I Fake Ninja - Storia e Realtà

L’inconsistenza dei fake ninja

Parlare di "ninja" per questi individui equivale a trattare di un mondo che conoscono solo attraverso film, romanzi e qualche video trovato online. La loro ignoranza in materia li porta inevitabilmente a proporre una pratica che definire imbarazzante sarebbe un eufemismo. Questi "insegnanti" costringono i loro allievi a partecipare a una parodia di ciò che dovrebbero essere le arti marziali, un teatro goffo di movimenti privi di logica, radici e significato.

Quando tentano di addentrarsi in qualcosa di più tecnico, il risultato è un disastro: scopiazzano movimenti o tecniche trovate su internet, ma, senza il supporto di anni di allenamento con autentici maestri e lignaggi, ciò che ne emerge è solo caos. Non capiscono ciò che fanno né il significato profondo delle tecniche che cercano di imitare. Per chi ha esperienza, tutto questo risulta lampante; per chi non ne ha, un confronto diretto con praticanti autentici basta a evidenziare l’abisso tra realtà e finzione.

In sostanza, l’unico elemento concreto che si può attribuire a questi "ninja" trash è il vuoto assoluto: niente formazione, niente autenticità, niente valore. Sono solo un riflesso distorto, un’eco lontana di qualcosa che non hanno mai compreso né vissuto.

Purtroppo, la nostra è l’unica scuola a Catania dove si pratica davvero l'arte del ninpō, il retaggio degli Shinobi. In Sicilia, insieme alla Bujinkan, siamo i principali e ufficiali rappresentanti delle pratiche "ninja". Siamo pochi, ma ci siamo.

In Italia esistono molti fake ninja, e in Sicilia, specialmente a Catania, ci sono alcune organizzazioni locali con rappresentanti che chiunque con un minimo di esperienza nelle arti marziali riconoscerebbe come invasati ciarlatani. Tuttavia, per chi non è esperto in materia, non è sempre facile distinguere un vero praticante da un fake. Il "ninjutsu" ha purtroppo una fama distorta, spesso rappresentata in modo ridicolo, con troppe fantasie e troppi stereotipi che contribuiscono a confondere le persone. In questo contesto di ignoranza, i fake trovano terreno fertile.

Questi "fake ninja" autoproclamati non hanno alcun legame diretto e ufficiale con il Giappone o con maestri giapponesi.
Non sono mai usciti dall'Italia, né tantomeno dalla Sicilia, per studiare con maestri che appartengono a una linea diretta con il Giappone. Questi siciliani "ninja" conoscono solo il sushi "all you can eat" roba cinese tra l'altro (lol), non hanno alcuna esperienza diretta con le vere tradizioni. Sono praticanti amatoriali, mai stati veri allievi e, se lo sono stati, lo sono stati per poco tempo e senza una reale formazione. Nascono come "maestri" autoproclamati, che riescono a farsi riconoscere dalle enti sportive locali pagando per ottenere un titolo.
Le federazioni, pur di avere tesserati, non esitano a rilasciare titoli anche ai più improbabili. Così, questi showmen, bravi a chiacchierare e a raccontare frottole, raccolgono iscritti che non sanno cosa stiano facendo.

Le loro "conoscenze", se così le possiamo chiamare, si basano su libri comuni, film o materiale preso a caso da internet. Essendo completamente ignoranti in materia, fanno fare ai loro studenti pratiche ridicole come correre sui muri, fare giochi da setta o mascherarsi con il passamontagna, come se fossero protagonisti di un film. Uno dei fake ninja più noti a Catania, addirittura, dice che i ninja erano una specie di mafia. È veramente triste vedere quanta ignoranza ci sia dietro queste pratiche e quanto danno facciano ai malcapitati che ci cascano.

Mi è capitato di vedere questi personaggi trasformarsi in maestri in pochissimo tempo, cercando solo di monopolizzare il territorio come una metastasi immorale. Alcuni hanno un potenziale, ma purtroppo si sono ritrovati in questa situazione, gettando tempo e denaro in attività inutili. Potrei provare a provare pietà per loro, ma alla fine ognuno ha il maestro che si merita. Nulla impedisce a queste persone di fare ricerca, di osservare la differenza tra le loro "pagliacciate" e ciò che si fa in Giappone, di cercare prove per le idiozie che vengono loro propinate dai loro "maestri". Se non lo fanno, significa che non andranno mai oltre quello che si sono meritati.

Se non studi un'arte giapponese con i giapponesi o con chi ha una connessione autentica con il Giappone, non hai nulla da insegnare. Non vali nulla. Sei zero assoluto.

Esprimerò ora un'opinione personale, con un approccio civico e informativo. Ciò che dirò potrebbe essere interpretato come un attacco diretto e personale da parte di alcuni, che si sentiranno chiamati in causa. Tuttavia, sarebbe un fraintendimento. Non ho tempo da perdere a intraprendere guerre inutili contro il niente e il nulla, qualcosa che considero privo di valore. Chi si sente offeso, farebbe bene a non reagire con rabbia, ma a riflettere su ciò che sta facendo, a sé stesso e agli altri.

La mia condanna riguarda esclusivamente un comportamento che, a mio avviso, è moralmente scorretto nei confronti di chi si impegna seriamente, sacrificando tempo, denaro e fatica, viaggiando, studiando e lavorando con dedizione.

