continuo a studiare, e a cercare altre vie in Giappone, da cui attingere nuovi insegnamenti per migliorare la mia conoscenza e le mie capacità, ancora e ancora.

Il mio scopo, è portare questo retaggio e le mie esperienze dirette sul capo, alle generazioni, nel tempo, nel rispetto e nell'amore, per chi l'ha condotto con tanta passione e risolutezza, a me. Cercando di insegnare questi valori, ai miei allievi.
I valori che per me più contano: Cultura - Intelletto - Talento - Coraggio - Pazienza - Volontà - Rispetto.

Inoltre, essendo cresciuto, ed essendo stato addestrato, solo ed esclusivamente in una bolla chiusa con un maestro giapponese, e non avendo mai avuto maestri occidentali, vorrei comprendere di più i maestri di questa parte del mondo, che da anni non riesco proprio a capire. Buona parte di questo mio astio e chiusura nei loro confronti, è dovuta al fatto che sono abituato a determinate qualità.
Parlando dell'Italia, i grandi maestri che ammiro e rispetto sono al Nord Italia. Grandi nomi come Francesco Buffini (Bujinkan), Andrea Re (Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū), e pochissimi altri.
Io pratico da più di venti anni, e continuo a studiare e cercare maestri con cui confrontarmi, ma specialmente imparare nuove cose, per arricchire me e il mio retaggio, perchè non si finisce mai di studiare ed imparare.
Mi trovo meglio in Giappone, ma facendo avanti e indietro dall'Italia, cerco anche quì qualcosa di gradevole su cui approcciarmi.

Bujinkan, nel 2015, mi ha contattato, e una volta appurata la mia storia, mi ha inserito ad honorem nella loro federazione, in qualità di shidoshi ho, come praticante e alleato. Grazie a questo ho avuto modo di scoprie un nuovo mondo, e approcciarmi anche alle scuole italiane. Ma purtroppo solo al Nord ho avuto belle esperienze.
La Sicilia non è all'altezza delle mie aspettative. Il livello è davvero, ma davvero basso, chiedo perdono per la mia franchezza, ma devo essere obbiettivo. La sconcertante quantità di spacconi, incompetenti, e scuole fake di arti marziali, condotte da truffatori balordi, palloni gonfiati e ignoranti in materia, per non parlare dei gradassi gonfi di ego, più dediti a fare gli showmen e a fare soldi che altro.
E poi ancora, ci sono tamarri che fanno sport da combattimento, più dediti alla violenza, e ad altre sciocchezze.
Mi fa pensare questo, e mi ha permesso di vedere solo cose davvero brutte. Ci vuole più impegno, umiltà e studio.

Fortunatamente, ho trovato maestri competenti e in gamba, ma pochissimi, troppo pochi. Li conto in una sola mano, e non va bene.
Il resto cerca solo show ... e io non sono una star, ma un Sensei, un uomo semplice, che cerca qualità e non quantità.
Per cui, mi dissocio da tutto questo, e mi ritrovo da solo volentieri, pazienza.

Tutta via non mi demoralizzo, anche se questo può essere frustrante. Sono italiano e conosco maestri italiani veramente eccezionali.
Perderò solo più tempo, per avere il piacere di allenarmi ed imparare le altre linee tradizionali, viaggiando e cercando in Italia.
I viaggi in  Giappone però, saranno sempre la mia ancora di felicità e scoperta di qualità al top.
La mia casa è sempre stata, e sarà sempre il mio amato Giappone. E i giapponesi la mia gente.
Spero di riuscire a portare in Italia, la conoscenza della splendida cultura giapponese, e farla conoscere nel profondo agli italiani. E se posso lo farò insieme ad altri maestri italiani degni di questo nome, rari da trovare, sarò davvero felice.

Scolaro Giuseppe Simone ジュセッペ シモネ スコラロ