Non farò nomi specifici, non per rispetto, poiché non rispetto questi individui, ma semplicemente perché non intendo perdere tempo in discussioni inutili con organizzazioni o persone che considero immorali e di infimo livello. In questo articolo, mi limiterò a chiarire alcuni punti storici, e userò il termine "fake" in modo generico per riferirmi a chi si associa a lignaggi che oggi sono ufficialmente inesistenti, perché scomparsi senza una legittima eredità.

In Giappone, i lignaggi di Iga e Kōka erano pochissimi, non migliaia. Dopo la distruzione dei loro territori da parte di Oda Nobunaga, il numero di questi lignaggi è sceso drasticamente, con circa il 90% andato distrutto. Dei pochi che sono sopravvissuti, solo la metà oggi è riconosciuta e visibile, celata in scuole riservate o in trasmissioni chiuse. Dunque da dove vengono tutti questi "ninja" occidentali che aprono scuole, dichiarandosi discendenti di clan o portatori di lignaggi che si spacciano come autentici?

Studiando la storia, non ricordo alcun esodo di guerrieri ninja o samurai giapponesi verso l'Europa o gli Stati Uniti. Eppure, oggi, ci sono più "lignaggi ninja scomparsi" in Occidente che in Giappone stesso. Non è ridicolo? Non è surreale? Certo che lo è.

Ma intanto, oggi, in Occidente, molti personaggi pittoreschi che in Giappone non sono nemmeno conosciuti si proclamano discendenti di clan ninja o portatori dei loro lignaggi, senza aver mai messo piede in Giappone, senza aver mai studiato con maestri giapponesi. Questo è il problema dei "fake" e dei maestri non autentici: la loro inadeguatezza, la loro immagine gonfiata, la loro immoralità. Sono il risultato di chi non è mai stato un vero allievo. Se non sei mai stato allievo, non sarai mai un vero maestro di qualità. Mai.

Se volete praticare una disciplina tradizionale giapponese, non fidatevi di chi non ha studiato in Giappone o di chi non si allena con chi ha studiato direttamente con i giapponesi.

In questo articolo elenco le uniche vere ed autentiche scuole legate al "ninjustu" nel mondo! Il resto è solo fake.

 

https://www.ninjutsukojiki.com/post/19

Mi rendo conto che quanto sto per dire potrebbe essere frainteso da alcuni come un attacco diretto. Tuttavia, voglio chiarire che il mio intento non è quello di scatenare conflitti o polemiche personali, ma semplicemente di esprimere una riflessione, motivata da un profondo rispetto per la disciplina che pratico e insegno.

Io non mi preoccupo di cosa facciano i cosiddetti "fake". Ogni individuo è libero di seguire la propria strada e insegnare ciò che desidera. Non è una gara di popolarità per me, né una competizione. Non c’è concorrenza da cui io debba difendermi.

Ma quello che mi spinge a parlare è il mio legame profondo con la cultura giapponese. Sono cresciuto con un giapponese, frequento il Giappone regolarmente, e la sua cultura è diventata una parte fondamentale della mia vita. L’amore che nutro per il Giappone e per le sue tradizioni è sincero e profondo, e sono orgoglioso di rappresentarle nel mio quotidiano.

Da oltre venticinque anni mi alleno e studio con dedizione, cercando di imparare sempre, di rimanere allievo, perché solo così posso essere un buon maestro. Ho viaggiato, sacrificato tempo e risorse per continuare a imparare e affinare la mia pratica. Il mio obiettivo non è solo quello di trasmettere una disciplina, ma di diffondere una cultura, un retaggio che ha un valore inestimabile.

Vivo per la cultura giapponese. E quando vedo che questa cultura viene distorta, ridicolizzata o manchiamo di rispetto alle sue radici, inevitabilmente mi sento ferito e irritato. Ecco perché questo articolo nasce da un profondo sentimento di difesa di qualcosa che è mio, ma che considero anche di valore universale.

Quello che voglio dire è che l'autenticità è fondamentale. Non importa chi tu sia o quanti anni hai: se non hai studiato con i giapponesi o se non sei stato formato attraverso un legame diretto con la cultura e le tradizioni, non puoi dire di rappresentare qualcosa che non conosci veramente. Questo non è un attacco, ma un invito a riflettere sulla serietà e sull'impegno che una disciplina come il ninpō richiede. La verità e le prove sono sempre la base di ciò che facciamo, e non dovrebbero mai essere trattate come qualcosa di accessorio o secondario.

Quindi, a chi si riconosce in queste parole, invito a porsi delle domande e, soprattutto, ad avere il coraggio di cercare la verità, a partire dal Giappone stesso, per poter comprendere davvero cosa significa essere un maestro. Io non sono nessuno di particolare, non sono un professore universitario giapponese. Non sto cercando di insegnare a chi già sa. Tuttavia, se c’è una cosa che posso dire con certezza, è che senza le prove concrete, senza un legame autentico con la tradizione, il titolo di "maestro" non ha valore.

Se qualcuno si sente chiamato in causa, ricordo che la vera forza non sta nel voler avere ragione a tutti i costi, ma nel sapersi confrontare con umiltà. La cultura e la disciplina che portiamo avanti meritano rispetto, e il rispetto si guadagna con la verità, non con le chiacchiere.

In questo articolo importante, parlo dei fake maestri in generale e come riconoscerli:

https://www.ninjutsukojiki.com/post/23

Fino a quasi trent'anni fa, in Occidente, il "ninjutsu" era pressoché sconosciuto. Va detto che, tecnicamente, il ninjutsu non è una disciplina, ma un insieme di tecniche; la vera disciplina si chiama ninpō. Tuttavia, per ragioni di comprensione e adattamento al pubblico occidentale, il termine "ninjutsu" è stato utilizzato per descrivere l'intero sistema, ed è con questa definizione che ormai lo conosciamo.

Masaaki Hatsumi è stato il fondatore della prima federazione internazionale legata alle arti ninja, la Bujinkan, che ha ufficialmente esposto al mondo queste tradizioni nel 1970. Paradossalmente, nonostante il suo impegno, la diffusione di questa arte non ha avuto lo stesso impatto in Giappone quanto in Occidente, soprattutto negli Stati Uniti e in Medio Oriente. Hatsumi ha cominciato a viaggiare, organizzando numerosi taikai (incontri e stage di arti marziali) in tutto il mondo, e per il suo impegno nell'esporre la cultura giapponese ha ricevuto la medaglia al valore dall'imperatore del Giappone.

Con il passare degli anni, molti dōjō Bujinkan sono stati aperti in diverse parti del mondo e sono iniziati i primi seminari con Masaaki Hatsumi e i suoi allievi più esperti. Poi, con l'avvento delle videocassette, sono stati pubblicati corsi e tutorial per maestri all'estero. E, infine, con l'arrivo di YouTube agli inizi degli anni 2000, ogni video di Masaaki Hatsumi è stato reso accessibile a chiunque, creando un'opportunità senza precedenti, ma anche attirando l'attenzione di truffatori.

Nel giro di pochi anni, decine di "maestri ninja" sono emersi, vantando lignaggi dubbiosi e non collegati alla Bujinkan o ad altri lignaggi autentici. Inizialmente, la scarsa conoscenza sulla storia degli shinobi e delle loro tradizioni ha permesso ai truffatori di prosperare, sfruttando l'ignoranza diffusa e l'isolamento storico di questi lignaggi. Approfittando di piattaforme come YouTube, i "fake ninja" hanno iniziato a diffondere le loro versioni della storia, costruendo una narrazione tutta loro.

La loro principale caratteristica è l'incoerenza: la disciplina di questi "maestri" cambiava frequentemente, adattandosi alle scoperte e ai nuovi aggiornamenti che venivano acquisiti con il tempo, in un continuo tentativo di apparire più credibili agli occhi degli ignoranti.

Così, la Bujinkan, pur essendo una realtà importante, ha finito per dare il via alla proliferazione dei "fake ninja". Tuttavia, negli ultimi dieci anni, c’è stata una reazione da parte di alcuni rappresentanti autentici di antichi lignaggi shinobi. Alcuni di questi, rimasti in disparte per anni, hanno deciso di farsi conoscere, rompendo il monopolio che la Bujinkan aveva esercitato per decenni, dichiarando di essere l'unica vera organizzazione legittima in grado di trasmettere le tradizioni shinobi. Una visione che, personalmente, mi ha sempre infastidito, perché non corrisponde alla realtà storica. Questi lignaggi, un tempo segreti, hanno finalmente fatto sentire la loro voce: "Fermatevi, c'è anche altro". Grandi nomi come Jinichi Kawakami e il Clan Musashi hanno cominciato a emergere, portando alla luce un'ulteriore parte della tradizione ninja che molti avevano dimenticato o ignorato.

È importante sottolineare un concetto fondamentale: "il ninjutsu" in realtà non esiste come disciplina. Quello che spesso viene definito così sono in realtà delle tecniche, e il termine corretto per riferirsi alla tradizione degli shinobi il ninpō (i principi e la legge degli shinobi), mentre il ninjutsu rappresenta le tecniche e le pratiche utilizzate. Non esiste quindi una disciplina chiamata "ninjutsu" in realtà, ma piuttosto un insieme di pratiche, che, pur avendo origine nelle montagne di Iga, venivano anche conosciute e praticate dai samurai, poiché ninpō e ninjutsu sono concetti che si riferiscono a principi comuni che attraversano varie categorie di guerrieri in Giappone.

Quando si parla di figure storiche "ninja" usate spesso dai fake, spesso si fa riferimento a personaggi come Ishikawa Goemon, Seiko Fujita e Fūma Kotarō. Tuttavia, la realtà storica racconta che dopo la fine dell'era ninja, con la distruzione delle terre di Iga e Kōga ad opera del famoso Daimyō Oda Nobunaga, molti degli "shinobi" sopravvissuti si sono persi nel crimine e nel brigantaggio, vagabondando per il Giappone come mercenari fino ad essere catturati e giustiziati. Altri hanno servito famiglie di Daimyō, mentre pochissimi sono riusciti a sopravvivere nell'ombra, scomparendo nel nulla, senza lasciare tracce concrete di una tradizione trasmessa nel tempo.

Personaggi come Ishikawa Goemon, Seiko Fujita e Fūma Kotarō (che appartiene alle categorie dei "mercenari reietti"), sono diventati facilmente il fulcro della nascita di scuole fake, creando un'idea di "retaggio ninja" che è stata trasmessa attraverso il tempo. Tuttavia, se si conosce davvero la storia, si sa bene che questi personaggi non hanno lasciato alcun lignaggio o eredità diretta, né una scuola o una ryū che possa essere considerata ufficialmente viva o trasmessa fino ai giorni nostri. Le loro ryū sono estinte, e ciò che rimane sono solo frammenti di storie tratte da manoscritti romanzati. Tranne nel caso di Seiko Fujita, il quale lascito appartiene alle forze militari giapponesi.

In Giappone, queste storie sono rispettate come parte della leggenda, ma va notato che molte di queste narrazioni sono utilizzate dai performer "ninja" per intrattenere i turisti e gli appassionati, offrendo uno spettacolo che, pur basandosi su elementi storici, è arricchito da una buona dose di fantasia. Queste storie servono per intrattenere, ma non sono una prova storica di un retaggio autentico e continuo.

Seiko Fujita

Seiko Fujita nacque a Tokyo e studiò la Kōga-ryū Wada-ha (Ninjutsu) sotto la guida del nonno, Fujita Shintazaemon, 13° Sōke del ramo Wada di Kōga-ryū Ninjutsu. La sua formazione accademica avvenne presso le università di Waseda e Meiji. Inizialmente intraprese una carriera in una società giornalistica, ma continuò ad ampliare la sua conoscenza delle arti marziali, diventando anche un autore, ricercatore e collezionista di antichi rotoli. Tuttavia, non mancano opinioni contrastanti riguardo alla sua figura, con alcuni che lo considerano più un ricercatore di tradizioni che un vero "ninja".

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Fujita insegnò la Kōga-ryū Ninjutsu all'Accademia Militare di Nakano (Rikugun Nakano Gakkō). In seguito, lavorò come specialista della sicurezza per il governo e, negli anni successivi, ebbe una grande influenza nell'insegnamento di molte arti tradizionali giapponesi. Tra i suoi allievi più noti si annoverano Motokatsu Inoue, Mabuni Kenwa, Fujitani Masatoshi, l'attore Tomisaburo Wakayama e Manzo Iwata, che divenne erede di alcuni dei suoi stili. Tuttavia, Fujita non ha lasciato un erede diretto per la Kōga-ryū Wada-ha.

Fujita pubblicò il Zukai Torinawajutsu, che documenta centinaia di tecniche di Hojōjutsu provenienti da diverse scuole. Inoltre, scrisse numerosi altri testi sul ninjutsu e sulle arti marziali. Morì di cirrosi epatica all'età di circa 68 anni e si pensa che soffrisse anche di angioedema ereditario, una condizione che potrebbe aver precluso la pratica di alcune arti marziali, sebbene Fujita sembra aver trovato il modo di gestirne i sintomi.

La sua vasta collezione, la Fujita Seiko Bunko, è conservata al Museo Iga-Ueno, nel Castello di Odawara. Tuttavia, secondo le fonti storiche, Fujita non ha lasciato un vero e proprio retaggio. Pertanto, chiunque, lontano dal Giappone, affermi di possedere il suo lignaggio o di avere ereditato la sua tradizione, merita delle domande approfondite. Se non sa fornire risposte chiare e precise, è lecito sospettare della legittimità della sua affermazione.

Ishikawa Goemon

Ishikawa Goemon è una figura storica di grande rilievo, le cui imprese sono diventate leggendarie. Nato a Iga il 24 agosto 1558, inizialmente servì come genin sotto il comando di Momochi Sandayū, ma successivamente si diede al brigantaggio, diventando un "Robin Hood" giapponese: rubava ai ricchi per dare ai poveri. Da shinobi, Goemon divenne un Nukenin (un ninja rinnegato, ovvero un ninja senza padrone, simile al rōnin per i samurai).

Come accade spesso con le figure degli shinobi, poco si sa della vita di Ishikawa Goemon, ma la sua fama è tale che è diventato un simbolo del folklore giapponese. Una delle storie più celebri narra che Goemon fosse innamorato dell'amante di Momochi e dovette fuggire per evitare l'ira del suo maestro. In quel racconto, Goemon rubò la spada preferita di Momochi prima di fuggire.

Nel proseguire della sua vita, Goemon divenne capo di un gruppo di banditi nel Kansai, continuando a derubare signori feudali, ecclesiastici e mercanti, distribuendo la ricchezza tra i contadini oppressi. Tuttavia, quando Goemon rubò dei Daimyō alleati di Toyotomi Hideyoshi, quest'ultimo ordinò la sua cattura. Per assicurarsi di trovarlo, Hideyoshi prese in ostaggio il figlio di Goemon, Gobei.

Goemon non riuscì a recuperare il figlio, e venne catturato. Il 24 agosto 1594, a Kyoto, Toyotomi Hideyoshi ordinò la sua esecuzione tramite bollitura viva, ma Goemon, con le ultime forze, riuscì a sollevare il figlio sopra l'olio bollente, salvandolo. Sebbene Hideyoshi, impietosito, decise di risparmiare la vita del bambino, Goemon morì subito dopo, con il cuore gonfio di amore per il figlio.

Poiché Goemon fu giustiziato senza lasciare alcun retaggio o discendenza diretta, e non esistono prove storiche di scuole o lignaggi che possano vantare una sua tradizione, la sua eredità è andata perduta. In alcuni paesi, come gli Stati Uniti e la Thailandia, alcuni individui affermano di possedere il suo lignaggio, ma storicamente è accertato che non esiste alcuna scuola che tramandi la sua arte, rendendo queste affermazioni piuttosto bizzarre. In Europa, per quanto ne so, queste pretese non sono diffuse. Tuttavia, la figura di Ishikawa Goemon rimane un'importante icona nella storia e nel folklore giapponese, ma il suo lignaggio è ormai scomparso.

 

Fūma Kotarō e la Fūma-ryū: Miti, Leggende e Realtà Storica

Fūma Kotarō è una figura avvolta nel mistero. Sebbene il suo nome riecheggi in numerosi racconti, romanzi e persino anime, le fonti storiche affidabili sono parecchio scarse. Le storie che circondano Fūma, il suo presunto clan ninja, e la sua "scuola" Fūma-ryū, sono state distorte e amplificate fino a diventare un intricato mosaico di leggende e favole, creando un'immagine ben lontana dalla realtà storica. Sebbene sia plausibile che Fūma sia esistito, quello che resta di lui è un frammento nebuloso e confuso della storia giapponese, travolto da narrazioni romanzate e interpretazioni moderne.

Una delle verità indiscutibili è che Fūma Kotarō e il suo gruppo non hanno mai lasciato una traccia concreta della loro esistenza, né un lignaggio da tramandare. I membri del suo clan erano briganti, mercenari, non guerrieri onorevoli o shinobi, e la loro funzione principale era quella di compiere atti criminali per il miglior offerente. Parlando di Fūma-ryū, non si può parlare di una vera "scuola ninja" , poiché, come confermano gli studi storici, i Fūma erano, più che altro, balordi piuttosto che ninja in senso tradizionale, e come tali non possedevano documentazione scritta o pratiche ufficiali da tramandare in quanto analfabeti.

Esiste una figura associata a questi sōke e alla trasmissione Fūma. Si chiama Harunaka Hoshino, un personaggio smentito storicamente più e più volte dagli esperti storici. Che tra gli anni 70 e 80 ha lanciato dei video spacciandosi per "ninja" per guadagnarsi da vivere. Tra l'altro dalla cattivissima fama in Giappone, auto profetizzatosi discendente e rappresentate della Fūma-ryū senza alcuna prova. Infatti è il fake ninja per eccellenza a detta degli esperti. Da tempo in Giappone è stata confutata tutta la storia di costui dalla falsità e invalidità del suo sistema di arti marziali, alla falsità delle sue organizzazioni dichiarandolo in toto e ufficialmente "il top fake ninja" non sono parole mie sia chiaro. Sono note tra l'altro anche alcune azioni illegali da parte di costui, come il furto e la truffa ma non entro in merito perchè sono voci giunte a me dai miei colleghi giapponesi e non voglio prendere merito a dichiarazioni di questo genere. Cosa certa che so è che sia un collezionista di armi e basta, niente di vero o tradizionalmente riguarda questo personaggio.

La leggenda del Fūma-ryū come una vera scuola di ninjutsu appare, dunque, infondata. Non esistono prove che i Fūma abbiano mai avuto un'organizzazione formalmente strutturata come una scuola di arti marziali o una tradizione codificata. Ciò che sappiamo è che erano una sorta di milizia o gruppo di mercenari al soldo di signori locali, tra cui la famiglia Hōjō, coinvolti in conflitti e scontri militari. A differenza di altre scuole ninja storiche, come la Iga-ryū o la Kōga-ryū, i Fūma non sembrano aver avuto una struttura gerarchica consolidata né una scuola da cui tramandare un "sistema" di tecniche di combattimento.

Le storie su Fūma Kotarō sono intrise di confusione, una mescolanza di leggende, favole romanzate e racconti spesso privi di fondamento. Non esistono prove concrete che possano confermare con certezza le sue imprese, ma solo ipotesi, teorie e interpretazioni, più spesso frutto di folklore che di documentazione storica affidabile. È plausibile che Fūma Kotarō sia davvero esistito, ma le sue azioni, quelle veramente rilevanti, restano avvolte nel mistero. Una certezza, tuttavia, emerge, ed è che dopo più di 460 anni dalla sua morte: la sua eredità e il suo lignaggio sono estinti da tempo. Le storie sulla sua discendenza sono apparse lontano dai confini giapponesi, ma non esistono prove a sostegno, solo racconti frammentari che si moltiplicano in modo confusionario, senza alcuna validità storica.
Di fatto, non esiste alcuna discendenza autentica che possa essere attribuita a Fūma Kotarō e, in modo altrettanto indiscutibile, la presunta scuola Fūma-ryū non ha mai avuto alcuna esistenza concreta. Tutto ciò che resta sono favole riportate in libri di fantasy o fumetti realizzati da appassionati e fanatici dell'immaginario ninja. Oppure dalla trash fiction House of Ninjas.

Fūma Kotarō fu un mercenario attivo alla fine del Periodo Sengoku. Proveniva da una famiglia lontana dalle zone tradizionali degli shinobi, e le sue tecniche erano un surrogato delle arti originali dei veri clan ninja. Il clan Fūma, ridotto e composto in gran parte da mercenari di basso livello, si distinse per l’uso delle tecniche ninja in modo spesso immorale e privo di scrupoli. Si trattava di mercenari, disposti a vendersi al miglior offerente.

Ancora oggi, le fonti storiche non sono in grado di fornire una visione chiara delle reali attività di Fūma Kotarō e del suo clan al servizio degli Hōjō. È vero che ci sono alcune testimonianze che parlano di gruppi di "ninja" al servizio del clan Hōjō di Odawara, ma non c'è certezza che questi siano stati effettivamente i Fūma. La confusione deriva principalmente dalla varietà di termini usati per riferirsi a tali gruppi nei documenti storici. Ad esempio, nei manoscritti si parla spesso di "Rappa", un termine che indicava i mercenari o servi shinobi al servizio degli Odawara, ma non è stato possibile determinare se questi fossero effettivamente membri del clan Fūma o semplicemente rōnin.

Qualunque sia stata la verità storica, in tutte le storie, leggende e romanzi, Fūma Kotarō e il suo gruppo di balordi sono morti condannati per i loro atti criminali o si sono semplicemente dispersi nel tempo. La loro fine, la condanna a morte, resta uno degli unici fatti certi nella loro storia, niente scritti, niente documenti, confermando che la loro esistenza, come quella di tanti altri protagonisti della leggenda, si è conclusa in modo definitivo.

Cenni storici di titolo accademico e dunque di fatto attendibili, asseriscono che i mercenari fūma essendo di basso rango sociale sono stati senza dubbio degli analfabeti, poiché al tempo in cui hanno vissuto saper leggere e scrivere era un privilegio per pochi e riservato per lo più ai nobili e ai samurai. Pirati e briganti specialmente erano analfabeti in toto e non erano dunque in grado di trasmettere lignaggi in codice su pergamena. Questa è una delle tante prove che costoro non hanno mai potuto creare rotoli che riportassero il retaggio di Fūma Kotarō e della cosiddetta scuola Fūma-ryū ormai estinta definitivamente. Sempre se è mai esistita.

Alcuni dei farneticamenti dei fake occidentali che si associano ai fūma, asserisce che essendo "pirati" i fūma abbiano viaggiato per mare portando il loro lignaggio oltre oceano. Grassse risate per tali idiozie.
Ridicolo ovviamente. Il Giappone solo all'alba del Periodo Edo, nei primi del 1600 costruì navi in grado di viaggiare per il mondo grazie a William Adams. Prima di allora solo Olandesi e Portoghesi viaggiavano per mare tra Europa e Giappone e nessuna delle loro navi è mai stata presa da "pirati". Sono fatti storici indiscussi. Nella traduzione giapponese dei reperti storici, la parola "pirati" tra l'altro, non era per forza abbottonata a uomini di mare (cosa che ovviamente essendo ignoranti asseriscono i fake basandosi alla contesto letterale).
Nel caso dello studio della parola "pirata" giapponese, essa è utilizzata nei cenni storici, ma si parla di "pirati delle montagne" non di mare.
I "pirati" in questo caso erano intesi anche come briganti di terra.

Ma mettiamo per assurdo che fosse vero, che erano pirati di mare. In tempi di pace dominata dai Tokugawa che hanno tenuto sotto stretto controllo dittatoriale ogni movimento marittimo che passava dal mondo al Giappone per quasi trecento anni. Come e quando? Un misero gruppo come i fūma (tra l'altro andato distrutto parecchi, ma parecchi anni prima) composto non da un esercito ma da un pugno di balordi, è risorto dal nulla secoli dopo ed è uscito dal Giappone indisturbato prendendo una nave? Ridicolmente impossibile.
E come mai una cosa così eclatante come queste se mai fosse davvero accadutas non risulta nei libri di storia e non si è mai saputo niente di niente per secoli, mentre oggi solo in occidente guarda caso, si sa tutto sui Fūma-ryū? Più di quanto ne sanno in Giappone.
Sono palesemente storie senza capo ne coda. Perchè non esiste alcun retaggio Fūma-ryū oggi e tali storielle sono solo fantasie fanatiche.

Sono morti all'incirca più di 460 anni fa è davvero improbabile che tale lignaggio sia sopravvissuto indisturbato senza essere stato notato o dichiarato. E guarda caso in Giappone dove ha origine nessuno dichiara la sua esistenza e presenza o addirittura la sua realtà.
Mentre in occidente ci sono addirittura i sōke, ovviamente nascosti dietro siti e pagine social dall'aspetto grottesco, trash e dai contenuti di dubbio gusto o infima qualità tipici degli squallidi bot bot, senza nessuna validità e serietà.

Difatti, se fate una ricerca su Fūma Kotarō e scrivete su internet e altre parole inerenti a Fūma-ryū non troverete niente di storicamente attendibile o di giappnese, ma solo i siti di questi occidentali e vari forum che criticano e contestano queste organizzazioni che rappresentano tali storielle da mercatino.  E questo erano i fūma solo dei balordi criminali di terra il mare non l'hanno mai visto e in occidente niente di questi balordi è mai giunto. Eppure, nonostante l'evidenza storica che dimostra l'inesistenza di una vera scuola ninja come Fūma-ryū, in occidente emergono frotte di auto-proclamatisi discendenti e praticanti di questa fantomatica tradizione fiabesca.

E andando ancora avanti esistono altri elementi legati alla Fūma-ryū chiamati ... inizia con "Dokuro" .... che hanno per sōke una kunoichi e come immagine rappresentativa usano impropriamente e aggiungo ridicolmente una foto in costume di scena in versione kunoichi dall'attrice Akemi Tsukushi (alcuni usano anche quella dall'attrice Yoko Namikawa), palesemente non hanno idea di cosa stanno facendo. Roba da matti oltre ad essere imbarazzante questo è estremamente ignorante oltre che offensivo nei confronti dell'intelligenza di chi è loro allievo, ma intanto allievi ne hanno quindi l'intelligenza in questione è totalmente assente. A ciascuno il maestro che merita.

Questi matti usano loghi con teschi e altra roba cringe e trash, grafiche tipiche dei fake invasati. Si tratta di personaggi che osservati bene fanno davvero paura per la loro esaltazione esagerata. Sono esplicitamente degli invasati da setta senza rispetto per la storia e la cultura giapponese, che fanno patti di sangue con gli occhi spiritati colmi di pazzia, si conciano in modo storicamente inappropriato e si comportano come i classici individui che potrebbero benissimo fare danni senza alcun motivo solo per il loro fanatismo.

Se li cercate su instagram; potrete notare la veridicità delle mie parole, non hanno vergogna a pubblicare foto di patti di sangue esplicitamente come se nulla fosse, gente così invasata potrebbe benissimo fare del male a qualcuno che ad un certo punto vuole abbandonarli perché si trova male o ha una epifania di lucidità mentale nel rendersi conto che si trova in una gabbia di matti bugiardi. Insomma roba da non credere, sono senza parole quando osservo certe buffonate di bassissimo livello. State attenti a dove andate e se vi ritrovate in luoghi dove avvengono queste schifezze ignoranti fatevi due conti.

In conclusione l'unica cosa che resta di Fūma Kotarō e il suo clan sono solo leggende fantasy alla rinfusa e il nulla totale sia chiaro.

No, non è un accanimento ripeto è realtà e senso civico verso chi non sa queste cose e può essere preso in giro da personaggi invasati, esaltati e fuori luogo che come bambini fanatici che non sanno cosa fanno giocano ai ninja mascherati con i passa montagna facendo rituali stupidi, andando in giro come deficienti offendendo la memoria storica di personaggi del Giappone feudale.

Io non mi permetterei mai di appropriarmi del lignaggio di altri o peggio del nome di personaggi storici importanti, che siano stati criminali o meno, solo per farmi un nome e ottenere fama. È una cosa a dir poco disgustosa, di basso livello e priva di dignità, rispetto e onestà.

Le scuole associate a Fūma Kotarō, addirittura, molto ridicolmente, definiscono il loro "Hombu Dōjō", il Museo Ninja sito nel castello di Odawara in Giappone. Ciò è parecchio imbarazzante, (ora spiego perchè).
Il castello di Odawara è conosciuto come luogo associato simbolicamente ai "ninja", e attira molti turisti.
Questo perchè in una sola occasione, quando Toyotomi Hideyoshi invase il castello, gli Hōjō feceso uso di un gruppo di mercenari in supporto che si vocifera fossero probabilmente shinobi. Toyotomi Hideyoshi comunque vinse e li distrusse tutti compreso il clan Hōjō.
Non essendoci ufficialmente nessuna eredità Fūma-ryū, non esiste nessun sōke in Giappone che si è presentato ufficialmente come tale, a reclamare e sostenere il lignaggio. L'unico "sōke" che si è proclamato possessore di questo lignaggio inesistente, è un fake ovviamente, infatti vive in occidente, in Giappone non mette piede.

Nei pressi del castello, si c'è un "Dōjō", e alcune aree di studio e addestramento, che fanno parte del Museo Ninja del posto, dove alcuni praticanti di arti marziali amatoriali, "non veri ninja" come Hiroshi Jinkawa "Sensei", un esperto studioso, (non uno shinobi, o erede di fantomatici clan), ma esperto studioso e praticante, per lavoro, fa fare "l'esperienza ninja" ai turisti, facendoli vestire da shinobi per gioco, istruendoli sulla storia, spiegando cose interessanti, e facendogli fare un "allenamento" simbolico.
Ovviamente si tratta di esperti, ed è una esperienza che consiglio vivamente se vi capita di andarci. Io ci sono stato, posso assicurarvi con certezza, che ne vale la pena. Parecchio interessante ed istruttivo.

In Giappone, i giapponesi che ci lavorano e non, quando ho chiesto delucidazioni sulla Fūma-ryū, mi hanno tutti detto per filo e per segno, tutto quello che ho appena scritto nelle ultime pagine.
Con parecchia superficialità sull'argomento, quasi fosse la storia di un fumetto.
Infatti, a detta loro; "le storie che usano gli occidentali sulla Fūma-ryū sono più consone a dei fanatici o ad un anime, che ad una scuola seria", (parole loro non mie).

I fake legati alla Fūma-ryū, oltre le sciocchezze che dicono, fanno anche altro.
Usano impropriamente ed irrispettosamente, questo Mon:

L'emblema del clan Hōjō, una famiglia secolare, storicamente importante, con la quale Fūma-ryū non ha assolutamente niente a che fare.
E adesso spiego perchè si collegano al castello di Odawara e al clan Hōjō.
Questi fūma mercenari, nel tardo Periodo Sengoku (si crede) che finirono al servizio del clan Hōjō di Odawara, e vennero assunti appunto, come mercenari. Nel 1590 Toyotomi Hideyoshi assediò il castello di Odawara, che alla fine cadde e il clan Hōjō fu costretto ad arrendersi e diventare suo vassallo e di questo gruppo di servi di cui il clan Hōjō si era servito, non si seppe più nulla.
Dunque, solo al tramonto del clan Hōjō quest'ultimo si servì di un gruppo di mercenari, e furono assoldati per un unica azione.
Ciò non fa dei fūma dunque, membri del loro clan. Ma nella maniera più assoluta. E non è vero che erano "i ninja del clan Hōjō".
Ridicolo. Una volta compiuto ciò per cui furono stati assoldati, e pagati, la storia finì li, definitivamente.
Storicamente è chiaro ed appurato tutto questo.

Jinichi Kawakami, in uno dei suoi video su Nindo Channel, parla del castello di Odawara, e della (Leggenda) senza certezze, del clan fūma.
Asserendo ciò che dicono gli storici esperti. Ovvero che si, nei testi storici vi sono narrazioni che parlano di shinobi assoldati dalla famiglia Hōjō, chiamati Rappa nei testi trovati, e che qualche riferimento dice anche fūma. Ma non si hanno informazioni certe su di loro.
Nessuna, poiché le informazioni non sono tratte da documenti storici ma da racconti/libri/romanzi (storici) è ben differente.
I documenti storici invece parlano solo di Rappa, e siccome i Fūma appartenevano a questa categoria, si suppone che probabilmente potesse trattarsi di loro. Se i fake legati a  Fūma-ryū hanno prove contrarie da mostrare al Giappone perchè non lo fanno? Perchè non pongono fine alle affermazioni degli storici difendendosi una volta per tutte, cessando gli insulti verso i loro confronti?
Il perchè è chiaro, non hanno prove, non hanno un bel niente di niente.

Queste foto le ho scattate in uno dei miei viaggi in Giappone, mi trovavo a Kamakura nei pressi del Tempio Kencho-ji durante alcune ricerche sul clan Hōjō. Chi come me studia con gli storici e va in Giappone a studiare e a praticare, conosce a fondo la realtà di certe cose.
Le loro congetture e ideologie campate per aria per sostenere la loro grottesca causa priva di fondamenta sono solo un invasato, fantasioso, guazzabuglio di ridicole baggianate.

Fūma-ryū non ha né un simbolo né un mon, ed è storicamente provato.
Dunque l'uso del mon del clan Hōjō è ignorante, fuori luogo e irrispettoso.
Ma essendo totalmente privi di cultura ed incompetenti, i fake offendono una cultura e una famiglia storica senza sapere cosa fanno come idei poveri bambini ignari.

Bisogna conoscere la storia e non da Wikipedia ma da libri accademici e interagendo con storici giapponesi, c'è poco da fare.

Bisogna studiare sul campo e con le persone giuste, laureati ed esperti in storia del periodo feudale giapponese.
È l'unico modo per non farsi abbindolare e prendere in giro, perchè si tratta della storia di un luogo molto lontano, sconosciuto agli italiani, che a stento conoscono la loro di storia. Si tratta di un mondo misterioso che in occidente può essere frainteso con fischi per fiaschi o addirittura stravolto per scopi di dubbia moralità come in questo caso.

Purtroppo esistono centinaia di migliaia di finti maestri al mondo, non solo col "ninjutsu".
Scuole enormi, più piccole o emergenti, che sfruttano l'ignoranza della gente.
Governate da Invasati da setta, fanatici senza morale e competenza che giocano credendosi stregoni e guerrieri.

Come fanno in altri blog maestri e studiosi veri, ho voluto esprimere con questo articolo l'astio ripugnante riguardo questa parentesi, e informare onestamente il pubblico di questa realtà esprimendo una personale opinione doverosa e coscienziosa a riguardo, semplicemente per moralità e rispetto nei confronti di chi studia e lavora davvero e di chi ha studiato per anni e si è fatto il mazzo per arrivare dov'è.

Il "ninja" ha sempre affascinato la cultura popolare, ed è sempre stato una bella fantasia per chi pratica arti marziali.
E negli ultimi vent'anni circa sono saltati fuori più "retaggi ninja" di quanti ne siano esistiti in realtà.
E guarda caso tutti in occidente.

Come mai questa cosa? ... direi che è già palese di suo il perchè se ci si riflette bene.

Oggi, al tempo dell'ego massimo e dell'esaltazione della mediocrità, l'uomo medio e senza talento, insegna.
E così chi è invasato e incapace ma sa parlare bene, molto bene, tende a seguire la via più facile e inventarsi le cose piuttosto che studiarle e saperle farle davvero.

Io mi auguro che si torni alla qualità di una volta e ci si impegni a studiare e a praticare seriamente con pazienza e abnegazione.
Posso tollerare le evoluzioni e gli adattamenti anche. Ma non le truffe.

Spero che chi legge e si sente tirato in causa si faccia un esame di coscienza e non si faccia venire il prurito perchè non ha senso mettersi nei guai dandosi la zappa nei piedi da solo. Non c'è competizione o concorrenza e di certo non siamo nemici.
Un nemico è qualcuno di degno con cui confrontarsi, questi sono solo miserabili insignificanti poveretti da ignorare.

La bellezza di intraprendere un percorso, godersi ogni insegnamento, ogni sconfitta, viaggiare e capire se stessi crescendo spiritualmente, non ha prezzo. Io posso solo consigliare a questi elementi di abbandonare queste idiozie e fare sul serio cominciando a studiare come si deve e veramente le discipline tradizionali in cui ripongono una mal riposta passione, trasformandola in esaltato fanatismo invasato, mettendo innocenti e se stessi in un contesto grottesco e inferiore.

Spero di ispirare con questo prolisso articolo l'opportunità di riflettere sulle proprie azioni e migliorarsi.
Poi certo, a ciascuno il suo e faccia cosa vuole. E a ciascuno il maestro che merita.

 

Scolaro Giuseppe Simone ジュセッペ シモネ スコラロ